Capitolo 37

179 8 2
                                        

"DiNozzo" lo chiamò Gibbs andandogli incontro mentre si stava facendo medicare dai paramedici.
"Capo?" lo salutò allarmato, conosceva da troppo tempo il suo superiore per non capire che era letteralmente furente.
"DiNozzo" lo avvicinò il direttore Vance, "come sta?" chiese rivolto a uno dei dottori presenti.
"Ahm, direttore!" sorrise isterico, "io sto benone, non si preoccupi!" sorrise bianco in viso.
"Veramente dovrebbe tornare in ospedale il prima possibile" s'intromise il medico dell'ambulanza, mettendogli un cerotto sul sopracciglio rotto.
"Può concederci qualche minuto?" chiese Vance al dottore che si dileguò con somma disperazione da parte di Tony che già pregustava una lunga e pesante lavata di testa.

Deglutì a vuoto, l'idea di trovarsi tra i suoi superiori che avevano stampato in volto un sorriso tutt'altro che amichevole, non lo rendeva affatto felice: "Posso...posso fare qualcosa per voi?" chiese titubante.
Gibbs sorrise, ma Tony sapeva che quel sorriso non era affatto un sintomo di buon umore:
"DiNozzo, la prossima volta che fai una cosa del genere" gli posò una mano sulla spalla, "giuro che ti ammazzo prima io!".

Tony rise isterico: "E' una minaccia capo?".
"No Tony, è una promessa!" ammiccò Gibbs col suo diabolico sorriso.
"Hai corso un bel rischio a fuggire dall'ospedale in quelle condizioni, senza contare che per poco non ci restavi davvero secco" fece una pausa Vance serio. Tony si morse il labbro inferiore senza rispondere, sapeva di meritarsi quel rimprovero e poi non vedeva l'ora di vedere come stava Lucy col quale non era ancora riuscito a parlare.
"Hai qualcosa da dire, agente DiNozzo?" gli chiese il direttore portando le mani dietro la schiena.
"Capo, direttore, mi dispiace" mormorò a capo chino.

"E...?".

"E cosa? Ho fatto una sciocchezza, ma era un caso di emergenza! Non voglio giustificarmi ma, se servisse a salvare la vita a Lucy, rifarei tutto!", rispose determinato.

"Veramente la tua 'bella' è stata salvata da McGee e Ziva", gli fece notare Vance.

"Si, ma con la mia presenza, ho attirato su di me le attenzioni di Joel Murray...", sorrise sornione.

"Non darti troppe arie, DiNozzo!", lo rimproverò Gibbs.

"Capo, ho già detto che mi dispiace. Ho fatto una sciocchezza, lo ammetto, ma se qualcuno non mi avesse drogato, forse non sarei caduto al suolo, no?", ringhiò spostando lo sguardo verso Ziva che parlava con degli agenti poco distante da lì.

"L'agente David ha agito in buona fede ed è stata già strigliata per questo!", ribatté Leon.

"Ok, quindi ora è il mio turno?", sospirò Tony stanco, "va bene, forza, strigliate anche me!".
I due uomini si scambiarono uno sguardo d'intesa e partirono entrambi con un sonoro scappellotto.
"Ahi! Sono ferito!" protestò Tony toccandosi la testa.
"Mai chiedere scusa DiNozzo!" sbottò Gibbs più rilassato in viso.
"Si, però fa male!" mormorò con una smorfia, "e poi direttore, mi sorprende che anche lei usi simili metodi, si vede che quando si va con lo zoppo..." si bloccò DiNozzo davanti agli sguardi ostili dei due superiori.
"Dicevi DiNozzo?" chiese Gibbs socchiudendo gli occhi.
"Fossi in lei non completerei la frase, agente DiNozzo" calcò la mano Vance.
"Agli ordini signore!" strinse le labbra in un sorrisetto sornione. Si voltò per vedere se riusciva a scorgere Lucy e vide gli agenti che stavano scortando la signora Caroline alla macchina.
"Ehi!" urlò correndo da loro.
"Ma non si era detto che doveva tornare in ospedale?" gli fece notare Vance.
Jethro sospirò: "Giuro che prima o poi lo ammazzo sul serio!".


"Che diavolo state facendo?" chiese Tony ai due agenti, "levatele subito quelle manette, ma che diavolo fate?".
"Ma è in stato di arresto" rispose uno dei due perplesso.
"Vi ho detto di levarle quelle manette: ora!".
"Fate come vi ha detto" s'intromise Vance.
I due poliziotti scattarono sull'attenti e un secondo dopo, i polsi della signora Caroline erano di nuovo liberi.
"Grazie bel giovanotto" gli sorrise commossa l'anziana donna.
"Appena potrò, verrò a trovarla" le sorrise affacciandosi al finestrino, "non è sola" concluse.
La signora Murray gli accarezzò il viso: "Non è necessario...".

"Certo che lo è, anzi, lo voglio! Non la lascerò sola Caroline!", la interruppe Tony prendendole la mano. La donna sorrise e il viso le si rigò di lacrime: "Sei un così caro ragazzo...", mormorò, "ma non ho bisogno della pietà di nessuno. Ero una donna sola e sono ritornata a esserlo. Ho ucciso mio nipote con il mio amore e questo non potrò mai perdonarmelo", continuò e Tony percepì il tremore nelle sue mani.

"No, non è vero! Joel ha fatto tutto da solo!".

"Ma io sono stata sua complice...", ribatté, "io non l'ho fermato, anzi... l'ho incoraggiato, sono stata la causa di tutto...".

Tony le prese la mano stringendola forte nella sua: "No, Caroline. E' vero che non l'ha fermato e in questo ha sicuramente sbagliato, ma vede? Tra lei e Joel c'era una gran differenza: lei ha un cuore Caroline ed è anche molto grande. Se non fosse stato per lei, io sarei morto in quella stanza", cercò di farla ragionare. Quella donna le faceva una pena immensa e avrebbe dato qualsiasi cosa per farla star meglio. Aveva sbagliato, ma non era un'assassina, non lo era mai stata.

"Grazie" sorrise in lacrime, poi la macchina partì diretta in centrale.

DiNozzo continuò a seguire la vettura finché non sparì dietro a una curva: "Grazie direttore" mormorò a Vance.
"Era il minimo, quella donna ha sofferto già abbastanza".
"Già..." sospirò DiNozzo.


"Tony!!" esclamò Lucy correndogli incontro.
"Beh, vi lascio soli" annunciò Vance allontanandosi.
La giovane maestra saltò letteralmente addosso all'agente che dovette tenersi a un'auto per non finire in terra: "Sei vivo! Sei vivo!" continuava a ripetere con gli occhi colmi di lacrime.
Lui la scostò per guardarla bene in viso, le sfiorò lo zigomo segnato e le chiese: "Stai bene?".
"Non è nulla, ora è tutto passato!" rispose lei riabbracciandolo con forza.
"Ho temuto che Joel ti avesse ucciso, ho avuto così tanta paura...".
"E' tutto finito" le sorrise chinandosi su di lei per baciarla, quando la donna si scostò imbarazzata.
"Lucy, che ti prende?" chiese perplesso.
"Niente, solo che, ora che è tutto finito, immagino che si ritornerà alla vecchia vita, no?" sorrise, "si ritorna alla solita, giusto?".
"Lucy ma che...?".
"Lasciami parlare!" lo frenò. "Tony, io ti ringrazio per quello che hai fatto per me, sei stato grandioso, ma ormai il tuo compito è finito e le nostre strade si dividono qui. Ora dobbiamo ritornare entrambi alle nostre vite..." si alzò in punta di piedi per dargli un bacio sulla guancia, "...grazie di tutto Tony, addio!" concluse correndo verso l'autoambulanza.
Tony la guardò andare via incredulo. Non capiva cosa fosse successo né tantomeno il perché, l'unica cosa di cui era certo, era che da quel momento il suo corpo era diventato immune al dolore fisico, non sentiva più nulla a parte una grande voragine nel petto e un senso di vuoto nel cuore.

Un piccolo angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora