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Fino a mezzogiorno la giornata procede normalmente.
Ho fatto tedesco con Astrid e all'ultima ora la verifica di matematica della quale mi ero completamente dimenticata, ma non credo che sia andata poi così male, o almeno lo spero.

Mentre cammino da sola verso il mio armadietto penso a cosa dovrò fare dopo e, dopo un po' di tentativi per cercare di fare un discorso logico, alla fine opto per l'improvvisazione, il mio forte, e stavolta non sono sarcastica.
E mi costringo anche a non pensarci più fino a dopo mangiato.

Messi giù i libri vado in mensa e, quando apro gli antoni, noto di essere arrivata prima delle mie amiche e anche prima di Shawn, così con molta calma e pace, vado a prendere il vassoio blu e mi metto in coda.
Dopo poco tocca a me, ma mi accorgo di non avere così tanta fame, stranamente, perciò prendo solo un secondo: pollo arrosto e patatine fritte.
Quando passo davanti ai dolci, però, non posso fare a meno di non notare una ciotolina di fragole, perciò prendo anche quelle, poi vado al solito tavolo.

Appoggio il vassoio e mi siedo, iniziando a mangiare qualche patatina mentre guardo la neve cadere, amo la neve, e sono così presa che non mi accorgo di Shawn che si siede affianco a me, a cavallo della scomoda panca bianca, e mi guarda, probabilmente parlandomi anche.

"Scusa, non ti stavo ascoltando"
Gl dico quando giro la testa verso di lui.
Shawn mi sorride e dentro di me sento la sensazione che al mondo, dopo mia madre, lui sia l'unico in grado di capirmi.
Gli sorrido anche io, poi gli offro una delle mie patatine, che mangia volentieri.
"Quando finisci lezione?"
Mi chiede sputacchiando pezzi di patate ovunque.
"Alle tre, come al solito. Perché?"
Gli rispondo e intanto mi guardo intorno per cercare di capire per quale motivo le mie amiche non sono ancora arrivate, poi le vedo in coda che ridono e la mia attenzione torna su Shawn.
"Vieni a vedere il mio primo allenamento ufficiale?"
Mi chiede lui.
Subito mi viene in mente di dirgli di si, ma poi mi ricordo che oggi dovrò salutare Fede per un po' di tempo e sbuffo.
"Verrei, ma non posso. Mia madre stamattina mi ha chiesto di tornare a casa subito dopo scuola che dobbiamo accompagnare mio cugino in aereoporto"

Mi mordo il labbro inferiore e assumo un'espressione tutt'altro che felice, ero così presa da Shawn che non ho passato nemmeno un pomeriggio per intero insieme a lui.
"Non fa niente allora, però settimana prossima vieni."
Dice lui, rubandomi un'altra patatina.
"Smettila di mangiati il mio cibo!"
Gli do una sberletta sulla mano e provo a fare una faccia un minimo seria che non mi riesce per niente.

Poco dopo le altre arrivano al tavolo e pensavo che Shawn se ne andasse, invece non si è mosso di un centimetro.
Dall'altra parte, le mie amiche rimbambite, non si sono neanche accorte della sua presenza, finché non si sono sedute e Astrid, che di solito occupa il posto accanto a me, girando la testa, si è trovata davanti le spalle del mio ragazzo.

Santo cielo. Ho detto 'il mio ragazzo'.

Il silenzio generale del tavolo dura qualche secondo, poi lui decide di presentarsi ufficialmente, mentre io me la rido per le facce delle mie amiche.
"Ciao.."
Dice lui con un'insicurezza non da lui.
Astrid subito dopo fa capolino da dietro di lui picchiettandogli sulla spalla.
"Scusami non è che ti gireresti?"
Gli dice con un'espressione alquanto offesa che mi fa ridere ancora di più di prima e, come se non stessi già soffocando, le guance di Shawn hanno preso un color pomodoro e la sua faccia è mortificata mentre cerca di sedersi dritto con l'eleganza di un tirannosauro.

Quando, finalmente, ce la fa, si gira verso Astrid con un sorriso.
"Scusami"
La mia amica lo guarda con uno sguardo ancora abbastanza serio, sta scherzando, ovviamente, ma questo Shawn non lo riesce a vedere, così gli metto una mano sul ginocchio e lui si gira verso di me.
"Sta scherzando"
Gli dico senza smettere di ridere e facendo ridere poi anche Astrid.

Lui, provatissimo, non demorde e tutta la pausa pranzo la passa al nostro tavolo, riuscendo a fare amicizia con tutte, poi con la coda dell'occhio vedo Dylan raggiungere l'uscita della mensa da solo.
Lancio uno sguardo ad Amy e chiamo Shawn con il gomito. Lui, che prima stava scherzando con Andrea, mi guarda e capisce subito.
"Okay noi dobbiamo andare a-"
Inizia a parlare lui che interrompo, finendo la frase al suo posto.
"A prendere la sua divisa da calcio nuova dall'allenatore"
Mi alzo in fretta trascinandomi dietro Shawn che non apre bocca finché non siamo fuori.
"Non sanno niente?"
Mi chiede una volta in corridoio.
"No, non riguarda me, ma Amy, e se lei non l'ha voluto dire ci sarà stato un motivo."
Lui mi guarda e annuisce, poi gli prendo la mano e camminiamo verso l'uscita della scuola.

Dylan è appena fuori dal portone che si fuma una sigaretta seduto sugli scalini in cemento.
La stretta sulla mia mano si fa più forte quando richiamo la sua attenzione.
"Dylan posso parlarti?"
Cerco si far uscire la parte più razionale e calma di me, ma non riesco perfettamente nel mio intento.
Lui si gira con il suo solito sorrisetto da schiaffi che sparisce dalla sua faccia nell'istante in cui vede Shawn.

"Dimmi, principessa"
I suoi modi strafottenti e fastidiosi tornano subito dopo lo shock iniziale, chiamiamolo così.
Lascio la mano di Shawn e mi avvicino a Dylan mandando a quel paese quella parte sensata di me a cui avevo fatto riferimento prima.
"Va bene, Cornwell parliamoci chiaro.
Io so cosa stai facendo con Amy, non pensare che non me ne sia accorta, perciò sono venuta qui.
Non ho nessun interesse a te, a quell'orribile persona che sei, come vedi.
Smetti di girare intorno a me.
Smetti di girare intorno ad Amy.
O te lo giuro, farò in modo che a tenerti lontano da noi sarà una una un'ordinanza restrittiva."
Sostengo il suo sguardo per un po', non ho nessuna paura di lui e non è solo perché c'è Shawn dietro di me.
Alla fine lui sposta gli occhi dai miei e li posa su Shawn, poi se ne va senza dire niente.

Lo guardo allontanarsi e ci vuole un po' prima che senta la mano di Shawn sulla mia schiena.
Quel ragazzo mi ha lasciato addosso un nervoso impressionante e lo odio per questo.
"Sono sempre più convinto che farti incazzare non sia una buona idea".
Mi dice lui quando torniamo dentro.
Faccio una leggera risata, poi sospiro guardando l'orologio, sono le due meno cinque.
"Okay vado a lezione, mi raccomando oggi pomeriggio.
Ci sentiamo dopo"
Lui mi sorride, contagiando anche me.
"Va bene, ti prego non rimanere con l'umore-no per tutta la giornata.
Non ne vale la pena."
Dice, poi mi bacia e se ne va.

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