"Saliamo in macchina", ordinò Gibbs, "e lei faccia strada", disse rivolto a Lucy.
"No, è meglio andare a piedi, da qui in poi il terreno è molto franoso a causa della pioggia e si rischia seriamente di restare impantanati con la vettura, avete delle torce o qualcosa del genere?", rispose la donna guardandosi intorno."Certo", scattò Tim andando verso l'auto, presero le torce come era stato consigliato e le distribuì.
"Emma, lei resti in auto per favore", disse rivolto all'altra donna che annui con espressione tesa, poi s'inoltrarono nel sottobosco guidati dalla maestra."Fate attenzione, il terreno è franato in più punti" li avvisò la ragazza facendosi luce. Non era facile orientarsi con quel buio, ma le sarebbe bastato ripercorrere la stessa strada dritta dell'andata. Sul suolo erano visibili le sue impronte e i punti dove, per colpa del fango, era ruzzolata. Non aveva più forza nelle gambe, quella corsa contro il tempo l'aveva sfiancata e il pensiero di Tony solo immerso in quell'oscurità e ferito gravemente, non l'abbandonava un'istante.
"Ecco, la zona dovrebbe essere questa", ansimò facendo luce intorno.
"Qui non c'è niente, ne è sicura?", scattò Gibbs accigliato.
"Certo...", rispose con voce incerta, "Tony!" lo chiamò Lucy.
Il rumore della pioggia sembrava coprire ogni rumore attorno a loro. Era come essere immersi in un'enorme bolla d'acqua: "Tony, se mi senti rispondi, Tony!", riprovò scossa, ma continuava a non sentire nient'altro che i loro respiri affannati e l'acqua che tempestava il terreno pesantemente."DiNozzo, rispondi!" si aggiunse al coro Gibbs.
"Tony!" lo chiamò disperato anche McGee.
"Era ancora cosciente quando vi siete lasciati?" chiese Jethro alla donna che annuì in ansia.
"Tony, rispondi!" continuò a chiamarlo, ma non ricevette alcun segno di risposta.
"Forse è colpa della pioggia, il suo rumore copre tutti i suoi" ipotizzò Tim.
Lucy si guardò intorno, gli alberi iniziavano a sembrarle tutti uguali e iniziava ad entrare di nuovo in iperventilazione. "Sta calma Lucy" si disse mentalmente, "fai un bel respiro e concentrati" inspirò lentamente ed espirò.
"DiNozzo!".
"E' qui da qualche parte, ne sono certa, dev'essere qui", sussurrò Lucy con le lacrime agli occhi, "anche volendo non sarebbe stato in grado di allontanarsi con quella ferita al fianco".
"Di cosa parli?", volle sapere Jethro.
"Jo...", si bloccò incapace di pronunciare quel nome, come poteva confessare che il suo migliore amico era la stessa persona che aveva pugnalato Tony al ventre? Scosse il capo scacciando le immagini di quei terribili istanti dalla mente quando si accorse di un bagliore che rifletteva la luce della torcia dell'uomo con gli occhi color ghiaccio.
"C'è qualcosa lì!", esclamò indicando un punto tra la vegetazione.
Gibbs spostò il fascio di luce della torcia nel punto indicato dalla donna e il quadrante dell'orologio da polso di Dinozzo prese a brillare: "Oh mio dio!" sussultò Lucy vedendo la mano immobile in mezzo al fango "Tony!!" corse disperata, ma McGee la fermò.
"Lasciami, voglio andare da lui!" gli urlò, "Tony! Tony!!".
"Lasci che ce ne occupiamo noi, per favore" le chiese Tim lasciandola andare, lei ansimò con gli occhi gonfi di lacrime, "tenga, chiami subito il 911 e richieda un'ambulanza" concluse mettendole in mano il cellulare e raggiungendo Gibbs che si era appena chinato sul compagno ferito.
"Capo come sta?" gli chiese.
Gibbs prese il polso di DiNozzo e poi gli posò una mano sul collo: "Non c'è battito!" sussurrò col volto illuminato da un lampo.
"Cosa?" mormorò Tim con un filo di voce, "no, non è possibile..." continuò.
"Non c'è un minuto da perdere McGee, forza!", lo scosse Jethro togliendosi il giubbotto e posandolo sul corpo seminudo del suo SFA, ma Tim rimase immobile con gli occhi sul viso pallido dell'amico. "Che diavolo stai aspettando, McGee? Dammi una mano!" lo spintonò Jethro, liberando la gola di Tony e iniziando a praticargli la respirazione bocca a bocca, mentre Tim iniziò a praticargli il massaggio cardiaco."Forza Tony, non te ne andare!" urlò Gibbs tra una respirazione e l'altra, "non lasciarmi Tony, non lasciarmi dannazione!" continuò disperato sotto la pioggia battente.
"Dai amico, forza!" lo incitò anche Tim, "non puoi farci questo, Tony, avanti!".
Lucy guardava la scena a pochi passi da loro, il cuore in gola e il sangue ghiacciato nelle vene, non sentiva più nulla, né la pioggia, né il freddo e neanche la stanchezza, il tempo, il mondo intero si era fermato col cuore del suo amato. Aveva detto che l'avrebbe aspettata, che non sarebbe andato da nessuna parte e invece, se n'era andato per sempre in un luogo a lei sconosciuto senza darsi neanche il tempo di coltivare quel tenero sentimento appena sbocciato tra di loro. "Tony...", singhiozzò, "Dio ti prego, non portarmelo via, ti prego...", continuò non riuscendo più a trattenere le lacrime mentre in lontananza si sentivano le sirene dell'ambulanza e la notte stava ormai volgendo al termine.
"Tony" ansimò Gibbs continuando a praticargli la respirazione, "andiamo...Tony".
"Capo, è inutile" mormorò McGee sfinito.
"No!" scattò Jethro, "non fermarti McGee, continua".
"Capo è morto!".
"Avanti Tony, forza...forza".
"Capo..." lo chiamò Tim con più decisione. Gibbs alzò gli occhi incrociando lo sguardo con quello lucido di Tim, "è finita capo, lascialo andare" concluse trattenendo le lacrime. Jethro ansimò, gli occhi gli si riempirono di lacrime: "No..." mormorò enfatizzando le parole negando anche col capo, "non gli permetto di piantarmi così! Spostati!" concluse prendendo il posto di McGee e continuando a praticargli il massaggio cardiaco, mentre i paramedici scesero dai mezzi.
"Si sposti" disse uno dei medici a Tim portando con sé il kit di rianimazione, McGee si spostò scosso, si sentiva impotente. Guardò le mani sporche del sangue del suo amico ed un motto di rabbia misto a disperazione lo scosse fin nel profondo. Alzò gli occhi al cielo lasciando che le lacrime si confondessero con quelle che Dio stava versando per loro quando un rantolo lo scosse.
"Così, bravo Tony respira, respira" rise Gibbs accarezzando il capo del suo agente, "piano, piano" concluse ridendo tra le lacrime. Tony lo guardò debolmente, provò a togliersi la maschera dell'ossigeno, ma i dottori lo sbloccarono: "Non deve far sforzi, stia fermo".
"Lu...cy..." mormorò Tony con un filo di voce.
"Sono qui" rispose lei sfiorandogli la mano.
"Ok, carichiamolo sull'ambulanza".
"Andiamo, andiamo".
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Un piccolo angelo
FanfictionUna mattinata che inizia come tante altre e,tra uno scherzo e una battuta, arriva un nuovo caso per la squadra di Gibbs che questa volta dovrà occuparsi di un rapimento ai danni della famiglia di un marine. I sospetti sembrano ricadere tutti su una...