Capitolo 11

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Il primo a far rientro in ufficio fu Gibbs, erano da poco passate le 19 e si sentiva stranamente affaticato. Di solito aveva una resistenza invidiabile anche dagli agenti più giovani, ma quella sera c'era qualcosa di diverso in lui, forse colpa del continuo girare o di quella strana sensazione d'irrequietezza che sembrava non dargli pace. Appena raggiunta la sua postazione, prese posto sulla sedia sorseggiando del caffè freddo avanzato nel bicchiere sulla scrivania: "Mi serve un altro caffè", brontolò gettando il contenitore di carta nel cestino dei rifiuti. Pochi minuti dopo arrivarono anche Ziva e McGee e quest'ultimo si avviò direttamente in bagno.

"Ehi McGee!" lo chiamò inutilmente Gibbs.

Ziva rise: "Non biasimarlo Gibbs, è stato costretto a bere té caldo in tutte le case dei sospettati, stava scoppiando".

Anche Gibbs sorrise.

"Stavi andando da qualche parte?", si informò la donna posando la pistola nel cassetto della sua scrivania.

"Si", sospirò lui, "ho bisogno di un caffè, ma posso aspettare; forse. E DiNozzo? Qualcuno ha sentito Tony?" chiese rivolto Ziva che si strinse nelle spalle facendo cenno di no.

"L'ho sentito io capo" rispose Tim uscendo dal bagno, o meglio, mi ha mandato un sms verso le 18:20 o giù di lì".

"Un cosa?" scattò Gibbs con una smorfia.

Tim guardò Ziva come in cerca di aiuto, ma lei alzò il sopracciglio divertita e lo ignorò.

"Ehm...si capo, un messaggio col cellulare" farfugliò perplesso.

"McGee, so cos'è un sms, grazie!" ribatté Jethro irritato.

Ziva rise.

"Ma perché diavolo un sms?" si chiese a voce alta. Di nuovo fu colto da una strana sensazione di disagio. C'era qualcosa che non andava in tutta quella storia e ora ci si metteva anche DiNozzo a fare l'enigmatico. Un sms? Non era affatto da lui! O forse era un comportamento che adottava con tutte eccetto col sottoscritto solo perché sapeva per certo che si sarebbe scocciato a rispondergli?

"Non lo so capo, ma nel messaggio diceva che non aveva trovato nulla di rilevante e che andava a casa" fece spallucce Tim prendendo posto dietro la scrivania.

"Tutto qui? E ti pare normale, Tim?", lo fissò torvo, mentre l'altro incominciava a perdere colorito.

"Gibbs Gibbs Gibbs, avete trovato Tommy?" accorse Abby agitata.

"Ancora no piuttosto che fai ancora qui?".

"Sto facendo altri esami per vedere se mi è sfuggito qualcosa, ma..." si guardò intorno, "dov'è Tony?" chiese con una smorfia.

"Il signorino è tornato a casa" rispose Ziva ironica.

"Ma sta bene? Gli è successo qualcosa?" scattò subito l'analista in ansia.

"Certo che sta bene! Perché non dovrebbe?" le chiese Gibbs.

"Non saprei..." sorrise lei imbarazzata.

Jethro si avvicinò alla ragazza che istintivamente distolse lo sguardo incominciando a fissarsi la punta delle scarpe. "C'è dell'altro, vero? Cosa c'è Abby?" le chiese con insistenza. 

La ragazza incominciò a torturarsi le mani mordicchiandosi il labbro inferiore: "Ok, te lo dico..." mormorò facendo un gran respiro, "ti ricordi quando è morta Kate che ti dissi a proposito di un sogno che avevo fatto?" chiese.

Jethro ci pensò su e poi rispose: "Si... Avevi detto di aver sognato Tony col viso ricoperto di sangue".

Lei annuì: "È successo di nuovo" sospirò, "oh Gibbs, ho tanta paura!" scoppiò correndo ad abbracciarlo con forza.

"Abby è solo un sogno, stiamo bene, quindi prova a calmarti" le sussurrò dolcemente ad un'orecchio.

"Lo so, ma non riesco a non pensarci...", singhiozzò con un filo di voce.

"Il capo ha ragione, guardaci, siamo tutti qui e stiamo bene" le sorrise Tim.

"E l'unico assente, a quest'ora, starà già dormendo abbracciato a una bottiglia di rosso della cantina privata dei DiNozzo" sorrise Ziva mettendo enfasi sulle ultime parole.

Abby sorrise. Finalmente sembrava aver riacquistato un briciolo di serenità. Era importante che tutti mantenessero il loro equilibrio e calma. I casi di sparizione erano già di loro psicologicamente pesanti da gestire, se poi ci si faceva prendere anche da problemi personali, diventava tutto più insostenibile.
"Sapete che vi dico? Ha ragione DiNozzo, meglio andare tutti a riposare, oggi è stata una giornata dura!" propose Gibbs, "Abby anche tu", disse passando una mano tra le scapole della ragazza.

"Agli ordini capo!" scherzò lei divertita e, tutti insieme, si avviarono agli ascensori.

Un piccolo angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora