Capitolo 18

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[Lexa POV]

Rimango in bagno più del dovuto, forse per la paura di affrontare tutto questo scompiglio che ho in testa o forse, più semplicemente, perché non riesco ad affrontare lei. I suoi occhi stupendi sembrano sempre volermi leggere dentro, il suo corpo mi toglie il fiato e la sua bocca... Dio, la sua bocca, mi fa impazzire, vorrei poter posare le mie labbra sulle sue e gustarmi il suo sapore. Ma che dico? Solo la verità, ho una voglia matta di baciare Clarke.

Il cuore comincia a dare di matto, proprio come la mia testa. Molti pensieri inappropriati mi affollano la mente. Mi guardo allo specchio maledicendo me stessa. Alla fine mi rimane solo una cosa da fare. Apro l'acqua della doccia mettendo il miscelatore sulla fredda. Ok, sono consapevole che il mio cuore non la prenderà bene, ma non ho scelta.

Mi spoglio il più velocemente possibile, scheggiando l'istante dopo sotto il getto gelato. Trattengo un urlo non appena la mia pelle si scontra con l'acqua. Sento quasi una scarica elettrica pervadermi il corpo, per lo shock termico. Mi ci vuole un po' per abituarmi, ma lentamente il mio corpo si calma.

Dopo diversi minuti il cuore e il respiro sembrano tornare normali, così chiudo l'acqua ed esco dalla doccia. Dopo essermi asciugata, mi metto una maglia larga e degli shorts che uso per dormire e, dopo essermi lavata i denti, ritorno in camera.

Clarke è già sotto le coperte. È girata di spalle, non riesco a vederla in volto, ma sembra stia già dormendo.

La curiosità di vedere il suo volto è più forte del mio buon senso. Così, cercando di non fare rumore, mi affaccio dal suo lato.

Il suo viso è rilassato, il suo respiro pesante, dorme come un angelo... sembra un angelo. È talmente bella che mi sento mancare. Mi avvicino ancora di qualche passo mettendomi inchinino. Il mio volto è ad un soffio dal suo e la tentazione di accarezzarla si fa sempre più impellente. La mia mano prende il controllo. Si avvicina senza che io possa oppormi. Prende un ciuffo ribelle e lo porta delicatamente dietro l'orecchio, sfiorando appena la sua guancia nel passaggio. Un brivido mi attraversa la spina dorsale ed un sospiro quasi disperato esce dalla mia bocca.

Scuoto la testa per riprendere le mie facoltà mentale e mi richiudo in bagno per un'altra doccia fredda.

Quando torno in camera mi metto subito sotto le coperte, senza notare che Clarke, non si è mossa di un millimetro. Mi giro sul fianco opposto al suo e chiudo gli occhi sperando che di lì a poco le braccia di Morfeo mi accogliessero in un sonno profondo... ma ovviamente tutto questo non accade.

Il cervello continua a rimuginare, o forse il termine giusto da usare è fantasticare, su Clarke, su i miei sentimenti, e su cose che non possono accadere.

L'ultima volta che fisso l'orologio sono le 5:30, poi più niente. Fino a che non sento una voce in lontananza chiamarmi. Apparentemente sembra quella di Clarke, ma è appena un sussurro. Cerco di capire cosa mi sta dicendo e solo dopo un po' riesco a distinguere le parole.

"Lexa? Lexa... è ora di svegliarsi...".

"Mmmh", mugolo contrariata.

"Su avanti dormigliona...".

"Ancora cinque minuti...", borbotto rigirandomi tra le lenzuola.

"Caspita, avresti dovuto avvisarmi che per svegliarti avrei dovuto usare le cannonate... sai quasi peggio di Aiden", afferma mettendosi a ridere.

A quelle parole apro un occhio e mi imbatto nel suo sorriso. Dio, quanto è bello.

"Dai, pigrona, che oggi abbiamo un sacco di cose da fare!", mi sprona afferrandomi la mano e trascinandomi a sedere.

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