CAPITOLO 2: RICERCA DELLA VERITÀ

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Nancy aveva intuito fin dal primo momento che qualcosa non andava nel verso giusto: quel ragazzo stava nascondendo qualcosa che lei era interessata a svelare. Lei faceva il suo mestiere già da parecchio tempo e questa volta sarebbe stata felice di svolgere delle indagini che le avrebbero permesso di restare al fianco di un così bel ragazzo. Il giorno seguente si aspettava che arrivasse la chiamata da parte di Alexander, che non avrebbe potuto resistere al desiderio di scoprire cosa stava accadendo al suo ospite, ma fu alquanto sorpresa di vedere che a contattarla fosse lo stesso Malcom. -Pronto, chi è?- chiese Nancy, sogghignando per aver trovato un nuovo caso da trattare. -Sono Malcom- rispose dall'altro capo del telefono. -Come mai mi hai contattata?- chiese, fingendo di non saperne il motivo. -Devo mostrarti alcune cose e descriverti un avvenimento che..ecco, non so come descriverti...- esitava Malcom, mentre Nancy lo esortava a continuare. -Ne possiamo parlare da vicino?- chiese, con una voce alquanto imbarazzata e lei acconsentì -Sul biglietto da visita può trovare il mio indirizzo. Possiamo vederci fra un'ora-. Malcom diede la sua disponibilità all'incontro e ne informò anche Alexander e James. -Vuoi veramente andare?- gli chiese James, alquanto scettico riguardo a queste cose. -Vuoi parlarle della tua paura del buio? E della strana lampada di cui ti sei attrezzato per vincere questa paura?- chiese scherzando Alexander, che non si era lasciato incantare dal suo racconto. Malcom sapeva che aveva molti dubbi, così gli disse la ragione più evidente che lo spingeva: -Io ero sveglio ed in piedi, come hai potuto constatare, ma mi sono reso conto di ciò solo dopo che sei venuto. Forse soffro semplicemente di sonnambulismo e se lei potesse sapere come risolvere questa questione, io potrei guarire definitivamente-. Alexander aveva delle commissioni urgenti da svolgere, così si allontanò da loro. Approfittando di quel momento James gli fece delle domande: -Tu non mi hai detto tutta la verità. Tra i due ero io quello che da bambino aveva paura del buio e non avresti bisogno di una lampada personale per avere della luce. Inoltre ci sono persone che hanno più esperienza in questi campi, rispetto ad una ragazza di 20 anni. Oppure ti piace la ragazza e usi questo pretesto per vederla?- terminò le sue domande James, con un sorriso punzecchiante. Malcom ricambiò quel sorriso e confermò che per un momento ci aveva pensato. -Se tu volessi venire con me, scopriresti una cosa su di me che solo un vero amico potrebbe superare e solo un amico potrebbe aiutarmi. Te la senti?-. James ci rifletté un attimo, ma attirato dall'intrigo, decise di accettare il suo invito. Nancy intanto preparava il tutto per accogliere al meglio i suoi ospiti e cercava di consultare un libro che potesse aiutarli, qualora la sua teoria fosse stata confermata. Alexander aveva deciso di andare in fondo a questa storia e conoscendo l'orfanotrofio da cui era uscito, si diresse lì per avere maggiori informazioni su di lui. Il suo amico di stanza si trovava ancora lì e Alexander chiese di poter parlare con lui. Riuscì ad ottenere quel permesso e cercò di avere più tatto possibile nel chiedergli ciò che doveva chiedere. -Ciao- gli disse e si presentò -Io mi chiamo Alexander-. La sua voce assumeva un tono quasi da ebete, come di solito si fa con i bambini, ma il ragazzo, un giovane di ormai 17 anni e pronto per farne 18, lo derise -Io non sono un ritardato: parla in un tono normale e dimmi in fretta ciò che vuoi-. Alexander si rese conto del suo errore e decise di seguire i suoi suggerimenti. -Io vorrei chiederti una cosa sul tuo compagno di stanza, che da poco ha lasciato l'orfanotrofio: per caso durante la notte, faceva qualcosa di strano? Tipo parlava da solo, o magari aveva delle strani luci blu per illuminare l'ambiente?..- chiese, rendendosi solo dopo di quanto potesse risultare ridicola questa serie di domande. -Noi eravamo grandi amici, ma sinceramente durante la notte io amo dormire e forse lui ha ricevuto la visita di qualcuno, ma credo si trattasse di una bambina di nome Rose-. Alexander lo ringraziò per l'informazione e si diresse un'ultima volta dalla responsabile dell'orfanotrofio per farle altre domande. -Mi stia bene a sentire: lei non ha adottato quel ragazzo, ragion per cui noi non siamo tenuti a darle nessun tipo di risposta. Certo, a meno che...- diceva, mentre con la mano faceva un gesto che non si poteva confondere. -Chiaramente tutto ha un prezzo!- esclamò Alexander, che le passò ben 20 dollari per una piccola confessione. -Da piccolo è stato più volte adottato, ma sempre riportato indietro. Tutto questo avveniva perché dicevano che lo sentivano parlare, quando con lui non c'era nessuno. Lui asseriva che c'era una bambina di nome Rose e che l'aveva avuto affianco fin da quando riusciva ad aver memoria. Il fatto strano è che neanche qui risulta nessuna Rose e non è possibile che l'abbia conosciuta prima di entrare qui, perché ci è stato affidato praticamente il giorno seguente la sua nascita-. Tutto questo stava diventando sempre più strano e Alexander salutò cordialmente tutti coloro che si occupavano dell'orfanotrofio, deciso a dirigersi a casa e a chiedere le giuste spiegazioni a Malcom. Quel ragazzo era stato veramente ben accetto da lui, ma temeva che questo, avrebbe avuto una cattiva influenza su suo figlio. Solo dopo aver aperto la porta ed aver gridato varie volte il nome di Malcom e quello di James, ricordò che erano andati da quella specie di "dottoressa del sonno". Sfruttò il tempo per pensare a ciò che avrebbe detto loro una volta tornati. Intanto Nancy aveva parlato con Malcom e aveva visionato il materiale che proveniva dalle telecamere. -So che può sembrare assurdo- aveva detto Malcom, comprendendo come potessero suonare quelle parole che stava per pronunciare -Ma io la notte vedo sempre quella bambina, avvolta in un'aura blu e sembra quasi riesca a toccarla. Fino ad ora ero convinto che fosse solo un sogno, ma dopo che anche Alexander mi ha detto di aver visto quelle strani luci, anche se non chiaramente la bambina, ho capito che stava succedendo qualcosa di strano. Tu cosa ne pensi?-. Nancy, nonostante la sua giovane età, aveva avuto molte esperienze nel campo del disturbo del sonno: aveva lavorato per uno psicologo e aveva imparato a comprendere che in alcuni casi le persone avevano delle paranoie, che si manifestavano durante il sonno, o magari sentivano la mancanza delle persone care e proiettavano la loro immagine come se si trovassero ancora con loro, così da non sentirsi sole. Questo caso si presentava lungi da situazioni di quel genere e comprese subito che stava accadendo qualcosa di straordinario, ma a cui non sapeva dare spiegazioni e per poterlo fare ci sarebbe voluto del tempo. Sentiva dentro sé che quell'evento era legato ad altro di più profondo e solo scavando nella sua storia sarebbe riuscita a comprendere ciò che stava succedendo. Probabilmente Malcom non sapeva niente, dato che sicuramente avrebbe detto tutto ciò che potesse aiutare le loro indagini. -Non voglio mentirti: sta accadendo qualcosa di strano, ma non so cosa e si dovrebbe scovare per capire. Magari se tu mi portassi dalla tua famiglia, forse...- stava dicendo Nancy, quando Malcom la interruppe -Allora non scoprirà mai di cosa si tratta: io sono cresciuto in orfanotrofio-. Nancy si dispiacque per ciò che le aveva rivelato e si sentì responsabile. Malcom la rassicurò:-Non ti preoccupare, non mi interessa più-. Nancy lo guarda negli occhi e subito gli propose -Se non è possibile risalire al passato, si potrebbe vedere cosa avviene adesso e come si evolve la situazione, così potremmo capire-. Malcom decise di non pensare più a tutto questo, così si sbrigò a dire -Non ti preoccupare per me, magari il problema sono io e come mi avevano suggerito da bambino dovrei andare da uno specialista della mente-. Nancy voleva evitare che lo facesse, ma non aveva alcun potere su di lui, così dovette lasciarlo andare. Conoscendo dove si trovasse la sua casa, decise di installarvi più di un dispositivo difficile da individuare e che permetteva di scoprire la presenza di anomalie in una stanza, ma avrebbe dovuto attendere il momento più opportuno, cioè quando la casa era vuota. Malcom ritornava intanto con il suo amico, sbalordito da ciò che aveva sentito. Alexander decise di fare delle domande a Malcom, per chiarire definitivamente la situazione. -Chi è Rose?- gli chiese talmente seccamente, che lui comprese ciò che aveva fatto per avere delle informazioni. -Rose era una bambina che ho conosciuto quando ero piccolo- rispose Malcom senza pensarci troppo e Alexander subito ribatté -Non c'era nessuno che si chiamasse così all'orfanotrofio però!-. Malcom rispose quasi di rimando -L'ho conosciuta durante una piccola fuga dall'orfanotrofio. Ho avuto l'opportunità di divertirmi con lei come mai prima di allora-. Le sue spiegazioni sembravano essere logiche, ma restava da spiegare la ragione per cui nella stanza si erano diffuse quelle luci e al centro sembrava ci fosse una figura femminile. -So che ti sembra strano quanto accaduto, ma ho parlato oggi con quella ragazza che si era presentata. Mi ha spiegato che è tutta una proiezione della mia mente, un desiderio tanto forte di rivederla, che la sogno la notte. In quanto alla luce, ecco la lampada- disse. In realtà si era dovuto fermare più volte per trovare una lampada che avesse quelle caratteristiche e aveva fatto promettere a James di non rivelare quanto realmente accaduto. Dopo che Alexander se ne fu andato, Malcom parlò con James e gli chiese di dimenticare la vicenda. Quasi come se si fosse realmente trattato di un'illusione, quella sera, Malcom non ebbe alcun tipo di visione e neanche gli altri, Nancy inclusa, riscontrarono nulla di anomalo. Possibile che fosse tutto stato veramente solo un sogno? O forse la sua mente aveva riacquistato la ragione pur di non vedersi sottoposta all'interrogatorio di un estraneo?

LICANTROPO IGNARODove le storie prendono vita. Scoprilo ora