37. SEI COME OSSIGENO

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Abby's pov

"Felice giorno del ringraziamento." mi saluta mio padre appena entro in cucina ancora in pigiama.

"Anche a te papà." ricambio dandogli un bacio sulla guancia.

"Come ti senti oggi?"

"Come gli altri giorni." Prendo una tazza da latte nella dispensa e ci verso del latte freddo.

L'appartamento di mio padre non è molto grande. È composta da una sala, una piccola cucina e due camerette. Quella più piccola la usava come ripostiglio, solo che ora c'è un piccolo letto per me.
Prendo anche una brioche e torno a rinchiudermi nel mio ripostiglio. Stessa routine, stesso umore per una settimana, chiusa in questa piccola stanza sola con me stessa. Mio padre mi ha trascinato fuori casa con la forza, ma l'unica volta che l'ho fatto ho vagato come un zombie per Boston perdendomi tra le sue vie. Fortunatamente lui mi ha trovata. Inutile dire che stando in un'altra città a chilometri di distanza mi fa stare bene. Sarebbe una grande bugia.

"Abby, aspetta!" Ethan corre dietro di me. Cerco di aumentare il passo, ma lui è più veloce e mi raggiunge. Mi afferra per un braccio e mi costringe a voltarmi verso di lui incastrando i nostri occhi.
"Non è come pensi! Quella ragazza non la conosco e non so cosa ci faceva lì."
Chiudo gli occhi per qualche secondo per trattenere le lacrime e quando li riapro mostro solo freddezza.
"Non lo sai? Perché io ho una vaga idea."
"Non lo so... ho bevuto, sono ubriaco e quella ragazza..."
"Questo non ti giustifica!" urlo. Do sfogo a tutto il dolore e la rabbia che ho in corpo.
"Ero venuta per dirti che restavo qui, che non sarei andata a Boston e tutto questo per te, per noi perché ti amo. Ma ho sbagliato e ne ho avuto la conferma." sputo e le lacrime sfuggono al mio controllo. Strattono il braccio e mi libero dalla sua presa tornando a correre per scappare via da quell'incubo.

Da quel giorno Ethan mi ha riempita di chiamate, di messaggi ma non ha mai ricevuto risposta. Ha discusso anche con Madison perché l'ho costretta a non dire dov'ero.
Quella sera sono tornata in stanza, ho aperto l'armadio, preso un borsone al suo interno e ci ho infilato qualche vestito. E ora mi trovo qua, a Boston con mio padre. Il mondo mi era crollato addosso e avevo bisogno di allontanarmi. Non ho lasciato New York, ho solo preso una pausa da tutto. Ma non riesco a non pensare. Sono rimasta chiusa in questa stanza giorno e notte tra pensieri, lacrime e dolore.
L'immagine di Ethan con quella ragazza addosso continua ad apparire in loop nella mia mente ed ogni volta è un calcio nello stomaco. Ho vomitato spesso quello che mangiavo, il mio stomaco non accettava niente. Pensavo di essere colpevole, di aver distrutto il suo cuore, invece è stato lui a ridurre il mio in tanti piccoli pezzettini facendomi morire.

Sei fuoco o ghiaccio. Mai tiepido. Per quanto il primo sia inebriante, il secondo ti perfora dentro e dentro di me non hai lasciato niente.

"Tesoro, preparati. A pranzo andremo dai vicini." dice mio padre dall'altra parte della porta. I vicini sono due anziani signori molto gentili e trattano mio padre come un figlio e me come una nipote nonostante mi conoscano da poco.
Dopo una doccia veloce torno in camera a vestirmi. Prendo il telefono per vedere se sono in ritardo e trovo cinque chiamate perse da Nick. La bile mi sale in gola.

"Ethan..." sussurro. Lo richiamo immediatamente.

"Finalmente, Abby!" esclama.

"Nick, cos'è successo?"

"Ethan ha bisogno di te. Sta male, continua a prendersela con se stesso. Ho paura che stia ricadendo nel giro." Il respiro rimane bloccato nei polmoni mentre penso che possa farsi ancora del male.

"Devi aiutarlo." Senza rispondere chiuso la chiamata, e raccolgo tutte le mie cose.

Ethan's pov

Giorni e giorni a rimpiangermi addosso, a sentirmi una merda per quello che ho fatto. Forse lo sono veramente una merda. Come ho potuto lasciarmi toccare da quella tipa, come ho potuto abbandonarmi all'alcol e lasciami cadere nel suo oblio. Come ho potuto fare questo alla mia Abby. Quando l'ho vista davanti a me quella sera, guardarmi con odio, disprezzo la sbronza mi è passata in un batter d'occhio lasciando spazio alla vergogna di quello che stavo facendo e alla paura di perderla. Ed è quello che è successo, l'ho persa. Lei se n'è andata e la colpa è mia. Non mi è mai passato per la testa di tradirla, non l'ho fatto e non l'avrei mai fatto. Mi ero sentito ferito e deluso da lei, e affogare il dolore nell'alcol è stata la cosa peggiore che potessi fare. Mi ha sputato in faccia che sarebbe rimasta per noi e quelle parole sono arrivate dritte come un schiaffo in pieno volto perché io l'ho fatta scappare. Quella notte girai tutta New York per trovarla, ma non ci riuscii, come i giorni seguenti fino a che non ho scoperto che è andata a Boston e tutte le mie speranze si sono frantumate insieme al mio cuore.

“Tua madre ti sta aspettando! Vuoi farla preoccupare anche oggi?” Nick cerca di farmi uscire da questo bar da un'ora. Butto giù l'ultimo goccio di vodka liscia e faccio cenno alla cameriera di portarmene un altro.
”Non puoi andare avanti così, ti stai facendo del male.”

“È quello che voglio. Io l'ho fatto ad Abby e non me lo perdonerò mai.” affermo mentre i suoi occhi vuoti e feriti non abbandonano la mia mente. Sono incastrati lì, cuciti come per ricordarmi di quanto l'ho ferita. Non riesco a chiudere gli occhi e a non vederli, solo bevendo fino a crollare mi aiuta a superare le mie giornate. 

“E le tua soluzione è uscire la mattina presto e tornare a casa ubriaco marcio la sera tardi?”

“Mi hai stufato. Lasciami vivere in pace.” sbuffo e butto giù l'ultimo bicchiere che mi è stato appena portato, lascio una banconota sul tavolo ed esco per raggiungere la macchina.

“Dove stai andando ora? Non puoi guidare in questo stato!” domanda Nick bloccandomi.

“A farmi i fatti miei.” lo sorpasso dandogli una spallata.

“Non puoi farlo, Ethan. Non di nuovo!” La voce di Nick arriva ovattata alle mie orecchie mentre continuo a camminare a passo veloce.

Mi manchi, ogni giorno sempre di più. Insieme a te manca anche l'ossigeno perché senza te non respiro. La colpa che porto addosso pesa sul mio stomaco da farmi male e mi uccide sapere che stai soffrendo a causa mia.

Raggiungo il nostro posto, che conosce tutti i nostri segreti. Venivo qui da solo ogni volta che avevo bisogno di tranquillità ed è diventato come un'isola di pace. Non ci ho mai portato nessuno, tranne Abby. Avevo capito fin da subito che sarebbe diventata importante per me e l'ho voluto condividere con lei. Qui abbiamo discusso e ci siamo ritrovati nello stesso tempo. Il nostro primo bacio, la prima volta che le ho detto ti amo… tutti frammenti di noi che vedo scorrere via come l'acqua di questo fiume. Il cielo comincia a sfumarsi di blu e arancione e luci della città iniziano ad accendersi per illuminarla, ma certi angoli di notte non avranno mai luce se tu non ci sei. E io sono lì, insieme al buio dentro di me. Stringo forte la ringhiera, le nocche diventano bianche e il cuore che credevo di non avere più inizia a battere all'impazzata quando sento la sua voce.

“Ethan.” Mi volto lentamente come se avessi paura di averlo immaginato e di non trovarla lì. Invece c'è, immobile davanti a me con la leggera brezza che fa ondeggiare i suoi capelli.

Spazio autrice ⭐
Abby aveva bisogno di tempo e di riflettere, ma ora è tornata. Cosa succederà?

Ethan si farà perdonare?

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