Le luci soffuse, il rumore di stoviglie e il suono di un pianoforte, il tutto impreziosito da meravigliosi fiori che adornavano i tavoli. Quel posto era davvero il top, era uno dei locali preferiti di Senior e questo la diceva lunga per qualità e classe. Seduto al bancone del bar, Tony sorseggiava un drink in attesa della sua adorata maestra. Il cellulare squillò e il cuore sobbalzò con lui, lo sfilò dalla tasca quando vide che si trattava solo di McGee: "Ciao Tim, che succede?" gli chiese fiacco.
"Ehi, che voce, tutto bene?" rispose il collega all'altro capo.
"Si, pensavo fosse un'altra persona, scusa" sospirò.
"La Barrow per caso? Ma come? Non vi siete chiariti?".
"No, a quanto pare la nostra Ziva sa essere molto persuasiva" s'irrigidì al sol pensiero, "non so se andrà bene, sai?".
"Dove sei? Ti raggiungo così parliamo!" propose l'amico.
"No, Tim grazie, ma sto aspettando Lucy...ammesso che venga ovviamente!".
"Spiegati meglio".
Tony sorseggiò un altro sorso e raccontò all'amico come era andato il dialogo del pomeriggio.
"Non vorrei portare male, ma non mi sembra ci siano grandi speranze" commentò infine McGee con tono contenuto.
"Già" sospirò Tony affranto, "tra l'altro sta pure diluviando ed io odio la pioggia!".
"Ascolta, se dovesse andare male, chiamami ok?" gli chiese Tim.
"Mi stai chiedendo di ripiegare su di te? Guarda che sono esigente", ironizzò malizioso."Idiota, non in quel senso! Ma almeno non berresti da solo", sospirò l'altro.
"Ok, grazie McGee" sorrise contento del gesto del collega, "piuttosto, che volevi?".
"Niente di ché, sto lasciando l'ufficio ora e mi chiedevo come fosse andata con la Barrow e così ti ho chiamato", spiegò, "niente indagini o cadaveri, tranquillo!".
"Ottimo e niente maestra, aggiungerei!".
"Ehi, è ancora presto, magari alla fine si presenta!", provò a rincuorarlo, "comunque, se hai bisogno, sai dove trovarmi. Intesi?".
"Grazie di tutto, Tim", sospirò e mise giù la comunicazione.
Il tempo scorse lento e DiNozzo incominciava a essere stanco di vedere gruppi di persone entrare, consumare ed uscire. Sospirò guardando il bicchiere ormai vacante e chiese un altro drink per smorzare la noia finché pian piano i tavoli non furono tutti liberi.
"Signore? Mi scusi, ma dobbiamo chiudere" lo avvicinò un cameriere.
"Si, certo..." mormorò con un sorriso cordiale. Prese il cappotto e uscì fuori dal locale dove si stava scatenando un violento temporale. Quella sensazione gli ricordava la notte che erano scappati, la corsa nel bosco, la caduta nel fango e quell'abbraccio sotto la pioggia battente. Possibile che le poche parole di Ziva erano riuscite a cancellare tutto quello che era successo tra di loro? Non riusciva a crederci. Se si concentrava, poteva ancora sentire la sensazione del suo corpo caldo sulle mani, la stretta al petto e quei piccoli morbidi seni schiacciati su di sé durante quella caduta. Forse era vero che si conoscevano da pochissimo tempo e che avevano passato insieme un tempo infinitamente breve, eppure sentiva che lei era quella giusta, ma donna che avrebbe fatto la differenza, ma Lucy non presentandosi aveva infranto tutte le sue speranze: era finita!
Alzò il collo del cappotto e iniziò a incamminarsi sotto l'acqua battente. Per quanto si sforzasse di mantenere un atteggiamento freddo e distaccato, sentiva il cuore farsi pesante ogni volta che il viso di Lucy faceva capolino nei suoi pensieri. Le sarebbe bastato vederla anche solo un'altra volta, provare ancora una volta a farle comprendere quanto lei era diventata importante per lui quando si sentì chiamare: "Tony!". La voce era leggermente rauca e nasale, delle sfumature innaturali per quel che ne sapeva lui, eppure, aveva riconosciuto quel suono e il cuore gli salì in gola.
"Lucy?", mormorò voltandosi incredulo.
La giovane donna era completamente fradicia e con una scarpa stretta in pugno. Zoppicò lenta per raggiungerlo, sembra molto affaticata: "Perdonami", sospirò con gli occhi lucidi, "volevo venire credimi, ma è successo di tutto e..." singhiozzò, "oddio sono un disastro!" esclamò imbarazzata. Aveva gli occhi lucidi e il fiato corto, segno che aveva corso come una disperata per arrivare sul luogo dell'appuntamento.
"Non importa...", le sorrise.
Vide lo sguardo della donna spegnersi lentamente e abbassare il capo: "Beh, certo...è ovvio! Ormai è troppo tardi, giusto?", sorrise tirando su col naso.
"No, non volevo dire quello!".
Lei lo fissò senza rispondere e Tony s'impettì avvicinando ancora di più i loro corpi sotto la pioggia battente: "intendevo dire che non importa se ti senti un disastro e sei in ritardo", le disse prendendole le mani, "quello che conta è che sei qui ora, in questo istante", continuò baciandole i dorsi, "e che sei bellissima".
Lucy s'irrigidì arrossendo vistosamente e lui continuò; "però direi di continuare a parlarne in un luogo caldo e asciutto o, bagnata come sei, ti ammalerai", propose.
"E dove?".
"Ti porto a casa mia, non è molto distante da qui" sorrise lasciando una delle due mani, mentre lei strinse con forza l'altra che era ancora al caldo della sua e si lasciò guidare sotto l'acquazzone.

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Un piccolo angelo
FanfictionUna mattinata che inizia come tante altre e,tra uno scherzo e una battuta, arriva un nuovo caso per la squadra di Gibbs che questa volta dovrà occuparsi di un rapimento ai danni della famiglia di un marine. I sospetti sembrano ricadere tutti su una...