20. NON DUBITARE

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Abby's pov

Passano altre due interminabili ore dove mi hanno interrogato. Ho spiegato che quel giorno ero appena arrivata a New York, che facevo una passeggiata con la mia amica e ci siamo imbattuti in Ethan e Nick. Abbiamo fatto la loro conoscenza e che la sera stessa siamo stati insieme ad una festa. Ho raccontato ogni minimo particolare da rendere il tutto credibile. Hanno perfino fatto qualche domanda a Madison e ora stiamo aspettando il giudizio finale. Ethan cammina ansioso su e giù per il corridoio, Nick è in piedi vicino alla macchinetta del caffè mentre ne beve uno e Madison è seduta vicino a me con la testa sulla mia spalla. Ci alziamo appena vediamo il commissario venire verso di noi.

"Jones, sei fortunato. Questa ragazza ti ha tolto dai guai, puoi andare a casa." Facciamo tutti un sospiro di sollievo.

"Ma attento a quello che fai, ti terremo d'occhio." continua.

"Non si preoccupi." Ethan gli da le spalle e mi rivolge un sorriso che ricambio immediatamente.

"Finalmente posso uscire da questo maledetto posto." prende la mia mano e mi trascina fuori.

Quando usciamo è già buio, stiamo morendo di fame in quanto i nostri stomaci si sono riaperti. Ci fermiamo in un pub molto accogliente e ordiniamo i nostri hamburger.

"Direi di dare una festa questo fine settimana. Dobbiamo festeggiare la nostra vittoria." esclama Nick con entusiasmo.

"Amico, tu pensi sempre alle feste." Ethan alza gli occhi al cielo divertito.

"Certo, è l'unico momento in cui siamo circondati di alcol e ragazze..." Si blocca nell'istante in cui gli occhi di Madison lo fulminano.

"Ovviamente scherzo." si difende e mette un braccio intorno alle spalle di Madison che mette il muso e si allontana. Io ed Ethan scoppiamo a ridere.

La cena continua con i loro bisticci, noi che ridiamo oppure a parlare del più e del meno. Non mi sono mai sentita così bene, è tutto così tranquillo. Io sono tranquilla, spensierata a tal punto da farmi male la pancia dal ridere. In questo momento i problemi non esistono, non esistono gli altri, non esiste la cattiveria, l'odio... tutto quello che abbiamo vissuto poco fa è rimasto dentro quell'edificio. Ora ci siamo solo noi quattro, l'amore e l'amicizia. Usciti dal pub Nick e Madison vanno per la loro strada, io ed Ethan camminiamo un po'.

"Perché non mi hai detto subito cosa stava succedendo?" chiedo con lo sguardo rivolto verso il basso.

"Non volevo che ti preoccupassi."

"Invece mi sono preoccupata ancora di più." ed è vero. Non sapevo cosa pensare, la mia testa aveva fatto tante supposizioni della quale la maggior parte, se non tutte, erano negative. Prende la mia mano.

"Mi dispiace, davvero. Non ti ho detto niente perché pensavo si risolvesse subito e non volevo allarmarti inutilmente. Poi invece mi hanno tenuto lì per una notte." spiega.

"Ma avrei potuto tirarti fuori di lì anche subito!" Si ferma di colpo bloccando anche me. Continua a puntare gli occhi al suolo.

"Non volevo che ti immischiassi in questa merda. Tu non c'entri niente in tutto questo, l'unico colpevole è mio padre. Era l'ultima cosa che volevo farti venire lì per salvarmi, ma anche l'ultima speranza che avevo." ammette.

"Come hai detto tu, ero lì per salvarti e lo farei altre cento volte e in nessuna delle cento volte mi sarebbe sfiorato il pensiero di lasciarti lì." confesso.

Tu non lo sai, non te l'ho mai detto però mi stai aiutando tanto, stai allontanando la mia paura. Non sai niente di me e non fai domande, mi fai sorridere quando tutto sembra andare storto. Mi fai battere il cuore e ogni volta è come se lo sentissi pompare per la prima volta. E ora voglio essere io ad aiutare te.

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