Capitolo 39

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[Clarke POV]

Non credo di essere mai stata così nervosa in vita, è da un paio d'ore che cerco di mantenermi impegnata, facendo qualsiasi cosa. Prima ho pulito casa, poi mi sono fatta una doccia, ora sto valutando se fare o meno una torta.

Dal rientro da Houston è già passato più di un mese e, tra una cosa e un'altra, sia io che Lexa abbiamo sempre rimandato l'inevitabile: parlare con i nostri figli della nostra relazione.

Nonostante i dubbi e gli ennemila sensi di colpa, dovuti al continuo mentire, siamo riuscite a portare avanti la nostra storia. L'ebrezza del proibito, con l'ansia mista ad eccitazione di essere scoperte, è durata circa un paio di settimane, poi però il nostro lato razionale ha preso il sopravvento.

I nostri incontri diventavano via via sempre più fugaci e veloci e soprattutto meno rischiosi. La cosa frustrante era che quasi sempre non riuscivamo a stare da sole. Ad entrambe la situazione andava stretta, ma per un motivo o per un altro non eravamo mai riuscite a fare quel passo necessario per andare avanti.

Contrariamente ad ogni mia aspettativa sembra che oggi sia diverso dagli altri. Infatti, io e Lexa, di comune accordo, abbiamo deciso di parlare ai nostri figli separatamente, pensando che fosse la soluzione migliore... ma arrivata al momento non so se sia stata una grande idea.

Sto aspettando Aiden, dovrebbe essere qui tra poco, almeno così mi ha detto circa venti minuti fa quando mi ha chiamato per dirmi che stava arrivando.

Diciamo che in questo lasso di tempo i miei dubbi, le mie ansie si sono amplificate. Mi sono preparata una specie di discorso, me lo sono ripetuta nella testa mille volte, ma in questo momento mi sembra banale, scontato. La cosa consolante è che non riesco a pensare al peggio. Continuo a ripetermi che Aiden sia un ragazzo intelligente e che capirà le mie ragioni, ma la possibilità che lui abbia una reazione negativa mi terrorizza.

Lui è il mio bambino come potrei continuare la storia con Lexa con la consapevolezza di averlo deluso... ma dall'altro lato, non potrei mai rinnegare i miei sentimenti per lei solo perché mio figlio non è d'accordo, per me sarebbe inaccettabile.

Oddio, sarà una lunga serata, già lo so.

Persa nei miei vaneggiamenti non mi accorgo di una presenza alle mie spalle.

"Ehi mamma, sono tornato".

Sussulto sentendo la sua voce.

"Tesoro... mi hai spaventata", gli dico cercando di riprendermi.

"Ops... scusami, non era mia intenzione", si giustifica sfregandosi una mano dietro la testa.

Lo guardo e un moto di tenerezza mi invade. Quanto sei cresciuto in così poco tempo piccolo mio?

"Mamma, stai bene?", mi domanda preoccupato.

"Eh? Sì, certo sto bene. Perché me lo chiedi?".

"Perché oggi sei più strana del solito".

"Grazie, tu si che sai come tirarmi su il morale!", esclamo con sarcasmo.

"Sai che sono sempre a disposizione per questo", commenta ridendo.

"Ma come siamo spiritosi oggi, eh? Senti un po'... allora, com'è andata con Hope?".

"Bene direi, ci stiamo preparando per gli esami, abbiamo studiato fino a poco fa...".

"Eee?", lo incalzo sapendo benissimo che c'è dell'altro.

"E cosa?", ribatte diventando rosso come un peperone.

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