Capitolo 19

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La pioggia continuava il suo rumoroso scrosciare senza dare tregua, ogni tanto un lampo e un tuono faceva sussultare il gracile corpo di Lucy che continuava a singhiozzare sommessamente. Il tempo intorno a loro sembrava essersi fermato, Tony non aveva idea se fossero passati minuti o ore da quando erano caduti in quel fossato e si chiedeva se sarebbe stato in grado di risalirlo. Di tanto in tanto, quando sentiva che Lucy accennava a fermarsi, le accarezzava il capo docilmente e subito dopo lei riprendeva a piangere.

"Va meglio?" le chiese.

"No" sussurrò col viso nascosto nel suo petto.

Lui le accarezzò di nuovo il capo senza rispondere.

"Perché non ti arrabbi?" gli chiese.

"Dovrei?".

"E me lo chiedi?" scattò alzando il capo incrociando il suo sguardo con quello di Tony, mentre il suo cuore perse un battito dall'emozione.

"Sei tu quella arrabbiata con te stessa, io non ne ho motivo".

"Ma io conoscevo il nostro aggressore! Joel, lui...lui è il mio migliore amico!" sbottò ed altre lacrime le rigarono il viso.

"Dovresti rivedere la tua cerchia di amicizie, questo è chiaro" sorrise, "per il resto sei anche tu una vittima, non puoi biasimarti per questo".

"Però...".

"Ascolta" sospirò DiNozzo che ormai faceva una fatica tremenda anche solo a tenere gli occhi aperti, "non ti conosco da molto e forse mi sbaglio, ma sembra che tu abbia la tendenza a darti la colpa per qualsiasi cosa e non dovresti" tossì ansimante, "vuoi dirmi che anche questa maledetta pioggia è colpa tua? Oppure che il surriscaldamento globale è opera tua?".

"No, ma...".

"Allora smettila di sentirti in colpa per tutto! Tu sei una bella persona Lucy, sei coraggiosa e altruista. Ti sei esposta in prima persona per salvare un bambino che non è nulla per te e ora stai piangendo di rabbia per le mie ferite" fece una pausa per prendere fiato, "credimi, se esiste una persona a questo mondo a cui non bisognerebbe puntare contro un dito accusatorio quella sei tu!".

"Tony..." sussurrò col cuore colmo di gioia e gratitudine. Le parole che le aveva rivolto, erano state per lei come un raggio di sole che le aveva riscaldato il cuore. Sentiva quell'uomo molto vicino e non voleva perderlo per nulla al mondo.

"Ti avviso, se vuoi soffiarti il naso, evita la mia camicia, è tutta sporca di fango" sorrise asciugandole le lacrime con la mano.

Lucy sorrise divertita, non aveva senso asciugarsi le lacrime perché erano comunque completamente bagnati, poi si rese conto della situazione in cui si trovarono e scattò in piedi come una molla: "Oh santo cielo, scusami!".

"Regola n. 6: Non chiedere mai scusa, è un segno di debolezza" sussurrò.

"Che strana regola, dove l'hai sentita?".

"Sono le regole del mio capo" sorrise cercando di mettersi seduto, ma il dolore era ormai insopportabile e si lasciò andare contro il tronco d'albero dove aveva sbattuto quando erano caduti, "si chiama Gibbs ed è un vero orso, ma è anche un brav'uomo e una persona fantastica, molte cose me le ha insegnate lui, gli devo molto".

"Come un mentore, è bellissimo..." convenne la ragazza con un sorriso. Soffermò lo sguardo sull'uomo che aveva davanti, non aveva una bella cera, era fradicio, sporco di sangue e fango, il respiro corto, il volto bianco come un cencio, l'unica fonte di colore era determinata dalla punta del naso e dagli zigomi leggermente arrossati.

Tony si accorse del modo in cui lo guardava la ragazza e, non appena incrociò lo sguardo con il suo, lei lo distolse imbarazzata: "Il mio Tony, eh?" la stuzzicò ridendo debolmente, ma sembravano più piccoli colpi di tosse, "però, mi piace come suona".

"Pensavo non l'avessi sentito" mormorò lei imbarazzata.

"Ah-ah l'ho sentito eccome!".

Lucy guardò la sporgenza da cui erano caduti: "Con un po' di fortuna dovremo riuscire a risalite, ce la fai ad alzarti?" gli chiese.

"Mi sa che dovrai andare senza di me" sussurrò, "io ormai non ho più neanche la forza per respirare".

"Non ci provare! Io non me ne vado senza di te, chiaro?" scattò lei inginocchiandoglisi accanto, "ti aiuto io, forza!" provò a sollevarlo, ma Tony non si mosse di un centimetro.

"Ascoltami" ansimò, "devi andare da sola, se continui verso nord troverai una strada, ne sono sicuro perché ho visto le luci".

"No, non se ne parla".

"Ascoltami...".

"Tu vieni con me, Tony!".

"Lucy?".

"No!" urlò disperata, "ti prego... non lasciarmi... non lasciarmi..." sussurrò con gli occhi gonfi.

Lui le accarezzò il viso: "Io non ti sto lasciando, ti sto chiedendo di salvare entrambi! Se resti con me, moriremo in due, ma se tu vai... forse sopravvivremo in due" sorrise.

Lei esitò nei suoi occhi color smeraldo, erano così dolci nonostante l'immenso dolore che stava provando: "Tu mi aspetterai qui?".

"Certo, dove vuoi che vada?" rise.

"Ok, allora aspettami, tornerò presto da te, te lo prometto" mormorò col cuore in gola.

Lui annuì debolmente.

Lucy fece un paio di passi, aveva il cuore che le batteva fortissimo e una sgradevole sensazione la colse improvvisamente. Si voltò e lui era ancora vicino a quell'albero che la guardava docilmente mentre il petto gli si gonfiava al ritmo di un respiro sempre più affaticato e irregolare. Non poteva andarsene così!

Ritornò sui suoi passi cadendo in ginocchio nel fango, gli prese il volto tra le mani e lo baciò con passione sotto lo sguardo sgranato e incredulo di Tony che rispose al bacio solo dopo un istante di esitazione. Scostò le labbra da quelle morbide e saporite di lui e rimasero fronte contro fronte: "Se muori" gli sussurrò, "giuro che ti prendo a calci" concluse accarezzandogli la nuca e il viso.

Lui rise debolmente: "ok ma, se sopravvivo, me ne darai ancora?" rispose sfiorando nuovamente le labbra di Lucy con un altro bacio, stavolta più leggero e simbolico.

Lei gli sorrise, gli baciò il capo e lo strinse a sé per qualche secondo.

"Coraggio ora, va!" la incitò lui e senza aggiungere altro, Lucy incominciò la sua corsa disperata contro il tempo sotto un devastante temporale.

Un piccolo angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora