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Pensavo di riuscire a dormire dopo essere tornata in stanza, ma Astrid aveva altri piani.

Tutta la notte, mi ha parlato dei suoi complessi mentali e della situazione incerta fra lei e Cameron.

Io ho provato ad ascoltarla, le ho fatto pure qualche domanda, ma verso le sei di mattina sono proprio partita per il mondo degli unicorni.
Probabilmente ho anche russato.

Stavo dormendo proprio bene, almeno finché qualcuno non ha cercato di svegliarmi tappandomi il naso.

Subito penso a quel cretino di mio fratello.

All'inizio ho solo scosso la testa infastidita, ma il disturbatore persisteva, così gli ho tirato un pugno e dopo aver sentito un "AHIA!" che sicuramente non proveniva da Leo, apro un occhio per capire chi fosse il bastardo e mi trovo davanti Shawn.

Mi giro dall'altra parte, un po' per non farmi vedere nello stato pietoso nel quale sono, ma soprattutto per evitare di tirargli un altro pugno.

Farfuglia qualcosa tenendosi la mano sul naso e in parte anche sulla bocca e per questo non capisco quasi nulla di quello che dice, ma capto che ore sono.

È mezzogiorno.

Mi metto seduta sul materasso in una stanza che non è la mia e ancora non capisco cosa ci fa Shawn in camera mia, poi piano piano ricollego il cervello e mi ricordo di ieri sera.

L'idiota che mi ha svegliato continua a parlare, non so se con me oppure sta solo imprecando per il male che gli ho fatto, comunque non lo ascolto.

Prendo in mano il telefono e scorro le quattrocentonovantasei chiamate di mia madre e ottomilacentocinquantaquattro fra chiamate e messaggi da mio fratello.

Sono morta.

Decido di aspettare a rispondere, tanto la squadra di soccorso ormai l'avevano già fatta partire.

Mi tolgo le coperte percependo un gran freddo che non mi piace, e metto le gambe a penzoloni dalla parte del letto dove, ancora seduto per terra, si trova il cretino che stava ancora parlando ma che si ferma di colpo.

Ora, so di essere bella da togliere il fiato, ma così mi pare un po' esagerato.

Mi stropiccio gli occhi e mi stiro per bene, sempre davanti al muto e poi mi alzo in piedi, capendo perché del suo silenzio improvviso: non avevo più i pantaloni con cui sono certa essermi addormentata ieri sera.

E così mi ritrovo con solo una maglietta a maniche corte lunga, per fortuna, fin poco sotto il sedere, in piedi davanti ad un (bel) sconosciuto, muto per lo più, seduto per terra.

La mia vita di merda mi riserva sempre delle grandi sorprese.

Shawn ha, almeno, il buon senso di alzarsi e uscire dalla stanza, sempre in silenzio.

Cerco nel letto, quasi disfandolo, i miei pantaloni ma non li trovo, e nel momento della disperazione più totale Astrid entra in camera, con addosso i miei pantaloni.

"Ce li ho io i tuoi pantaloni, mi sono svegliata prima di te e mi pareva brutto scendere e farmi vedere in mutande dal canadese."

La guardo, sconcertata.

Si toglie i miei pantaloni e me li porge e lei si infila la gonna di ieri.
Me li metto, finalmente e poi sento il mio stomaco reclamare cibo.

In fondo ho saltato la colazione ed è ora di pranzo.

Scendo insieme alla mia amica e andiamo in cucina.

Lei, che aveva già iniziato la colazione prima, si risiede e continua a mangiare le sue uova con il bacon, mentre io la guardo in piedi ancora all'entrata.

Shawn si fa rivedere, superandomi per entrare, e si mette ai fornelli, credo a finire di preparare qualcosa anche per lui.

"Per prima cosa, lei beve una tazza grande di latte, con il nesquik è meglio. Non parla di mattina prima di averlo bevuto"
Gli fa sapere Astrid con la bocca piena.

"Okay" risponde lui.

In realtà non parlo anche per un'altra cosa, amica.

Prendo posto affianco a lei e Shawn mi mette davanti il mio latte e nesquik.

Shawn fa come se non fosse successo niente e Astrid continua a mangiare.

Stavo ancora facendo il primo sorso di latte quando la mia amica comincia a parlare.

"Perché hai il naso gonfio?"
Piega la testa verso destra e indica Shawn con la sua forchetta.

Quasi mi va di traverso il latte dal ridere.
Astrid mi guarda confusa e lui si tocca il naso con la mano destra.

"Quando mi hai detto di andare a svegliarla non mi hai avvisato di mettere delle protezioni"
Dice lui con una voce fastidiosa.

"Non avresti avuto bisogno delle protezioni se mi avessi svegliato delicatamente"
Rispondo io, infastidita da quello che ha fatto prima.

Lui mi indica con la sua tazza blu
"Ho provato a chiamarti, ma dormivi come un sasso"

"Scusa ma cosa le hai fatto?" Chiede Astrid ridendo.

Precedo lui nel rispondere, giusto per dargli fastidio "Mi ha tappato il naso."

Guardo Shawn pronta a scagliare un coltello nella sua direzione.

"Sei un cretino, io te l'avevo detto di non farla incazzare"

"MI HA TIRATO UN PUGNO" grida lui.

"Intanto la smetti di gridare che io sono reduce da una bella bevuta e lei è pronta a farti del male"
Mi indica con il pollice Astrid mentre io continuo a bere il mio latte tenendo lo sguardo infastidito sul ragazzo di fronte a me.
Voglio anche del caffè.

Lui sbuffa e si passa la mano destra fra i capelli.
Se lo fa ancora potrei anche smettere di essere arrabbiata.

"Doveva far ridere, mi dispiace se ti ho dato fastidio"

"Il pugno te lo sei meritato." Dico io facendo un sorrisino.
Lui ride.

Dopo colazione io e la mia amica ringraziamo per l'ospitalità e ce ne andiamo.
Lei gli ha dato pure un bacio sulla guancia, aspettandosi che io facessi lo stesso.
Anche no.

Andiamo a casa mia.
La porto con me un po' perché casa sua è troppo lontana per andarci a piedi e un po' per evitare l'immediata morte che mi aspetta.

È l'una quando arriviamo da me, e mi tocca pure suonare il campanello dato che non trovo più le chiavi.
Eppure ero sicura di averle prese.

Mi apre mia madre insieme a mio fratello.
Lei con un cucchiaio di legno in mano che spero metterà giù al più presto possibile.

"Io ti disfo"

Seven Days ||COMPLETE||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora