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SHAWN'S POV

Dopo una chiamata senza risposta, al secondo tentativo e quattro squilli risponde.

Erica: Pronto chi cazzo sei e cosa vuoi a quest'ora

Rimango un attimo basito per come mi ha risposto, non ha visto il nome della sua amica sul display?

Io: Pronto, sono Shawn.

Sento un rumore di lenzuola che si spostano e lei tirare su con il naso.

Erica: Cosa vuoi e come fai ad avere il mio numero.

Ora ho la certezza che non ha aperto gli occhi fino a due  secondi fa, quando le ho detto chi fossi al telefono.

Io: Non ti sto chiamando dal mio telefono, è il telefono di Astrid.

Sono un po' incerto sul pronunciare il nome ma Cameron mi fa il pollice in su, segno che l'ho azzeccato.

Ci sono quasi cinque secondi di silenzio e poi la sento sbuffare.

Erica: Cosa ha fatto?

Vedo Astrid con gli occhi chiusi sulla spalla di Cameron che prova a svegliarla ma senza successo.

Io: Io non sapevo chi chiamare e tu sei l'ultimo contatto che ha chiamato, lei è qui da me, ha bevuto un po', forse un po' troppo.
Io non so cosa fare. È sul mio divano, prima è caduta..

Vedo Cameron metterle un braccio sul bacino e il braccio sinistro di lei a circondare il collo di lui, e mi fa segno di star andando al piano di sopra.
Gli faccio "si" con la testa.

Erica: Shawn cosa stai dicendo. Non scherzare.

Io: Non sto scherzando te lo giuro su quello che vuoi. Non so cosa fare con lei, veni qui.

Erica: Mendes non ho la patente come caspita ci arrivo a casa tua me lo spieghi?!

Mi passo una mano in faccia, poi tra i capelli.

Io: Vestiti sto arrivando.

Chiudo la chiamata e raggiungo Cameron in camera mia.

"Com'è?"
Gli chiedo subito, riferendomi alla bionda.

"Sono riuscito a svegliarla, ora è in bagno che vomita"

Sospiro e sono un po' più sollevato.
"Dove abita questa Erica sua amica?"
Gli chiedo.

"Sulla strada per la scuola, vicino al bar italiano all'angolo"

"Okay, capito"

Scendo le scale e prendo le chiavi della macchina.

Non ci metto neanche dieci minuti ad arrivare e lei si avvicina alla macchina senza neanche fare attenzione quando attraversa la stradina.

Non sapevo nemmeno quale fosse delle sue amiche che ero venuto a prendere, ma appena è salita sulla macchina l'ho riconosciuta.

Parto subito e arriviamo in meno tempo del normale a casa mia.
Mi fermo dall'altra parte della stradina per poter entrare dritto nel garage, ma lei scende.

Sobbalzo per la sorpresa e cerco di richiamarla dal finestrino ma non si gira neanche.

Quando attraversa, di nuovo senza guardare, una macchina inchioda giusto in tempo.

Lei sale gli scalini, apre la porta e se la sbatte dietro si sé, mentre io sono ancora in seduto con la faccia fuori dal finestrino a guardare tutto con gli occhi spalancati.

La macchina alla fine l'ho lasciata li e sono entrato in casa.
Cameron aveva già mandato via un po' di gente e aveva spento la musica costringendo gli ultimi rimasti a uscire e tornare a casa.

Alla fine rimaniamo io, lui e Dylan.

Raggiungiamo le due e ci fermiamo sullo stipite della porta.

Cameron mi prende una spalla e sottovoce all'orecchio mi dice che ha  chiamato suo padre.

Lei mi sembrava abbastanza agitata, forse troppo, così decido di far sapere anche a lei che stava arrivando il signor Dallas.

"Il papà di Cameron sta arrivando a prenderlo, lui è un medico la faremo vedere".

Di nuovo, non si gira nemmeno per sbaglio e io chiedo a Cameron cosa è successo intanto che io non c'ero.

"L'ho portata in bagno, ma non ha vomitato granché, poi Dylan è salito e mi ha detto di averla vista poco prima con dei ragazzi che stavano fumando qualcosa che dubito fosse solo sigaretta, poi l'ho appoggiata sul bordo della vasca e sono andato giù.
Non so come l'abbia trovata lei quando è salita, ma quando l'ho vista io era sveglia"

È visibilmente preoccupato anche lui.

Il papà di Cam arriva dopo poco tempo.

Faccio un passo in avanti per andare a prendere Erica e allontanarla giusto per fare quel poco spazio al signor Dallas, ma Dylan è già dietro di lei che le mette una mano sulla spalla e la fa alzare, iniziando a camminare verso di noi.

Non mi sta più tanto simpatico.

Lo guardo corrucciato, ma spostato lo sguardo su di lei cambio espressione.

Ha le guance rosse e tiene gli occhi bassi.
Il labbro inferiore è fra i denti e tira su con il naso un paio di volte.

Il padre di Cameron è qui e si avvicina a lei, le poggia una mano in fronte e le apre le palpebre una per volta.

C'è un lungo attimo di silenzio prima di un sospiro proveniente dal signor Dallas.

"È quasi in coma etilico, ma quanto cavolo ha bevuto?"

Dylan le mette una mano sul fianco e cerca una delle sue di mani, ma lei ha le maniche della felpa, fin troppo grande per lei, che gliele coprono per bene e tiene le braccia saldamente incrociate al petto.

Alle parole "coma etilico" la sento smettere di respirare.

Li vedo sparire quando scendono le scale e mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per non seguirli.

Non presto molta attenzione a quello che sta facendo il padre di Cameron, sto aspettando che quei due tornino nella mia visuale dove devono stare.

Tornano dopo poco, ma si fermano prima della stanza, o meglio, lui si ferma.
Continua a costringerla a non guardare la sua amica e la abbraccia.

Lei si stacca leggermente e si dicono qualcosa che non riesco a sentire, poi lei cerca di tornare in stanza e io mi giro dall'altra parte per non essere sorpreso a guardarli.
Poi lei grida "NO!" E mi giro di scatto.

La vedo strappare il polso dalla mano di lui e allontanarsi velocemente, poi si affianca a me.

Astrid è più o meno cosciente e accompagno Cameron e suo padre alla porta assicurandosi che pure quell'altro ci stia seguendo.

Una volta alla porta li saluto e li ringrazio, ma Dylan non si avvicina all'uscita.

"Amico vuoi che ti do una mano a ripulire? Poi se sei stanco posso accompagnarle io a casa."

Se fino adesso ho mantenuto la calma, ora sono un abbastanza alterato.

"No" mi limito a dire prima di spingerlo fuori da casa mia.

Torno nella stanza e cerco di convincere Erica a rimanere a dormire qui e quando, in imbarazzo, accetta, esco  dalla stanza prendendomi dei vestiti più comodi.

Sto quasi per mettermi nel letto dei miei quando sento scendere le scale.

Mi alzo e scendo al piano di sotto e faccio in tempo a vedere la porta sul retro chiudersi.

Prendo una coperta e apro la porta trovandomi la ragazza con i miei stessi vestiti, quindi in maniche corte, in giardino.

Si gira verso di me e le porgo la coperta.
Lei ci si avvolge completamente sotto il mio sguardo sorridente, poi mi sorride anche lei.

Seven Days ||COMPLETE||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora