Capitolo 12

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La porta si schiuse con un sonoro tonfo e rumore di passi precedsettero l'arrivo del loro rapitore. Lucy era faticosamente tornata al suo posto, mentre Tony si era seduto eretto con le spalle appoggiate alla parete. Doveva pensare in fretta ad un modo per andarsene da quel posto.

"Bene, vedo che il nostro agente si è svegliato" ironizzò l'uomo dalla corporatura massiccia. Nonostante fosse completamente vestito di nero e indossasse una maschera, Tony era certo che si trattasse della stessa persona che aveva usato Lucy come ostaggio poco prima che venisse steso col taser. Quella voce ormai gli era entrata in testa e non se la sarebbe scordata tanto facilmente.

"Non te l'ha detto nessuno che Halloween è passato da un pezzo?" chiese DiNozzo con la sua solita espressione strafottente.

"Ti credi divertente?" ribatté l'altro.

"Si...abbastanza".

L'altro sorrise a denti stretti, poi prese da una tasca il documento di Tony: "Agente speciale Anthony DiNozzo".

"Molto speciale!" lo corresse Tony continuando con la sua aria a metà tra l'ironico e la sfida.

"Speciale in cosa esattamente?".

"Slegami e te lo faccio vedere" sorrise provocatoriamente Tony.

Lucy dal suo angolo guardava la scena in silenzio, era pietrificata dalla paura, tra i due c'era una tensione così forte da soffocarla.

"Mi prendi per stupido?!" sbraitò il rapitore rabbioso.

"Ah, perché non lo sei?" si finse sorpreso Tony, "strano a giudicare da quella orrenda maschera avrei detto il contrario".

L'uomo non rispose ma assestò un calcio al volto di Tony che si accasciò su un fianco: "Te la sei cercata!" ansimò colmo di collera.

Lucy si lasciò scappare un sussulto, mentre fissava Tony dall'altra parte della stanza che si leccava il sangue uscito dal labbro.

"Tutto qui quello che sai fare?" ansimò. Il colpo l'aveva sentito eccome, ma doveva cercare di tenere alta l'attenzione su di lui, se avessero riservato lo stesso trattamento alla ragazza non sarebbe resistita mezzo secondo.

L'uomo vestito di nero gli posò un piede sul petto: "Lo sai che posso schiacciarti come e quando voglio, sbruffone? So a che gioco stai giocando".

"Davvero?" ansimò DiNozzo, il peso del corpo dell'uomo era tutto sulla sua cassa toracica e gli stava togliendo ossigeno.

"Stai guadagnando tempo sperando che i tuoi colleghi vengano a salvarti, ma mi dispiace comunicarti che non verrà nessuno e sai perché?".

"Illuminami, genio!", strinse i denti sofferente.

L'uomo gli sferrò una pedata in pieno stomaco che fece piegare Tony in avanti gemendo. "Perché ho avvisato il tuo caro amico McGee che eri andato a casa e che non avevi trovato nulla di anomalo" rise compiaciuto nel vedere gli effetti del suo ultimo colpo sull'agente che non si era ancora ripreso.

"Proprio geniale" ansimò Tony sforzando di controllare la respirazione, "ti rendi conto di quello che stai facendo?" chiese ritornando eretto, "hai sequestrato un agente federale, lo sai che significa, idiota? Che sei nei guai fino al collo!" concluse alzando la voce.

"Peccato che quando ti avranno trovato, sarò già lontano con la mia parte di denaro" rise divertito, "e per far sì che ciò avvenga" riprese voltandosi verso la ragazza che lo guardava con occhi gelidi, "mia cara Lucy, devi dirmi dove si trova il moccioso dei Murray" le sorrise.

"Come fai a conoscere il mio nome?" gli chiese perplessa.

"Non ti riguarda!" urlò, "dimmi dov'è!".

La ragazza si strinse ancora di più contro il muro, ma non rispose.

"Maledetta stupida, non capisci in che situazione ti trovi?" inveì prendendola per i capelli, lei soffocò un urlo tra i denti stretti.

"Ehi! Lasciala stare! Perché non te la prendi con uno della tua stesa taglia, omone!" intervenne Tony. Lei lo guardò con gli occhi lucidi, non capiva cosa potesse mai fare in quella situazione, ma il suo intervento aveva suscitato il risultato sperato, perché il loro aguzzino l'aveva lasciata andare e si stava avvicinando a passi svelti verso DiNozzo per assestargli un altro calcio in pieno volto e poi un secondo e un terzo finché Tony non crollò completamente sdraiato su un fianco.

"Idiota!" ansimò di rabbia l'uomo, "non dovresti provocarmi così! Se non vuoi morire davvero, ti conviene stare zitto!".

Tony tossì sputando del sangue dalla bocca, aveva uno spacco sul naso, uno sulle labbra e il sopracciglio spaccato che zampillava.

"Tony!" lo chiamò Lucy terrorizzata. Lui le abbozzò un debole sorriso: "Tranquilla, rispetto alla tua testata di prima, queste sono solo carezze" scherzò tossendo nuovamente.

"Bene bene, a quanto pare tra di voi c'è una certa conoscenza" ghignò, "perché non facciamo un gioco Lucy, ti va? Ora io ti farò una domanda e, se la risposta non mi piace, sarà lui a pagarne le conseguenze. Che ne dici?" chiese compiaciuto.

"No, non farlo..." sussurrò lei tremante.

L'uomo si avvicinò a Tony, ma con la testa rivolta verso la giovane: "Allora, dov'è il bambino?".

Lei guardò Tony che continuava a fare cenno di no con capo.

"No lo so" mormorò con voce tremante.

"Risposta sbagliata!" ringhiò a denti stretti l'energumeno piazzando un calcio nel ventre di Tony che gemette.

"No, no ti prego, non puoi...".

"Oh sì che posso...".

"Smettila..." ansimò scossa dal panico.

"Dov'è?".

"Non lo so".

Altro calcio al corpo dell'agente che vomitò saliva e sangue.

"Vuoi forse che muoia?" le chiese.

Lei fece cenno di no col capo.

"E allora parla!".

Cosa doveva fare? Thomas era importante, ma ora quell'uomo rischiava di morire a causa delle percosse e sarebbe stato solo per colpa sua.

"Non dire nulla!" urlò Tony, "ricordi cosa ti ho detto prima?".

Prima? Lucy cercò di mettere insieme i ricordi anche se le risultava molto difficile, poi le venne in mente il discorso che avevano fatto riguardo a quando si sarebbe trovata sul punto di parlare e capì finalmente il senso di quelle parole. Tony, nonostante il dolore, le stava dicendo di continuare a proteggere Thomas. Sentì le lacrime salirle agli occhi, non poteva permettere che una persona così meravigliosa e altruista morisse, ma non poteva neanche consegnare il bambino a quelle persone. Che poteva fare?

"Allora Lucy?" la incalzò il rapitore.

"Io..." mormorò guardando Tony negli occhi.

"Stupida ti ho detto di stare zitta!" urlò DiNozzo con tutto il fiato che aveva in corpo, "non capisci? Io sono destinato lo stesso a morire! Sono un federale, non possono permettersi di lasciarmi in vita dopo tutto questo! Devi pensare solo a Thomas!". Lo sguardo dell'uomo brillò di follia avventandosi sul corpo dell'agente  con tutta la rabbia che aveva in corpo, non vedeva dove calciava, lo faceva e basta e a ogni calciò il corpo di Tony veniva schiacciato contro la parete, dando al colpo un effetto devastante. "Zitto bastardo!" urlò rabbioso, non sentiva nulla, né i gemiti convulsi della sua vittima né le urla disperate della ragazza che gli implorava di smetterla.

Un piccolo angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora