CAPITOLO 1: Una nuova vita

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              Oregon 2012

Le porte dell'orfanotrofio si richiudevano alle spalle di Malcom, un giovane avvenente di 18 anni, dagli occhi di un celestiale verde smeraldo, che sembrava quasi sfumarsi nell'azzurro ed i suoi ricci color oro, che sembravano appoggiarsi dolcemente sulle sue spalle. Guardava quell'edificio con un certo disprezzo, ma riteneva anche che in un certo senso, nonostante i continui tentativi di andarsene, fosse la sua casa. All'inizio aveva cercato una spiegazione per l'abbandono dei suoi genitori, dato che aveva saputo che fossero entrambi vivi, ma ora pensava che forse era meglio restare soli piuttosto che con delle persone disinteressate alla sua salute. Questo suo modo di vedere la vita era dovuto anche ai diversi episodi successivi di abbandono, poiché varie volte fu adottato, ma quelle famiglie lo riportavano nuovamente all'orfanotrofio. In particolare c'era stato un episodio che lo aveva sconvolto, ciò che era successo con la famiglia Pickett: lui aveva appena 6 anni ed era particolarmente affettuoso, tanto da legarsi quasi subito con il figlio. Un giorno però, la signora Pickett sentì che stava parlando con qualcuno nella sua stanza e le sembrò strano, dato che suo figlio era andato in gita e Malcom non aveva avvisato dell'arrivo di qualche suo amico nel pomeriggio. Quando guardò all'interno, si preoccupò molto per ciò che vide: Malcom era solo e stava parlando, quasi come se stesse dialogando con qualcuno, rivolgendosi ad una sedia vuota. Non appena notò che quella signora lo stava osservando con aria strana, disse -Forse lei non la conosce: si chiama Rose ed è la mia migliore amica-. La signora Pickett restò paralizzata per un momento, ma decise di assecondarlo e si rivolse a quella sedia -Ciao, piacere di conoscerti. Vi ho portato la merenda- aggiunse e dopo un invito di Malcom a stare un po' con loro, lei rispose -In realtà ho molte faccende da sbrigare, comunque voi continuate a giocare-. Malcom le rivolse un sorriso e continuò a giocare con Rose. La signora Pickett attese la sera per poter parlare con il marito e rivelargli ciò che aveva visto. -Penso che non ti debba preoccupare, dato che per un bambino è piuttosto solito avere un amico immaginario, con cui poter giocare. D'altro canto devi considerare che a parte nostro figlio non ne ha nessuno e dato che lui non c'era si sarà lasciato andare alla fantasia-. Sua moglie si rassicurò alquanto per quella spiegazione, anche se lei ora non sapeva come comportarsi: doveva assecondarlo e fargli credere di vederla anche lei? O era meglio rivelargli che era soltanto una sua proiezione? Il giorno seguente decise di andare da uno psicologo e gli espose il caso. -Signora, io credo che non ci sia nulla di cui preoccuparsi. Lei cerchi di assecondarlo e vedrà che nel giro di qualche giorno, lo avrà dimenticato. Lui vuole solo attirare l'attenzione, dato che difficilmente qualcuno si preoccupava tanto per lui in precedenza-. La signora diede ascolto allo psicologo e disse al marito di fare altrettanto. Passarono diversi giorni, durante i quali Malcom fu veramente trattato da re, durante i quali  non gli fecero mancare nulla e dopo una settimana la sua "amica immaginaria" era ancora presente. La signora Pickett si rassegnò e decise di portarlo a fare dei controlli mentali. I medici ritenevano che fosse pazzo e che dovesse essere sottoposto a qualche cura. La signora Pickett sapeva che questo avrebbe sicuramente richiesto molto tempo ed in più sarebbe stata molto brutta per un bambino. Sentendosi in colpa per questo, si decise a portarlo fuori da lì e non potendo più tenerlo lo riportò all'orfanotrofio. Malcom non comprese il motivo di quel suo gesto,ma questo lo fece soffrire molto, forse ancora di più di quando fu abbandonato da sua madre, dato che di quell'episodio non aveva alcun ricordo. Ora doveva trovare un buon posto dove andare e cercare anche qualche lavoro. Fortunatamente si ricordò di un amico con cui spesso andava in giro durante le sue fughe dall'orfanotrofio: James. Lui era il figlio di un mercante prestigioso e la speranza di Malcom era che potesse offrirgli un posto di lavoro e gli indicasse un luogo per poter restare. -Tu verrai a vivere con noi, non mi importa: del resto a casa nostra ci sono delle stanze in più che non vengono mai utilizzate. Sarà un piacere vedere che almeno una sarà occupata da un bravo ragazzo come te-. Malcom era sorpreso per quell' accoglienza non sapendo che era dovuta all'aiuto inconsapevole che aveva dato a suo figlio quando perse il fratello minore. Per la prima volta dopo l'abbandono dei Pickett, Malcom si sentiva veramente a casa. Grazie all'aiuto del padre del suo amico, riuscì a ottenere anche un buon posto di lavoro. La sua vita stava prendendo la giusta direzione. -Allora cosa ne pensi?- gli chiese James, che lo guardava con reale e sincera ammirazione. -Non potevo sperare in nulla del genere, ma questo lo devo soprattutto a te e a tuo padre- rispose Malcom, seriamente commosso per essere stato accettato dal padre del suo amico. -Dimmi una cosa: per caso fai degli incubi? Perché durante la notte ti sento parlare a volte- disse il padre, che stava iniziando a preoccuparsi che potesse fare uso di qualche droga o di altro. Malcom sapeva di cosa parlava, ma credeva si trattasse solo di un sogno e forse non era il caso di condividerlo: non voleva perdere la stima dei suoi amici.-Può anche darsi, ma non ricordo ciò che succede durante la notte. Forse faccio qualche sogno che mi fa emozionare a tal punto da mettermi a parlare nella realtà-. Malcom continuava a vedere quella bambina che lo aveva sempre accompagnato nella sua infanzia e le voleva veramente bene, quasi come se si trattasse di una sorella, ma spariva ogni volta che si avvicinava qualcuno. -Scusate se mi intrometto, ma non ho potuto fare a meno di sentire la vostra conversazione- disse una ragazza avvicinandosi. Nel complesso era una ragazza bella, anche se il suo corpo era alquanto robusto: aveva i capelli ricci e castani, gli occhi cerulei, in cui a volte prevaleva il colore verde, mentre altre il marrone. Non appena capì di avere attirato la loro attenzione, proseguì con la presentazione -Mi chiamo Nancy e mi occupo di problemi di sogni, incubi e quant'altro. Se potesse interessarvi un mio aiuto, sono a vostra disposizione- concluse la presentazione, dando loro un  biglietto da visita. -La ringraziamo, ma non credo ne avremo bisogno-. La ragazza si allontanò e tornò da un ragazzo, che tutti credevano essere il suo fidanzato. Quell'incontro risultò alquanto strano per tutti, ma un pensiero Alexander lo stava facendo. Si era deciso a controllare il comportamento di Malcom quella stessa notte. -Vogliamo ordinare la cena?- chiese James, vedendo tutti un po' turbati e pensierosi. -Sì certo. Ricordate che oggi offro io, quindi potete sbizzarrirvi nelle richieste- disse Malcom, ammiccando un sorriso nella loro direzione. Alexander si limitò ad un menù molto semplice, mentre il suo caro amico James aveva ordinato una buona cena, molto sostanziosa. Malcom rifletteva sul fatto che un aiuto sarebbe stato buono, per capire se si trattasse solo di un sogno o meno: del resto quella bambina che aveva conosciuto, sarebbe dovuta crescere, ma rimaneva sempre piccola. L'alternativa più logica era che parlasse nel sogno, una cosa che seppur bizzarra poteva accadere; l'altra alternativa andava sfiorando l'impossibile, ritrovandosi sulla soglia del soprannaturale, si sarebbe trattato di un fantasma o qualcosa di simile. Decise lui stesso di fare un esperimento, utilizzando la telecamera ad infrarossi di Alexander, per vedere cosa succedeva durante la notte. Tra il vino e buon cibo, dimenticarono quell'incontro. -Non dobbiamo avere alcuna fretta, perché tanto domani non si lavora, quindi godiamoci questa serata il più possibile- disse Malcom, che quasi non desiderava andare a dormire, così restarono fino all'una di notte a festeggiare, ma dato che comunque avevano lavorato fino al pomeriggio, iniziarono a sentirsi stanchi. Andarono a casa e Malcom praticamente crollò sul suo letto, ma ebbe il tempo di attuare il suo piano senza farsi accorgere da Alexander.  Come le altri notte, iniziò a sognare questa bambina ed ebbe un colloquio con lei e le chiese -Perché ci incontriamo ogni notte? Sembra quasi che ci sia qualcosa in più della semplice amicizia tra noi. Come mai?-. La bambina abbassò lo sguardo, ma poi aggiunse -Sì, in realtà non sono una persona, ma penso che questo tu lo abbia già capito-. Malcom acconsentì col capo e la bambina proseguì -Io sono un ricordo del passato che ritorna..- stava spiegando, quando si accorse di essere sorvegliati. Alexander era sull'uscio della porta ed aveva visto delle strane luci blu e una strana figura all'interno, che sembrava essere una bambina. -Oh mio Dio!- esclamò e vide che anche Malcom era sveglio, addirittura parlava con questa cosa. -Alexander- disse Malcom, rivolgendosi ad un uomo che era assolutamente sconvolto. -Può sembrarle strano, ma in realtà c'è una spiegazione più semplice: è una lampada particolare che fa quest'effetto: io, ecco può sembrare assurdo, ma.. ho paura  del buio e ho approfittato di questa particolare luce che è più ecologica-. Alexander non poteva certamente accettare una spiegazione campata tanto per aria e non fu l'unico a vedere quelle luci e ad avere dei dubbi: fuori dalla finestra nell'ombra c'era Nancy, che sorrideva in una maniera strana, quasi compiaciuta che avesse avuto ragione e la sua teoria poteva avere conferma. Ora quello che voleva fare era di riuscire ad avvicinarsi di più a quella famiglia, tanto da poter investigare. -Ci rivedremo presto- disse a sé stessa, cercando di scattare qualche foto. Sapeva per certo che presto avrebbe ricevuto una loro chiamata, sentendosi smarriti. Lei era piuttosto convinta di conoscere la natura di questo avvenimento e sapeva di poterli aiutare. Vide poi Malcom che cercava di riaddormentarsi, ma nonostante la stanchezza non riusciva a prendere sonno e si vedeva molto pensieroso. Come mai stava sempre vedendo quella bambina? E se l'aveva vista anche Alexander non era solo un sogno, ma qualcosa di più. Avrebbe dovuto cercare una soluzione ai suoi problemi, ma temeva che parlare con qualcuno, volesse significare passare per una persona mentalmente disturbata. Questo problema l'avrebbe rimandato al giorno successivo, quando avrebbe effettivamente potuto fare qualcosa.  

LICANTROPO IGNARODove le storie prendono vita. Scoprilo ora