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Leo ha 26 anni ed é un giornalista. Scrive i pezzi che poi leggono ai telegiornali e, personalmente, adoro il suo lavoro.
Non vive con noi ma a volte quando si sente solo riporta il suo culo scansafatiche alle origini e rimane per un po' di giorni.

É abbastanza alto, almeno lui, ha i capelli castani e gli occhi azzurri. Ma soprattutto anche se sono sua sorella, riconosco che sia un gran figo.

Praticamente ha tutto lui:

Un lavoro fantastico, altezza, bellezza, simpatia e tutto il resto.
Praticamente Dio ha pensato che i miei si sarebbero fermati al primo figlio e ha esagerato.

Mi accompagna fino a scuola e dopo aver controllato scrupolosamente che sia andata dal mio gruppo di amiche, solo femmine, non sia mai, sfreccia con la sua bellissima range rover verso il suo appartamento perché si: lui lavora da casa.

Non ho molte amiche, ne ho quattro con le quali condivido la maggior parte della giornata, e poi ne ho un'altra che conosco da più tempo che abita vicino a me e fa il corso di letteratura inglese avanzata con me e si chiama Debby.

Amy, Andrea, Astrid e Charlotte sono già davanti al mio armadietto che mi aspettano, come mi conoscono bene.

"Buongiorno" Dico con la solita allegria del lunedì mattina.

"Ciao, dormito bene vedo" Mi saluta Astrid, simpatica come al solito.

Alzo gli occhi al cielo e faccio un sorriso sbilenco, non ho voglia di parlare, sono troppo stanca.

Suona la campanella, ci diamo appuntamento fra un'ora sempre qui e io e Amy andiamo a economia, mentre Charlie, As e Andrea vanno a biologia.

"Stavamo parlando di quello nuovo prima che arrivassi tu sai?" Dice lei.

Mi giro verso di lei alzando leggermente la testa.

Amy é Londinese DOC, ha i capelli castano chiaro e gli occhi verdi/azzurri. Porta gli occhiali perché é una talpa ed è, ovviamente, più alta di me.

"Quello nuovo?"

Credo di avere la faccia di una che non ha capito assolutamente nulla né della conversazione, né della vita in generale, bhe ma questo sempre.

"Si, ce l'ha detto la Timber settimana scorsa, il canadese.. Ricordi?

"Sinceramente no. Lo sai come sono fatta, se una cosa non la trovo utile il mio cervello la rimuove, non posso farci niente".
Peccato che succede anche con matematica questo ragionamento.
Grazie cervello.

Lascia cadere il discorso capendo le poche speranze che ha di cercare di farmelo ricordare e comincia a raccontarmi di quello che ha comprato ieri da H&M e faccio finta di ascoltarla fino alla porta, non per cattiveria, anzi, è solo che sono veramente stanca e già non ho idea di come io faccia a stare in piedi.

Sfortunatamente siamo le ultime e non troviamo due posti vicini liberi quindi lei mi guarda con un'espressione che già mi fa capire che vuole qualcosa.

"Vai tu da quello nuovo, io mi vergogno".
Mi dice lei praticamente pregando.

"E va bene, ma solo se a pranzo mi offri il dolce"
La guardo con un sorrisino malefico:
nella vita si patteggia, amica.

"E va bene pozzo senza fondo, dolce sia"
Acconsente lei.

"Si!"
Dico facendo un gesto di vittoria con il braccio.

Forse esulto un po' troppo forte perché alcuni si girano nella nostra direzione.
Amy si gira dall'altra parte dall'imbarazzo, ma a me interessa ben poco, alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul mio banco con le gambe a penzoloni dopo aver tolto giacca, cappello e sciarpa e dopo che Amy ha depositato i libri sul suo di banco, mi raggiunge e parliamo, ma stavolta mi costringo a starla a sentire, fino all'arrivo della prof.

"Buongiorno ragazzi" dice la vecchia cozza rimbambita.

"Buongiorno" rispondiamo in coro.

Ho sempre odiato questa cosa del 'coro' mi da l'idea di conformarmi alla massa e lo detesto.
Mi sono anche esclusa dall'essere umano e mi sono autodichiarata una nuova specie: un'Erica.
Chiamatemi pure psicopatica.

Amy se ne va e io mi siedo sulla sedia scendendo dal banco e facendo il giro, e non sarei Erica-la-nuova-specie se non avessi picchiato il fianco sullo spigolo di quell'affare di legno e successivamente imprecato non sottovoce.

Mi tappo immediatamente la bocca con entrambe le mani come faccio sempre e provoco una risata generale con annessa la prima sgridata della settimana.

"Diamante, non mi stupisce il tuo linguaggio da cafona, ma almeno cerca di non traumatizzare il nuovo arrivato il suo primo giorno"

"Non sarà certo una parolaccia a traumatizzarlo mi creda".
Dico, decidendo di tenere per me quel pensiero poco carino sulla sua faccia.

Forse sono stata troppo scontrosa e non avrei dovuto dato i miei precedenti, ma é lunedì mattina e io non ce la posso fare.
Alzo gli occhi al cielo senza farmi vedere e faccio appello a tutte le mie forze per non sbadigliare, non in questo momento.
Alla fine ci riesco e mi siedo finalmente sulla mia sedia e, lo giuro, ho provato a fare meno rumore possibile.

Ormai rassegnata al mio comportamento non troppo educato da anni, la Timber decide di lasciarmi perdere alzando gli occhi al cielo e puntando il mio vicino di banco per quest'ora.

"Mendes, si presenti" dice l'esaurita.

Seven Days ||COMPLETE||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora