Capitolo 24

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Tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo, videro il dottore parlare con DiNozzo in modo tranquillo e pacato, sembrava tutto molto regolare e la cosa fu confermata proprio del medico quando uscì dalla camera: "Il signor DiNozzo reagisce bene alla terapia, la febbre è sotto controllo e non ci sono segni preoccuparti di un trauma addominale, con il giusto riposo e cure, tornerà in piedi in men che non si dica!" comunicò cordiale.

"Questa è una bella notizia!" esclamò Gibbs con un sorriso.

Entrò silenziosamente nella stanza, Tony aveva il volto girato verso la finestra, il respiratore e le flebo erano collegati al suo corpo attraverso innesti canulari.
  
"Ci hai fatto prendere un colpo lo sai?" esordì Jethro restando sulla porta.

Tony si voltò lentamente e gli sorrise come se non lo vedesse da secoli: "Capo", mormorò appena.

"Non perderlo più intesi?" gli disse Gibbs mostrandogli il distintivo, poi si avvicinò al collega e gli posò il porta documenti nella mano per poi richiuderla tra le sue.
  
"Lucy come sta?" sospirò emettendo un filo di voce, "e il bambino?" chiese facendo fatica a parlare.

"Stanno tutti bene, Tony, non preoccuparti, ora devi solo pensare ad uscire in fretta da qui" ribatté l'altro con un tono di voce così dolce da far quasi sentire a disagio il suo agente che rise debolmente: "Devo essere messo proprio male per farti parlare così, eh capo?" ci scherzò su.

Gibbs sorrise accarezzandoli la fronte pensieroso. Non capiva il perché di quel gesto, ma Tony ne fu piacevolmente colpito, finora aveva quasi sempre ricevuto rimproveri e scappellotti dal suo capo e vederlo improvvisamente così "umano" lo spiazzava.

"Capo?" mormorò perplesso.

L'altro non rispose ma gli diede uno scappellotto sulla fronte.

"Ahi!" saltò DiNozzo, "Gibbs, andiamo sono malato!".

"Questo è per non avermi avvisato quando hai intercettato la Barrow" disse serio, poi si chinò su di lui per baciargli la fronte nello stesso punto in cui l'aveva colpito, "e questo è per essere ritornato da me" concluse. Tony lo fissò, non capiva bene cosa volesse dire, ma senza aggiungere altro, Jethro lasciò la stanza permettendo a Lucy e Ziva di entrare.

"Tony!" lo salutò Lucy scossa.

"Ciao Tony" gli sorrise Ziva.

"Perché sei vestita come Abby?" chiese Tony con una smorfia e ignorando completamente la sua collega che rimase stizzita.

"Si, lo so che sono strana..." sorrise, "ma me li ha prestati perché i miei erano ormai laceri e sporchi" concluse prendendogli la mano.

"Ti stanno bene" sussurrò affaticato.

"Bugiardo!" sorrise lei, "mi stanno enormi, non vedi?" rise.

Anche lui sorrise.

Ziva li guardò entrambi, era furibonda, ma non era certo quel genere di persona che batte in ritirata alla prima occasione. Prese l'iniziativa avvicinandosi al collega e piazzandogli un bel bacio sulla fronte: "Allora come stai Tony?" gli chiese con modi affabili, "ero così in pensiero per te" gli sussurrò prendendogli il viso tra le mani. Tony non capiva, un atteggiamento del genere non era affatto da Ziva e si chiese che cosa avesse in mente, mentre Lucy sgranò gli occhi agghiacciata da quella scena così intima.

"Come vedi sono ancora vivo" le sorrise con una punta d'imbarazzo.
  
"Sai, ci sono anche McGee e Abby di la, vuoi che andiamo a chiamarli?" si offrì la donna.

"Cosa..." mormorò Tony confuso, "ma come mai siete tutti qui?" chiese.

"Ma come? Non ricordi cosa ti è successo Tony?" chiese Ziva che con la coda dell'occhio continuava a lanciare sfrecciatine di sfida a Lucy che nel frattempo si era completamente ammutolita ed aveva anche lasciato la mano del suo salvatore. Sembrava schiacciata dall'invadenza dell'ex agente del mossad o forse era solo troppo stanca per provare a tenerle testa.
  
Tony guardò Lucy in cerca di aiuto per rimettere insieme gli eventi, ma lei continuò a tenere lo sguardo fisso sulle ginocchia.
  
"Tu ricordi nulla?" le chiese Ziva perfidamente, sapeva che ripercorrere quei momenti così terribili non sarebbe stata cosa facile per la giovane maestra, ma sembrava intenzionata a mettere le cose ben in chiaro tra di loro.
La ragazza sentiva il peso dei loro sguardi addosso: quello smarrito e bisognoso di aiuto di Tony e quello cinico e beffardo di Ziva che sembrava un gatto che si lecca i baffi dopo un pasto succulento.

"Ovvio che ricordo!" scattò Lucy innervosita dall'ostilità gratuita a cui la stava sottoponendo l'agente David, "come potrei mai dimenticare quei momenti" continuò con voce tremante e Tony le prese la mano per stringerla dolcemente nella sua.

"Ziva!" l'ammonì Tony e lei si ridimensionò subito nascondendosi dietro un sorriso di circostanza.
"Scusa, non volevo certo farti star male" riprese con poca convinzione.

"Scusa accettate" tagliò corto l'altra.

"Lucy stai bene?" le chiese nuovamente Tony preoccupato, percepiva disagio da parte della ragazza e la cosa lo rendeva irrequieto.
"Ma certo che sta bene, Tony!" scattò Ziva sorridente, "non è così?" chiese rivolta alla Barrow che annuì composta. Aveva una gran voglia di prendere a pugni quella donna dall'aria così arrogante, ma una parte di lei concordava sul fatto che forse, quello che le aveva detto pochi istanti prima Ziva a proposito della superficialità di Tony potesse essere vero, in fondo lei e Tony si conoscevano da una vita... Si sentiva male, aveva un tremendo mal di testa e una forte nausea, aveva un bisogno disperato di dormire quando Gibbs si affacciò nella stanza: "signorina Barrow?" la chiamò e lei si sentì sollevata all'idea di scappare da quella situazione così tesa.

"Scusami" sorrise timidamente a Tony che non le toglieva un secondo gli occhi di dosso e uscì dalla stanza.

Rimasta sola con Tony, Ziva iniziò una delle sue famose discussioni a senso unico dove bastava annuire per farla felice, ma questa volta non le prestava minimamente ascolto, continuava a guardare Gibbs e Lucy parlare oltre il vetro. Lei sembrava molto provata mentre lui, in perfetto stile Gibbs era impettito e poco empatico.

"Non pensi che abbia ragione?" gli chiese improvvisamente Ziva, "Tony? Tony!".

"Si, scusa, dicevi?" le chiese assente.

L'agente David intercettò lo sguardo del collega e, non appena comprese cosa stava guardando, sospirò irritata: "Fa niente, lascia stare!" borbottò e uscì dalla stanza con passo nervoso raggiungendo i due oltre la stanza.

"Come sarebbe che non posso tornare a casa mia? E mia madre? Il mio lavoro? La mia vita?" chiese Lucy a Gibbs.

"Finché non avremo acciuffato Joel Morgan, tu rimani un suo ipotetico bersaglio, quindi sarà mandata in una casa protetta e sarà tenuta sotto sorveglianza 24 ore no stop".

"Non se ne parla!" scattò Lucy nervosa, poi guardò nella stanza incrociando lo sguardo con quello dolce e apprensivo di Tony, "io non voglio vedere qualcun'altro ridotto come lui, mi spiace" concluse negando con forza.

"Gibbs, potrebbe venire a stare da me" si propose Abby appena giunta.

"No, verrà da me!" Intervenne Ziva, "ci penserò io a lei" sorrise maliziosa.

"Ottimo!" convenne Gibbs, "con Ziva sarai in ottime mani".

"Ma io non...".

"Ascolta bene!" ribatté Ziva prima che la ragazza potesse finire la frase, "quel pazzo che ha quasi ucciso Tony è ancora a piede libero e non sappiamo chi dei parenti voleva Tommy morto, quindi tu, come Tommy, sei in pericolo!".

Lucy abbassó il capo sconfitta: "Va bene, alloravi ringrazio" sospirò.

Un piccolo angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora