19. TI AIUTERÒ

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Ethan's pov

Quel maledetto! Come ha potuto? Mi alzo velocemente dal letto, afferro il telefono e scendo al piano di sotto.

“Pronto?” risponde Nick con la voce impastata dal sonno.

“Nick...” passo una mano frustrato tra i capelli e inizio a raccontare. Continuo ad andare avanti e indietro per la sala.

“Per favore, non dire niente ad Abby. Non voglio che si preoccupi per me.” lo prego.

“Vedrò cosa posso fare.” afferma.

“Grazie, amico.”

“Farò di tutto per dimostrare che non sei un mostro come lui.” e riattacca.

Non sono riuscito più a chiudere occhio. Ho passato tutta la notte a rimuginare e capire, senza avere risposte. Ho cercato di calmare mia madre con scarsi risultati. Ora dorme sul divano affianco al mio, il viso stanco dal dolore e dalle lacrime. Il suo dolore è il mio, sono stanco di vederla così. I suoi occhi azzurri diventano sempre più grigi, privi di ogni sentimento. Questa situazione deve finire. Tramite la finestra vedo le macchine della polizia fermarsi di fronte casa. Non aspetto che suonino, poso un leggero bacio sulla fronte di mia madre ed esco.

“Ethan Jones?” chiede uno di loro.

“Si, sono io.”

“Prego, si accomodi in macchina. La porteremo in centrale per farle qualche domanda.”

~

Sono ore che sono seduto in questa stanza minuscola che contiene soltanto una scrivania e due sedie. Mi manca l'aria e mi sto trattenendo. I miei occhi sputano fuoco, la mia gamba trema e non riesco a fermarla, diversi poliziotti sono entrati per farmi delle domande. Peggio di un esame all'università. Continuo a ripetere di essere innocente, di non avere nulla a che fare con quel caso umano nonostante sia mio padre e soprattutto che di quell'omicidio non ne conosco nemmeno l'ombra. Ma sembrano non credermi. Ora stanno confrontando le due versioni, quella mia e quella di mio padre. A quanto dicono il corpo della vittima è stato ritrovato il giorno dopo l'accaduto. È stata la moglie a trovarlo, tornando da un viaggio di lavoro e le sue dichiarazioni lo hanno ricondotto a mio padre e lui non si è tirato indietro. Non andava molto d'accordo con quell'uomo e ha deciso di metterlo a tacere, per sempre. Finalmente il commissario che segue il caso rientra in stanza, seguito da mio padre e dalla sua tuta arancione. Ci scambiamo sguardi d'odio.

“Perché fai tutto questo?” domando acido.

“Perché tu sei colpevole quanto me.” si siede di fronte a me. Mi alzo di scatto e preparo un pugno che gli sarebbe andato dritto in faccia se il poliziotto non mi avesse fermato.

“Calmati, ragazzo. Peggiorerai solo le cose in questo modo.” e mi rimetto seduto.

“Sei solo un lurido bugiardo!” sputo. Scoppia a ridere.

“Il bugiardo qui sei tu. Dì la verità una volta per tutte e non prolungare oltre.”

“Smettila, cazzo!” urlo battendo i pugni sulla scrivania.
“Io non ti ho mai fatto un torto in tutti questi anni, mia madre ti ama più della sua stessa vita e tu ci volti le spalle fregandotene, come se per te non contassimo nulla. Ora pretendi anche che mi incolpi di qualcosa di cui sono più innocente di un bambino. Sei fuori di testa!” Sento gli occhi pizzicare. Non posso crollare ora, non davanti a lui. Devo essere forte per me, per mia madre e per Abby. Si fa serio.

“Se ho fatto e se continuerò a fare questo, sarà solo per un motivo. Un giorno lo capirai e mi ringrazierai.” afferma.

“Non ti ringrazierò mai, papà. Stai rovinando due vite, la mia e quella di mia madre. Spero che ci resterai per tutta la vita in quel buco, te lo meriti.”

Quello che nascondono i tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora