Capitolo 21

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[Lexa POV]

Dopo aver dormito solo qualche ora mi sento più stanca di quando sono andata a letto. A colazione prendo un numero non ben definito di tazze di caffè... senza, non riuscirei a reggere la giornata.

Nonostante la vagonata di caffeina ingerita, seguita da succulenti croissant, non sto meglio, anzi... mi sento letteralmente a pezzi.

Cerco di sviare il mio sguardo da Clarke, cercando di trovare concentrazione in qualsiasi cosa mi capiti a tiro.

Quando salgo in macchina la mia loquacità è veramente eloquente. Mi limito a dire la nostra destinazione: Palacio Maria sulla Highland Knolls Drive.

Rimango in silenzio per tutto il tragitto. E Clarke non è da meno e, dopo una notte così tormentata, la ringrazio mentalmente per il suo essere taciturno. Ogni tanto sento il suo sguardo bruciarmi addosso, ma per evitare casini decido di rimanere persa nella mia campana di vetro.

Il miei occhi vagano fuori dal finestrino. Le immagini corrono talmente tanto veloci che il mio cervello non riesce a processarle. Questo mi permette di non pensare a niente e soprattutto a nessuno.

Rimango imprigionata in questa specie di limbo fino a che non arriviamo a destinazione. Non so neanche quanto ci abbiamo messo a dire la verità e, francamente, non mi importa.

Quando superiamo i cancelli di Palacio Maria, l'espressione stupita di Clarke mi riporta alla realtà. 

"Wow...".

Il suo stupore mi fa sorridere.

"Eh già... la prima volta che sono venuta qui ho detto la stessa cosa", mormoro flebilmente.

Si volta verso di me ed io continuo a sorridere, subito dopo la vedo fare lo stesso e quella visione - di una bellezza assurda - mi fa battere forte il cuore, provocandomi le sensazioni di un tempo, quando credevo che ci fosse qualcosa che non andava in me.

Negli ultimi mesi, avevo imparato a controllare le reazioni del mio corpo, ma ora è tutto più difficile. La consapevolezza di provare qualcosa per lei, mi mette a dura prova e con me il mio cuore.

Nonostante tutto, mi godo il momento di pura spensieratezza. Poi, però, la mia razionalità prende il sopravvento. In quel preciso momento decido di fingere che tutto sia come prima, che Clarke sia la mia migliore amica, la mia famiglia e niente più.

Entriamo nella hall e ci dividiamo. La seguo con lo sguardo allontanarsi con la responsabile eventi, fino a che non scompare dietro un angolo dell'edificio.

Appena mi giro trovo un uomo di colore che si avvicina.

"Signora Woods... io sono Thelonious Jaha il direttore del Palacio Maria. È un piacere fare la sua conoscenza".

"Anche per me, direttore Jaha", replico stringendogli la mano.

"Ma la prego mi segua, da questa parte", continua indicandomi la strada.

Ci incamminiamo nei corridori che ci portano alla sala meeting.

"Signora Woods, vorrei cogliere l'occasione per scusarmi per aver provocato tutto questo disagio. Purtroppo però, lo staff incaricato dell'organizzazione ha commesso un grosso errore... ma stia tranquilla, mi sono personalmente premurato che una cosa del genere non possa più accadere. Per il Palacio Maria la sfilata della Woods Design è uno degli eventi dell'anno più importanti, e vorremmo che rimanesse tale per gli anni avvenire", dice l'uomo mortificato.

"Signor Jaha, accetto le sue scuse. Purtroppo nel mondo degli affari sono cose che possono succedere", replico in modo cortese.

Ancora un po' e quest'uomo si prostra ai miei piedi e, vista la situazione, non mi sembra proprio il caso.

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