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Oggi giornata lunga.
Odio la giornata lunga.

Finito di pranzare sto fino alle due con le mie amiche sedute per terra sul prato del parco della scuola.

Siamo sotto una quercia: Amy e Charlie sono sedute con la schiena appoggiata al tronco io e Astrid invece siamo sdraiate a pancia in su, io con le mani dietro la testa e la gamba sinistra alzata e lei con le braccia e le gambe aperte come quando da bambino ti buttavi nella neve per fare l'angioletto come nei cartoni animati, ma che alla fine veniva fuori un dissennatore ancora più brutto del normale.

Andrea ha invece trascinato una nostra compagna di classe, sua amica, fino alle macchinette a prendere qualche schifezza ipercalorica.

"No credo di mettere il vestito nero" Risponde Charlotte a non so chi, mi ero persa nel cielo già da qualche minuto.

Charlie é la classica ragazza perfetta: va bene a scuola, bella casa, in famiglia tutti simpatici ed è bellissima.

Ha I capelli lunghi fino al sedere, biondo cenere e ricci, gli occhi azzurro oceano e tante, tantissime lentiggini su un perfetto naso alla francese.

Beh d'altronde lei è mezza francese, suo padre si innamorò di sua madre durante una vacanza in Francia, tipica scena da film, e così lei si trasferì a Londra, si sposarono e poi...
Puff! Charlotte.

"No metti quello rosso, ti sta davvero bene" dice quindi Amy.

Mi estraneo di nuovo dalla conversazione per due ragioni:

La prima.
Non vado a questa stupida festa e comunque anche se ci andassi non mi piacciono i vestiti, ne ho uno nell'armadio ed è quello della comunione e mai ne comprerò un altro.

La seconda.
Shawn-sonifigoarroganteesuperficiale Mendes é appena uscito dalla porta principale della scuola riempiendo il parco con una risata a dir poco meravigliosa.
Cioè, volevo dire, rumorosa.
Chissà, forse per qualche nuova e stupida barzelletta squallida con cui se ne è uscito stavolta Cameron.

Mi alzo reggendomi sugli avambracci per vederlo meglio.

Si sta passando la mano sinistra fra i capelli tirandoseli leggermente per cercare di tenerli all'insù, dopo di che si passa la lingua sul labbro inferiore e stringe leggermente gli occhi per il fastidio del leggero sole mentre guarda davanti a sé verso il parcheggio.
La mano destra, che prima era in tasca si posa su una bretella dello zaino, l'unica, posata sulla spalla destra alzandola un po', probabilmente perché stava scivolando.

Lo seguo con lo sguardo (e la bavetta suppongo) fino a l'entrata del parcheggio quando saluta Dallas e l'altro e si dirige verso una bellissima Honda nera.
Prende il casco anch'esso nero che probabilmente aveva appoggiato sul manubrio stamattina, come se fosse il posto più sicuro del mondo, ed effettivamente, o meglio, stranamente, non gliel'avevano rubato.

Quando se lo mette copre completamente il suo viso da Dio greco appena sceso a piedi dall'Olimpo facendomi invece concentrare su quelle che sono le sue braccia, dove un giubbotto di pelle nero sta per coprire anche quel generoso dono del Signore.

Si posiziona anche l'altra bretella dello zaino sopra la spalla tirando le stringhe e quindi restringendo le bretelle per evitare di perderlo durante il tragitto scuola-casa e sale sulla moto impennando leggermente alla partenza e sfrecciando poi verso ovunque stesse andando.

"Se non ti conoscessi, direi che sei proprio andata fuori di testa per il novellino" mi sussurra Astrid.

Non so esattamente perché non rispondo, forse non avevo nulla da controbattere perché alla fine è vero, quel ragazzo mi manda fuori di testa per quanto stupido, stronzo e arrogante possa essere.

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