Ciao a tutti, scusate l'assenza ma, col caldo, facevo fatica a stare al pc, eccovi il nuovo capitolo, spero vi piaccia:
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Il sole era ormai alto, ma di alzarsi dal letto Lucy non ne aveva alcuna voglia. Era crollata subito dopo essere arrivata a casa dell'agente David che, con una gentilezza e una ospitalità inaspettata, l'aveva messa subito a suo agio. "Tutto sommato non è una cattiva persona", pensò stiracchiandosi, eppure non riusciva a farsi scivolare quella sensazione sgradevole che provava sempre in sua presenza. A malavoglia, si rimise in piedi pensando al discorso della sera precedente e il pensiero di Tony fece capolino facendole scappare un sorriso. Si chiese se avesse passato la notte senza problemi, se stesse bene... aveva una gran voglia di vederlo, ma al tempo stesso non voleva più avere nulla a che fare con lui. Si rendeva conto che il suo era un comportamento anomalo, contraddittorio, ma l'aveva delusa. Le aveva fatto credere che tra di loro poteva esserci qualcosa di importante e invece stava solo tenendo due piedi in una scarpa.
"Sono tutti uguali!" borbottò fra sé e se trattenendo le lacrime.
Eppure, se ripensava a tutto quello che aveva sopportato per proteggerla, ai baci, alle parole che si erano scambiati, al suo petto ampio, alle labbra gentili, non riusciva a credere che fosse capace di una simile bassezza. I suoi erano occhi sinceri, i suoi sorrisi erano senza macchia, come poteva una persona così essere davvero meschina e doppiogiochista come sosteneva Ziva? Sospirò cercando di scacciare simili pensieri: doveva farsi una doccia e alla svelta!
Prese gli indumenti puliti che l'agente dell'ncis le aveva lasciato su una sedie e varcò la soglia del bagno dove, sulla specchiera, trovò un post it di Ziva: "Non uscire e non rivelare la tua posizione a nessuno, tornerò a vedere come stai per pranzo, nel frattempo il frigo è pieno, serviti pure" in aggiunta c'era anche un numero da chiamare in caso di emergenza. "Come se avessi voglia di mangiare in questo momento", protestò imbronciata e aprì il rubinetto dell'acqua calda.
Uscì dal bagno con ancora i capelli umidi, indossò un paio di jeans e una t-shirt a tinta unita e si servì con del caffé caldo. Non aveva fame e non aveva alcuna intenzione di approfittare oltre della gentilezza di quella donna, si sentiva a disagio lì e non vedeva l'ora di andarsene.
Sentì un tonfo secco alla porta che la fece sobbalzare.
Preoccupata, posò la tazza sul tavolino accanto al divano e, lentamente si avvicinò alla porta. Rimase alcuni istanti in ascolto, poi chiese: "Si? Agente David è lei?".
"Non aprà!" sentì urlare dall'altra parte della porta. Poi un altro colpo e un lamento.
Lucy indietreggiò scossa, la persona dall'altra parte della porta sembrava in difficoltà e istintivamente posò la mano sulla serratura per farla scattare quando un nuovo tonfo la fece sobbalzare."Lucy? Apri!" disse una voce che lei conosceva bene. Il cuore le salì in gola dalla paura: Joel era fuori dalla porta e lei non aveva modo di difendersi.
"Sparisci, vattene via!" gli urlò sbattendo i pugni contro la superficie liscia.
"Lucy se non aprì avrai un altro agente sulla coscienza!", la minacciò.
Guardò dallo spioncino e vide il volto insanguinato di un uomo schiacciato contro la porta. Non aveva idea di chi fosse, ma non poteva permettere che venisse torturato come Tony."Non...apra...", mormorò l'agente di guardia.
Lei deglutì timorosa quando Joel fece di nuovo sbattere il capo dell'uomo contro la porta facendola urlare dal terrore.
"Smettila, non fargli del male!", lo supplicò posando la mano sulla serratura quando sentì una voce appena percettibile: "Non.. deve...aprire...", ansimò l'agente di guardia.
Cosa doveva fare? Non poteva lasciar Joel libero di infierire sul corpo di quello sfortunato, ma andare con lui sarebbe stato comunque un errore che avrebbe gettato alle ortiche il sacrificio fatto da Tony in quel sotterraneo. Sentì le lacrime salirle agli occhi non appena ripensò a quei momenti, ma non poteva permettersi di perdere tempo prezioso. Corse a prendere il telefono e compose il numero che le aveva lasciato Ziva: "Avete chiamato il numero dell'agente David, lasciate un messaggio e sarete richiamati" rispose la segreteria.
"Ziva! Ziva aiutami! Joel è qui!" urlò agitata, quando sentì la porta aprirsi con un rumore assordante e vide Joel entrare nella stanza mentre l'agente era a terra privo di sensi. "Oh mio dio!" mormorò Lucy.
Il suo ex amico d'infanzia lasciò crollare a terra l'agente ferito e si avviò con la mano tesa in sua direzione: "Andiamo Lucy...", le disse sorridente.
Lei scosse il capo lanciandogli dietro l'apparecchio telefonico senza colpirlo: "Cosa vuoi da me? Vattene!", urlò.
"Non si lanciano gli oggetti addosso alle persone, non lo sai?", rise Joel divertito, "su, vieni o giuro che lo ammazzo", continuò calciando l'altro al fianco.
Lucy lasciò cadere il capo sconfitta, non aveva altra scelta se non seguirlo, verso una destinazione a lei ancora ignota.

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Un piccolo angelo
FanfictionUna mattinata che inizia come tante altre e,tra uno scherzo e una battuta, arriva un nuovo caso per la squadra di Gibbs che questa volta dovrà occuparsi di un rapimento ai danni della famiglia di un marine. I sospetti sembrano ricadere tutti su una...