Capitolo 46

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[Clarke POV]

Continuo a fissare l'orologio in preda all'ansia: è quasi mezzanotte. Lexa mi ha appena avvisato. Lei ed Anya sono appena atterrate all'aeroporto Midway.

Visto l'orario, non ha voluto che l'andassi a prendere, ha preferito farmi stare a casa con i ragazzi. Entrambi l'avrebbero voluta aspettare in piedi, ma sono crollati sul divano. Così, li ho mandati a letto.

Io invece non ho pace. Sono qui, nel salotto di casa a consumare il pavimento, girando avanti e indietro. Non vedo l'ora di riabbracciarla, di baciarla, mi è mancata da morire... ciononostante ho una paura fottuta di dirle la verità.

Io e Rae ci siamo messe d'accordo e stasera - o meglio stanotte - avremmo vuotato il sacco. Solo che più si avvicina il momento più tremo. La paura di perderla per sempre mi paralizza. Non riesco a pensare positivo, tutti gli scenari che mi si ripropongono finiscono nel peggiore dei modi.

Respira Clarke, respira.

La mia coscienza mi ricorda gentilmente l'ovvio. Da quando ho cominciato a fare il solco in questa stanza, non mi ero resa conto di trattenere il fiato.

Accidenti a me... ho aspettato troppo. Se volevo anche solo una chance per ottenere il suo perdono, per la sua compressione, avrei dovuto parlarle subito. Cazzo! Adesso, non mi starà neanche a sentire.

Continuo a rimuginare senza tregua, fino a che esausta non mi sdraio sul divano. La tensione accumulata in questi giorni mi fa crollare in un sonno profondo.

///

[Lexa POV]

Siamo atterrate da poco al Midway. Il viaggio è stato lungo e orribile.

La prima cosa che ho fatto è stata avvisare Clarke del nostro arrivo. Sentire la sua voce mi ha subito messo di buon umore e come per magia la stanchezza è sparita di colpo.

Anche se mi è mancata - o meglio mi manca da morire - e avrei voluto vederla subito, le ho detto di non venire all'aeroporto a prendermi. Visto l'orario assurdo, ho preferito che lei rimanesse a casa con i ragazzi. E meno male che le ho detto così... io ed Anya ci abbiamo messo circa due ore a recuperare i bagagli. Spero soltanto che mi abbia dato retta e sia andata a dormire invece di aspettarmi alzata, anche se, in tutta onesta, ci credo poco.

Dopo aver portato Anya a casa sua, Austin mi accompagna da Clarke. La mia irrefrenabile voglia di vederla, si fa sempre più pressante. Come lei anche la mia piccolina ed Aiden mi sono mancati terribilmente... in poche parole mi è mancata la mia famiglia. Sorrido quando penso al significato di quell'epiteto: famiglia.

Mi sa che la prossima volta chiederò a Clarke di accompagnarmi... immagino già l'ira funesta del mio braccio destro ma, visto le numerose telefonate sdolcinate che ha scambiato con Raven, credo che se ne farà una ragione in fretta. Sghignazzo al solo pensiero.

Dopo pochi minuti Austin parcheggia davanti al palazzo di Clarke. Lo saluto augurandogli la buonanotte. Beh, oddio, più un buon riposo visto che sono quasi le due di notte. E poi, afferrando solo il bagaglio a mano, mi avvio verso l'entrata.

Quando entro in casa, vedo subito Clarke. È rannicchiata sul divano, in posizione fetale, che dorme profondamente. Lascio il trolley vicino alla porta di ingresso e, dopo essermi tolta la giacca ed i tacchi, mi avvicino a lei senza fare troppo rumore. Mi metto inchinino vicino al suo volto. Sembra un angelo, è bellissima.

"Lo sapevo che non mi avresti dato retta amore mio... sei la solita testarda, ma io ti amo anche per questo", bisbiglio per non svegliarla.

Allaccio le sue mani alla mia nuca e la prendo in braccio. L'istante dopo la sento aggrapparsi più stretta a me.

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