L'istituto scolastico privato in cui lavorava Lucy Barrow era uno dei più prestigiosi, dopo gli avvenimenti che l'avevano coinvolta suo malgrado in una faida famigliare, la giovane maestra era stata costretta dalla preside a lasciare il vecchio l'istituto in favore di un posto fisso e meglio remunerato per il quale avevano garantito i Murray in persona. Questo gesto di bontà l'aveva colta di sorpresa, ma nonostante i vantaggi che poteva ottenere da questa nuova posizione, avrebbe volentieri rinunciato a tutto per ritornare dai suoi amati bambini. Le si era spezzato il cuore il giorno che dovette comunicare la notizia alla classe, ma a causa del forte stress subito durante il sequestro, sua madre si era ammalata e aveva bisogno di soldi per prendersi cura di lei nel modo più adeguato.
"A domani maestra" la salutò una bambina agitando la mano, lei le sorrise. Nel nuovo posto si trovava bene, i bambini erano adorabili, ma la solitudine che l'attanagliava non le dava pace.
"Buongiorno maestra" si sentì salutare e il cuore le balzo in gola dall'emozione. -Non è possibile- pensò scossa e, lentamente si voltò trovando Tony a pochi passi da lei che la guardava con un sorriso teso.
"Agente DiNozzo", si finse forte, "come mai qui?". Tony si tolse gli occhiali da sole e le si avvicinò: "Secondo te? Sei sparita, hai cambiato casa, numero telefonico e persino scuola. Se non fossi certo che mi adori, direi che stai scappando da me" scherzò.
"Non sopravvalutarti" mormorò tesa, moriva dalla voglia di abbracciarlo, ma al tempo stesso rivederlo le aveva riaperto ferite che aveva chiuso a fatica.
"Senti...", la bloccò per un braccio.
"Non toccarmi!" scattò istintivamente liberandosi dalla presa. Tony la guardò perplesso e lei si rese conto di averlo ferito, ma se avesse abbassato anche solo un minimo la guardia, sarebbe finita tra le sue braccia a tempo zero e non voleva che ciò accadesse.
"Ok, non lo faccio, tranquilla. Non mi avvicino neanche, se la cosa ti crea problemi, ma vorrei che tu mi ascoltassi, vuoi?" chiese Tony alzando le braccia in segno di resa.
Lucy credette di morire, quelle braccia toniche, quel petto largo...erano come un invito per lei: "ok, ti ascolto" rispose distogliendo lo sguardo.
"So che hai parlato con Ziva..." iniziò Tony con tono incerto, la freddezza della ragazza lo spiazzava, "cosa ti ha detto di preciso?".
"Ha importanza? Tanto diresti che sono tutte menzogne, no?" chiese la ragazza con una punta di acidità, "Ziva mi ha messo in guardia a riguardo".
Un motto di rabbia assalì l'agente dell'ncis che gli fece avvampare il viso: "Allora non ha senso che neghi se tanto pensi che non mi crederai!" ribatté con un amaro sorriso.
Lucy esitò, si rese conto di aver chiuso la conversazione ancora prima si iniziarla.
"Lucy!" la chiamò una donna poco distante da loro.
"Arrivo!" rispose frettolosamente.
"Ti sei già dimenticata tutto? Hai già dimenticato quello che abbiamo passato?" riprese Tony a denti stretti.
"Come potrei?" scattò lei rossa in viso, "non c'è giorno che non pensi a quanto tu abbia fatto per me!".
"Ricordi cosa mi hai detto quando eravamo in quel sotterraneo a proposito del mio odore?" le chiese.
"Dissi che avevi un buon odore..." sussurrò Lucy rossa in viso.
"E...?".
"E che chi sosteneva il contrario era una capra, ma che c'entra ora questo?" arrossì violentemente la ragazza.
Tony sorrise: "La capra in questione, era Ziva!".
"Cosa?".
"Lucy!!".
"Arrivo, solo un attimo!" rispose lei infastidita, poi si rivoltò a guardare Tony che la guardava in attesa di una sua reazione.
"Scusami, ma devo proprio andare, quella è la preside dell'istituto e..." sospirò la ragazza.
"Tieni" le disse DiNozzo porgendole il biglietto di visita di un prestigioso ristorante, "rifletti con calma e, se deciderai di credere in me, allora vieni in questo posto alle sette di stasera. Alla fin fine c'è poco da fare, è la mia parola contro la sua e capisco che, dopo la parentesi di Joel, tu abbia qualche problema a fidarti del prossimo soprattutto se si tratta di un uomo" sorrise amaramente, "io ti aspetterò fino alla chiusura Lucy, se non verrai, giuro che non t'importunerò più" concluse avviandosi.
La giovane maestra era confusa, avrebbe voluto corrergli dietro, abbracciarlo e urlargli che gli credeva, ma su una cosa aveva ragione: Non riusciva più a fidarsi di nessuno, neanche di sé stessa e del suo metodo di giudicare le persone. Ziva sembrava così sincera, eppure le aveva trasmesso sempre un'antipatia a pelle che non si spiegava. Una cosa era sicura, aveva tutto il giorno per pensarci. Sospirò riponendo il biglietto in tasca e andò incontro alla preside che la stava aspettando sul ciglio della strada.
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Un piccolo angelo
Hayran KurguUna mattinata che inizia come tante altre e,tra uno scherzo e una battuta, arriva un nuovo caso per la squadra di Gibbs che questa volta dovrà occuparsi di un rapimento ai danni della famiglia di un marine. I sospetti sembrano ricadere tutti su una...