Capitolo 27

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McGee arrivò in ospedale che era da poco passato il giro di visite dei dottori, si affacciò sulla soglia della stanza e vide l'amico che dormiva sereno. Il sol vederlo immobile con gli occhi chiusi gli provocava delle fitte allo stomaco e la mente gli si riempiva di flashback di quella notte. Entrò silenzioso, al braccio di Tony c'era una flebo per la trasfusione di sangue e in un'altra una sostanza bianca. Il respiratore era sparito.

"Ehi McGee!" mormorò assonnato.

"Ciao Tony" rispose distogliendo lo sguardo.

"Ti darei la mano, ma sono bloccato" ironizzò indicando con lo sguardo i due accessi venosi.

"Non importa" si affrettò l'altro impacciato.

"Cos'hai?" si preoccupò vedendo l'espressione schiva dell'amico, "è successo qualcosa per caso? La squadra sta bene?  Gibbs?".

"Stanno tutti bene, Tony, non preoccuparti".

"Allora è Lucy?!".

Tim lo scrutò con interesse: "Ti interessa quella donna?" gli chiese.

Tony non rispose, ma si limitò a fargli un sorriso così ampio e solare, da irradiare tutta la stanza. Si, era evidente, pensò McGee, poi gli vennero in mente le parole che Ziva aveva rivolto alla Barrow e si sentì anche peggio per avergli nascosto quella cosa.

"Tim?" lo chiamò Tony perplesso.

McGee sospirò e prese posto vicino a lui: "Tony, mi prometti che se ti dico una cosa, non mi chiederai spiegazioni?" gli chiese serio. L'amico lo scrutò socchiudendo gli occhio: "Che significa McMistero?".

"Dai Tony! Per me è importate e sappi che non è affatto facile" ribatté Tim posando la sua mano su quella di Tony che sgranò per un attimo gli occhi preoccupato.

"Mc...Gee...?" balbettò.

"Lasciami parlare Tony ti prego o perderò tutto il coraggio che mi ha trasmesso Gibbs" lo interruppe.

"Il capo lo sa?".

"Si, ne ho parlato con lui prima" fece una pausa sorridendo al ricordo, "pensa è stato lui a convincermi a dirti tutto".

"Ma pensa...." sorrise Tony isterico, "ma non devi dirmelo per forza...".

"Si invece, devo togliermi questo peso dal cuore" s'infervorì stringendo la mano dell'amico nella sua, "Tony io...".

"McCasanova non dire cose che potrebbero essere fraintese!!" scattò DiNozzo liberando la mano.

Tim lo fissò sconcertato, non capiva il perché di quel gesto di stizza, poi realizzò: "Ma no, che hai capito idiota!" scattò rosso in viso, "io volevo solo farti le mie scuse per l'altra notte!" urlò così forte che due infermiere fuori dalla stanza li guardarono e scoppiarono a ridere maliziose.

"Grazie McGee" sospirò Tony imbarazzato.

"Scusa Tony" mormorò.

"Ormai è fatta", sbuffò contrariato, "allora? Di cosa volevi parlarmi?".

Tim lo fissò con sguardo assente, quel momento di imbarazzo tra di loro gli aveva fatto perdere il coraggio e ora non sapeva più come rapportarsi o come iniziare il discorso: "Ecco..." mormorò incerto quando il cellulare squillo con suo sommo piacere, "si Abby?".

"McGee, sei da Tony?" le chiese la donna dall'altra parte della comunicazione.

Lui si voltò a guardare l'amico che continuava a fissarlo perplesso: "Si, sono qui, perché?".

"Puoi passarmelo un attimo?" chiese tutta elettrizzata.

Tim passò il cellulare a Tony: "E' per te!" comunicò.

"Per...me...?" chiese con una smorfia, "Abby?".

"Tony, ciao!" esclamò così forte che l'agente dell'ncis fu costretto ad allontanare il ricevitore dall'orecchio, "stai bene?".

"Prima o dopo avermi rotto un timpano?".

Lei rise.

"Che posso fare per te, Abby?" chiese sorridendo.

"Nel luogo dove ti hanno tenuto prigioniero, c'erano degli animali?".

"No, a parte quel tizio che picchiava come un gorilla inferocito" fece una pausa, "hai trovato qualcosa suoi vestiti che ti sei portata via ieri?".

"Si, tracce di pelo e mi chiedevo se ne conoscevi l'origine".

Tony rise tenendosi la ferita sulla pancia: "Sono quelli di Puccie, il cane della signora Caroline, mi è saltato addosso quando ho interrogato la padrona".

"Interessante...".

"Non credo Abby, la signora Caroline vive da sola col suo cane e ha quasi 80 anni" specificò Tony.

"Allora forse mi sto concentrando sull'indizio sbagliato" commentò Abby sopra pensiero, "ripassami McGee per favore e cerca di non fare sforzi".

"Sta' tranquilla Abby, starò buono, promesso" sorrise, poi ripassò il telefono a McGee.

"Abby?" la chiamò lui.

"Tu! Piccolo insulso genio!" esordì con voce collerica, "noi due dobbiamo parlare a proposito di stamattina!".

"Ora?" balbettò perplesso.

"Subito!" rispose Abby mettendo giù la comunicazione.

"Ti conviene andare McColpevole, non so cosa tu abbia fatto a Abby, ma di sicuro avrà in serbo per te una ramanzina coi fiocchi!" sorrise divertito.

"Già" sospirò McGee, "ci vediamo Tony" concluse uscendo dalla stanza.

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