"Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile...". Tony sospirò mettendo giù la cornetta del telefono seccato.
"Perché fai così? Che ti ha fatto quel povero telefono?" scherzò Ziva seduta nella scrivania di fronte la sua. Erano trascorsi due mesi dai fatti di quella notte e l'agente DiNozzo era ritornato operativo a tutti gli effetti.
"Niente..." bofonchiò seccato.
"Fammi indovinare" sorrise lei maliziosa, "la tua dolce maestrina ti ha dato pacco?". McGee, che aveva sentito tutto, sbatté con forza le mani sulla tastiera facendo spaventare entrambi.
"Che succede McGee?" gli chiese Tony perplesso. Ziva lo guardò senza parlare, sembrava un leone che aveva appena avvistato una facile preda.
"Niente Tony, ho sbagliato una cosa" mentì.
L'amico rise: "Oh andiamo! Tu, McSecchione, McPerfezione, McCybernetico che sbagli qualcosa al pc? Mi stai prendendo in giro!".
"Non sono così perfetto come credi Tony, va bene?" scattò in piedi, "e tu" si voltò verso Ziva, "abbi almeno la decenza di stare zitta!" la freddò andando verso le scale.
"Ehi Tim ma che ti prende?" urlò Tony preoccupato, poi guardò Ziva che si strinse nelle spalle: "Non ne ho idea, quindi non guardare me! L'ultima volta che era ridotto così è stato quando si sentiva in colpa per essersi arreso durante la tua rianimazione, ma ora non credo abbia motivi validi" concluse, aprendo un'email nel suo pc.
"In colpa? Di cosa parli?".
"Perché non ti ha detto nulla? Strano!".
"Dirmi cosa?".
La donna si passò la punta della matita sulle labbra pensierosa: "Strano, eppure ero sicura che fosse andato a trovarti in ospedale proprio per chiarire questa sua situazione. Sicuro che non ti abbia detto nulla?".
DiNozzo ci pensò su, erano successe così tante cose in quei mesi che faceva fatica a mettere in ordine i ricordi, poi, un flashback lo travolse: "Massì, certo... ora ricordo! Aveva boffonciato qualcosa a proposito della notte passata insieme e io ho incominciato a prenderlo in giro, ma poi...", scosse il capo cercando di ricordare.
"Sei sempre il solito, Tony!", sospirò Ziva, "per Tim quella cosa era importante! Non hai idea del coraggio che ha messo per venire da te quel giorno...", lo rimproverò bonariamente. "Vado a cercarlo per vedere come sta", si alzò infastidita.
"No, devo farlo io", la bloccò, "grazie Ziva".
**********
Tony iniziò a cercare l'amico ovunque: nelle sale, in bagno e alle macchinette degli snack, ma sembrava sparito nel nulla. Dove poteva mai essere andato? Si chiese affranto. Se quello che gli aveva raccontato Ziva era vero, si era comportato davvero male con lui e non poteva perdonarselo. Passò veloce davanti le stanze per gli interrogatori e finalmente lo intravide: Era seduto al tavolo con la testa tra le mani e un bicchiere di caffè fumante.
Prese fiato per calmarsi, entrò chiudendosi la porta alle spalle e si sedette di fronte a lui, ma McGee non sembrava essersene minimamente accorto, concentrato nei suoi pensieri.
"Oddio che schifo McGee, ma come fai? È amarissimo!" esclamò disgustato dopo aver bevuto un sorso del suo caffè.
L'altro lo fissò sorpreso, non si aspettava certo di vederselo apparire davanti agli occhi e ne rimase colpito, ma nonostante tutto, gli rispose a tono: "Nessuno ti ha detto di berlo!" ribatté prendendogli il caffè dalle mani, "e poi il mio modo di gustare il caffè è perfetto, sei tu che metti uno sproposito di zucchero".
Tony sorrise appoggiando il viso sulle mani.
"Perché mi guardi così?" gli chiese Tim imbarazzato.
"Sto aspettando che tu mi dica cos'hai, avanti...".
"Non ho nulla da dirti Tony, lasciami in pace per favore!" lo cacciò in malo modo.
"Se vuoi cacciarmi, dovrai farlo di peso, ma in un corpo a corpo sai bene chi vincerebbe, vero McScarsino?" lo provocò.
McGee si alzò diretto alla porta, ma Tony gli sbarrò la strada: "ah ah, non si esce da qui!".
"Lasciami passare Tony".
"No".
"Non sto scherzando, lasciami uscire o ti stendo sul serio!" sbraitò adirato.
"Tu che stendi me? Questo è divertente!" rise DiNozzo. Tim scattò rabbioso afferrando l'amico per la giacca e sbattendolo con forza contro la porta: "Ti ho detto di levarti!".
"Scordatelo!" ribatté Dinozzo a denti stretti.
"Perché fai così? Perché devi sempre fare lo sbruffone?", gli urlò in faccia.
"Tu che dai dello sbruffone a me, McGee?", sbottò in una risata, "ti faccio notare che sei tu quello che sta effettivamente usando le maniere forti".
"Solo perché tu non vuoi farmi passare!", si difese.
"E allora chiediti perché non voglio, no?", ribatté Tony fissandolo negli occhi, "sei strano McMisterioso, dimmi cos'hai e ti faccio uscire...".
L'altro sospirò rumorosamente.
"Allora?".
"Allora smettila!".
"Perché dovrei? Ho appena iniziato!", rise, "Tim? Timmy? Timmino?".
McGee non parlò più e assestò un pugno al volto dell'amico che, nonostante la potenza dell'impatto, non si spostò di un millimetro.
"Tutto qui Timmy? Sei un po' scarsino, sai?" ansimò. Il colpo l'aveva sentito eccome, ma ora per lui era importante calmare la belva rancorosa che l'amico si portava dietro ormai da troppo tempo.
"Mi stai sfidando?".
"Ci sei arrivato, eh?" rise DiNozzo, "forza provaci di nuovo!".

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Un piccolo angelo
FanfictionUna mattinata che inizia come tante altre e,tra uno scherzo e una battuta, arriva un nuovo caso per la squadra di Gibbs che questa volta dovrà occuparsi di un rapimento ai danni della famiglia di un marine. I sospetti sembrano ricadere tutti su una...