Tony vagava con passo infermo per le vie della città, aveva la vista annebbiata e, di tanto in tanto era costretto a fermarsi per rendere fiato. Si sentiva debole e sfinito, aveva rigurgitato altre due volte a causa dello stress fisico, ma non riusciva ad arrendersi. Il pensiero e il senso di colpa che lo accompagnavano per Lucy non gli dava pace. Si posò con le spalle contro una parete, una mano sulla ferita, mentre ansimante, cercava di capire dove si trovasse. Chiuse gli occhi un istante, i sudori freddi si placarono e, lentamente, sentiva le gambe farsi molli: "No non doveva addormentarsi!" pensò e l'unico modo per farlo era causarsi del dolore fisico che interrompesse il flusso di quel tranquillante che Ziva gli aveva iniettato in corpo. Si prese uno delle due braccia che aveva la flebo attaccata e fece una pressione notevole sul punto dove c'era l'accesso provocandosi un dolore disumano. Strinse i denti per non urlare, ansimò lasciando cadere in terra grandi gocce di sudore, mentre dal braccio sgorgava un piccolo rivolo di sangue. Un rivolo che nella sua mente annebbiata gli ricordò un fiume... un lago. Improvvisamente gli tornò in mentre il luogo in cui lui e Lucy erano stati segregati e del fatto che si era stupito di quanto quel posto gli sembrava famigliare, poi l'illuminazione!
"Ora ricordo dove ho visto quel posto!" esclamò a sé stesso, "sei un genio Tony, ma ora ti serve un telefono" ansimò strascicandosi nuovamente verso la strada.********
"Non riesco ancora a credere che tu l'abbia fatto sul serio, Ziva" commentò McGee seduto nel sedile posteriore col portatile sulle gambe.
"Ancora?" sbuffò la donna seduta nel lato passeggeri, "ho già detto che mi dispiace, non basta?".
"No" rispose secco Gibbs alla guida.
"Se ti fossi ritrovato in quella situazione, l'avresti fatto anche tu, Gibbs!" lo aggredì lei furente. Sapeva di essere in difetto, ma riteneva la loro reazione troppo esagerata. Sempre pronti a prendere le parti di Tony, sempre pronti a proteggerlo...ne aveva abbastanza di quella storia.
"No, non l'avrei fatto!" rispose l'uomo continuando a guidare. Tim s'irrigidì, aveva percepito qualcosa di poco rassicurante nel tono di voce di Gibbs, qualcosa che a quanto pare Ziva non aveva notato.
"Ehm, Ziva, forse ora è meglio concentrarci sulla ricerca della Barrow, abbiamo ancora...", ma la donna scattò su interrompendolo: "No McGee! Voglio proprio saperlo, cosa avresti fatto tu per il tuo agente speciale Anthony DiNozzo?" chiese marcando il timbro di voce sul nome del collega.
Tim deglutì a vuoto e spostò lo sguardo su Gibbs che frenò bruscamente la macchina al punto da far fumare i pneumatici."Me lo stai chiedendo davvero Ziva? Sul serio non ti rendi conto della gravità del tuo gesto?" scattò Jethro adirato.
"Quello di cui mi rendo conto è che tu pensi sempre e solo a Tony, ti preoccupi solo per lui e lasci noi in disparte" ribatté alterata, "anche noi siamo i tuoi agenti, anche noi siamo la tua famiglia eppure..." continuò con gli occhi lucidi.
"Smettila!" la stroncò Gibbs.
"Di fare cosa?" chiese lei.
"La vittima, Ziva! Smettila di fare la vittima!" precisò l'uomo, "se c'è una persona con cui sono più duro degli altri è proprio DiNozzo. Lui è con me da anni ormai, ha un carattere particolare e mi ricorda me da giovane, ma non è questo a farlo sembrare migliore di altri ai miei occhi" fece una pausa dando un colpo al volante, "perché lui è migliore degli altri! Lo è e lo sa! Con lui difficilmente mi lascio andare a complimenti, perché sono superflui e giusto per rispondere alla tua domanda di prima, Ziva, io sarei rimasto con lui per evitare che facesse pazzie! Non l'avrei drogato e lasciato al suo destino come hai fatto tu!".
Ziva abbassò lo sguardo, sapeva che le parole di Gibbs erano vere. Aveva peccato di presunzione prendendosela col suo capo, forse pensava che avrebbe capito il suo punto di vista, ma da qualsiasi parte la si guardava, lei aveva abbandonato un collega in difficoltà.
"Non mi scuserò con Tony" ribatté carica di orgoglio.
"Nessuno te lo ordinerà se è questo che ti preoccupa, volevo solo capire se in quel corpo c'è ancora un briciolo di umanità e coscienza, ma a quando pare...non più" la stroncò Gibbs rimettendo in moto la macchina.Il silenziò calò nell'abitacolo, la donna si sentiva mortificata, ma il suo immenso orgoglio non le permetteva di accettare che Gibbs avesse ragione e lei torto. Aveva avvisato Tony di stare calmo, cos'altro avrebbe dovuto fare se non impedirgli con ogni mezzo di fare pazzie? Era colpa di Tony, era lui ad essersi azzardato a fuggire nelle sue condizioni e ora, per colpa della sua negligenza, ci stava rimettendo lei. Strinse le mani a pugno serrando le mascelle, quando avrebbero ritrovato Tony, gli avrebbe fatto un bel discorsetto, di questo era certa!
Il cellulare di Gibbs squillò facendola riprendere dai suoi pensieri.
L'uomo guardò il display, ma non riconobbe il numero: "Si?".
Una voce dall'altro lato rispose: "C'è una chiamata a suo carico, accetta?".
"D'accordo" rispose distrattamente, "Pronto?".
Sentì qualcuno ansimare dall'altro capo del telefono: "Capo?" mormorò una voce smorzata dalla sofferenza.
"Tony!" scattò Gibbs e gli altri presenti in auto scattarono con lui, poi guardò McGee attraverso lo specchietto retrovisore e l'esperto di computer iniziò la preparazione per rintracciare la chiamata."Ho fatto un casino, eh?" si sforzò di sorridere, ma rantolò ansimante.
"DiNozzo stai bene?".
"No capo, sto malissimo a essere sincero...sto per addormentarmi, ma prima devo dirti una cosa" tossì, "ho capito dove si trova Lucy..." continuò debolmente.
"Tony prima dimmi dove sei che veniamo a prenderti!".
Qualcosa toccò la gamba di DiNozzo che guardò per terra e vide un piccolo barboncino gioioso di vederlo: "Capo, mi sa che è tardi ormai..." mormorò cadendo sulle ginocchia.
"DiNozzo?!".
"Il barboncino di Caroline è qui... mi hanno trovato..." sussurrò appena, "Lucy... è da.. Caro...". Gibbs sentì in forte tonfo e l'abbaiato di un cane.
"Tony? Tony!" urlò al telefono, "McGee?" chiese rivolto all'uomo alle sue spalle.
"C'è l'ho capo! E' a circa quattro isolati da qui"."Cosa ha detto?" chiese Ziva.
"Ha parlato di un barboncino e poi ha farfugliato un nome che iniziava per C..." sospirò, "non riusciva a parlare bene a causa del farmaco che gli hai somministrato".
"C... C... ", pensò Ziva, "Caroline Murray!".
"Ma quella donna ha quasi ottant'anni! Non potrebbe mai avere il sopravvento su un armadio come Tony!" storse il naso McGee.
"Ma ha abbastanza soldi per ingaggiare qualcuno, andiamo!", concluse Gibbs schiacciando sull'accelleratore.

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Un piccolo angelo
FanfictionUna mattinata che inizia come tante altre e,tra uno scherzo e una battuta, arriva un nuovo caso per la squadra di Gibbs che questa volta dovrà occuparsi di un rapimento ai danni della famiglia di un marine. I sospetti sembrano ricadere tutti su una...