CAPITOLO 15: IL SOVRANNATURALE IN ITALIA 3° parte

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Quel lupo, nonostante fosse di rango superiore, non sembrò rendersi conto del fatto che io stavo scappando e credo che sia dovuto al fatto che non ha sviluppato quell' abilità in particolar modo. Mi sono allontanata abbastanza da non essere raggiunta e ho cercato di vedere ciò che succedeva. Dalla distanza da cui osservavo, fui solo in grado di vedere una figura, somigliante al lupo superiore, allontanarsi lentamente, come se nulla fosse successo. Avrei voluto tornare subito a casa di quel lupo, ma sapevo bene che ogni momento che passavo con lui, lo mettevo sempre più in pericolo e dopo quello che stavo affrontando, non avevo voglia di complicargli la situazione. Tornai a casa mia, bruciai tutte le foto ed il video realizzato e feci una foto del falò. Scrissi una lettera, accompagnata dalla foto e la spedii all'indirizzo di quell'uomo. Gli feci capire di aver mantenuto la promessa e cercai in qualche modo di confortarlo. In risposta alla mia lettera, ricevetti una da parte sua, dopo un paio di giorni dall'accaduto. "Ti ringrazio per essere stata così leale ed aver mantenuto la parola: non tutti lo avrebbero fatto. Ora però devi andare via: i lupi stanno iniziando a sospettare del fatto che un umano stia ficcando il naso in faccende che non gli competono. Per adesso non pensano che tu sia coinvolta, ma meglio non rischiare. Ti auguro una buona fortuna". Sapevo che quel lupo mi stava dando un  consiglio che non avrei dovuto ignorare, così preparai subito le mie cose ed andai via. La mia curiosità dopo quell'esperienza crebbe ancora di più, così andai in un'altra cittadina che presentava lo stesso problema: dai libri che avevo letto, sapevo che i lupi si uccidessero con proiettili d'argento, così caricai la mia pistola con quei proiettili, in modo che in caso di aggressione mi sarei difesa. La mia scelta si rivelò essere molto saggia, perché in quella città, alla successiva prima luna piena, fui attaccata da un lupo mannaro: quel lupo non faceva parte di un branco e una volta ferito, lo vidi accasciarsi. Il colpo, mi resi conto, non sarebbe stato mortale, ma gli impediva di muoversi, così mi bastava un altro colpo per porre fine alla sua vita. Mi avvicinai, puntando la pistola, ma non ebbi il coraggio per farlo, dopo che lui mi aveva osservato con i suoi splendidi occhi neri. Mi munii anche di acqua benedetta, anche se in realtà dai libri letti, quello poteva essere un rimedio contro i vampiri. Da qui mi vennero dei dubbi anche in merito a questo: e se i lupi non fossero gli unici ad esistere veramente? Lo legai con delle catene d'argento ed attesi che trascorresse la notte, cercando di impedire una fuoriuscita eccessiva di sangue. Quando il lupo tornò alla sua forma originaria, vidi bene che si trattava di un ragazzo e la ferita che gli avevo procurato era situata sulla spalla sinistra. Chiamai un'ambulanza e così lo curarono. Fece ritorno a casa quel giorno stesso, così come aveva richiesto ed io sapevo bene il motivo: in un ospedale chissà quante vittime ci sarebbero state. I dottori erano alquanto contrariati, perché a casa sua non c'era nessuno, dato che i genitori erano in viaggio, la sorella dormiva da alcuni zii che si trovavano nel nord Italia e non aveva parenti vicini. Fui io a garantire di prendermi cura di lui. Quel ragazzo mi aveva guardato diffidente, ma si rese conto che era l'unico modo per andare via, così mi presentò come una sua zia. -Beh ora puoi anche andartene!- disse lui, dopo che arrivammo a casa -Hai fatto la tua buona azione per farti perdonare ed io ti ho concesso il perdono-. No, non avrei ascoltato i suoi comandi, così mi ribellai apertamente, tanto che lui per invitarmi ad uscire mosse la spalla e per poco non toglieva i punti. -Stai fermo- gli dissi dolcemente ed anche un po' pentita, perché sapevo che il suo stato era colpa mia. -Non volevo farti del male e so che probabilmente tu non volevi farne a me. La tua trasformazione ti fa perdere la ragione-. Il ragazzo si era reso conto del fatto che io sapevo molte cose sulla sua specie -Per questo hai insistito sul fatto che venissi curato a casa, perché sai che questa notte..- stava per spiegare ed io feci un cenno positivo con la testa. -Per il tuo bene dovrei tenerti legato qui, con delle catene d'argento. Ma come mai sei solo? Non appartieni a nessun branco?-. Il ragazzo mi osservò con più attenzione: forse stava valutando se poteva rispondere o meno alla mia domanda. -Qui non c' è nessun branco: i lupi sono lasciati a sé stessi e tutto questo perché nessuno vuole avere la responsabilità-. Io credevo che il fatto di essere un branco avrebbe potuto aiutarli, così gli suggerii di prendere il comando. Lui mi rise in faccia, sostenendo che non sapevo cosa volesse dire, dover progredire abbastanza per poter diventare uno di rango superiore, ma io lo scioccai quando gli dissi per filo e per segno in cosa consisteva, senza accennare a chi me lo avesse rivelato. -Bene, vedo che lo sai perfettamente- riconobbe lui. -Io non sono fatto per farlo e neanche gli altri sono disposti-. Io gli feci capire che c'era bisogno per loro di organizzarsi, perché altrimenti sarebbero stati a rischio di essere scoperti ed avrebbero messo a rischio tutto ciò che rappresentavano. Dopo un'abbondante discussione, lui sembrò quasi convincersi, anche se mi accorsi che era quasi il tramonto. -Io mi occupo di tenere te lontano dai guai, ma cerco anche di proteggerci nel caso qualche lupo dovesse avvicinarsi- gli dissi e mentre piazzavo diverse trappole fatte con l'argento, gli chiedevo se anche sua sorella fosse un lupo. -No, lei no: non tutti i lupi mannari riescono a fare dei figli col gene di lupo. Non so bene per quale rapporto a livello di geni o di cellule ciò non avvenga, ma è così-. Quello che accadde durante la notte è veramente indescrivibile: lui stava per trasformarsi in lupo, ma non ci riusciva grazie alle catene con cui lo avevo circondato. Le sue grida di dolore erano così forti che sicuramente si sentivano per chilometri. Fortunatamente ci eravamo allontanati dalla città, o forse sfortunatamente: nel luogo in cui ci trovavamo, lui sapeva che non c'erano lupi mannari, ma forse qualcuno è stato attirato dalle sue urla, che non si attutivano neanche con lo scotch che gli avevo posto sulle labbra. Fortunatamente avevo circondato la casa con delle trappole, che mi permisero di resistere ai diversi attacchi che avvennero durante la notte. Il giorno seguente, trovai un ragazzo che aveva appena assunto sembianze umane. Lo curai e gli chiesi cosa ne pensava di avere un leader. Lui riteneva che fosse la cosa migliore per i lupi, in modo che non fossero più spersi e proposi nuovamente a quel ragazzo di essere il capobranco. -Dimmi una cosa- gli chiesi, oramai curiosa -Ma quale potere hai sviluppato?- lui mi guardò e mi disse -Il mio potere lo hai ascoltato stanotte: sono capace di emettere delle grida, richieste d'aiuto o suoni minacciosi, che coprono una grandissima distanza. Inoltre posso richiamare mentalmente altri lupi-. Le sue abilità lo rendevano veramente un capo adatto e così lo incoraggiai a farlo. Lo curai e lo tenni incatenato per gli altri due giorni di luna piena, dopodiché lo riportai a casa e lo aiutai finché il braccio non guarì del tutto. Era trascorsa una settimana e decisi di proseguire il mio viaggio. Incontrai durante questo viaggio lupi con diverse capacità sviluppate: chi la velocità, chi la capacità di trasmettere mentalmente con gli altri, chi la forza, chi il pelo folto a difenderlo meglio, chi con grida tanto forti da sentirsi da tanto lontano, chi con la capacità di fare salti più in alto, chi con denti che perforavano di tutto. Ma presto avrei scoperto ancora un'altra cosa, che forse nessuno riuscirà a credere, forse troppo complessa persino da spiegare. Forse arrivato a questo punto non potrò avere mai più una vita normale....

LICANTROPO IGNARODove le storie prendono vita. Scoprilo ora