Capitolo 59

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[Lexa POV]

E da quando ho fatto quella chiacchierata con Maggie, che non riesco a smettere di pensare a Clarke. L'innocenza di mia figlia mi ha fatto notare qualcosa, forse l'ovvio, ma io ero troppo presa da me stessa per vederlo. Nonostante ciò, continuo a rimuginarci sopra, come se mi sfuggisse qualcosa.

Ieri pomeriggio, mentre facevamo una passeggiata tutte e tre assieme, sono riuscita a raccontare tutto a Costia. La sua reazione è stata molto simile a quella di nostra figlia. È cambiata in tutti questi anni. Non l'avrei mai detto, ma mi hanno stupito le sue parole ed i suoi gesti di conforto. Infatti, non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi tra la sue braccia mentre mi sussurrava parole tipo: 'Torna a casa, parla con lei, vedrai che si risolverà tutto'. Mentre Maggie se la rideva come una matta felice di averci visto giusto, ancora una volta.

Proprio in quel momento, però, ho avvertito una sensazione strana. Come la presenza di qualcuno. Non mi capitava più da un paio d'anni di provare quel mix di emozioni contrastanti, proprio lo stesso che mi ha fatto impazzire quando ho conosciuto Clarke. Così, senza pensarci, mi sono svincolata subito dall'abbraccio di Costia ed ho cominciato a guardarmi intorno, con la speranza di trovarla da qualche parte. Inutile dire che era tutto frutto della mia fantasia e non c'era proprio nessuno che ci stesse osservando, tantomeno Clarke. Comunque, quel episodio mi è stato d'aiuto, mi ha convinto, più di ogni altra cosa, ad agire. Avrei dovuto fare qualcosa e anche alla svelta!

Così, questa mattina mi sono alzata presto, con un timido sorriso sulle labbra. Ho fatto colazione. E proprio in questo preciso momento sto armeggiando con il mio portatile per organizzare il viaggio di ritorno per me e Maggie.

"Ehi, buongiorno... cos'è quel sorriso?", mi chiede Costia sbucando da dietro l'angolo.

"Eh? Buongiorno... sto prenotando il volo. Io e Maggie torniamo a casa", le dico.

La seguo con lo sguardo. Si sedie a tavola proprio al mio fianco, continuando a sorseggiare la sua tazza di tè.

"Vedo che hai seguito il mio consiglio e quello della piccoletta. Devo ammettere che un po' mi dispiace. Mi stavo abituando ad avervi qui", il suo tono sembra quasi triste.

"A questo proposito Costia, volevo ringraziarti per tutto quanto. L'ospitalità, i consigli e per esserti presa cura del piccolo terremoto".

"Lex, è stato un piacere! Poi, per quanto riguarda  Maggie... secondo me, a volte te lo dimentichi che è anche mia figlia... adoro stare con lei", replica facendo traspirare tutta l'amore per la piccolina.

Cerco di ribattere ma veniamo interrotte dalla suoneria del suo cellulare, che mi ricorda un piccolo dettaglio: il mio è ancora spento.

"Questo numero non lo conosco... chi diavolo rompe a quest'ora?", sbuffa più a se stessa che a me.

'Beh, se rispondi lo scopri...', penso tra me e me.

Nonostante sia un numero sconosciuto, segue il mio consiglio inespresso e risponde lo stesso.

"Allô?", dice incerta.

Il tono di voce dell'interlocutore, oltre ad essermi estremamente famigliare, è anche insolitamente alto, quindi riesco a sentire ogni singola parola.

"Costia, ciao, come va? Aspetta, non dirmelo... in tutta onestà non me frega niente. Saresti così cortese, entro oggi possibilmente, da passarmi quella grandissima testa di cazzo della tua ex moglie, grazie...".

Sono sbigottita, non credo alle mie orecchie. Ma che diavolo le prende? È arrabbiata con me, ok, è possibile, ma Costia che c'entra? È vero che non l'ha mai perdonata per quello che mi ha fatto, ma pensavo fosse acqua passata.

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