L'arrivo di Altair

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Era una notte fredda e buia di metà Dicembre. Per le strade di Londra si aggirava un uomo incappucciato con in braccio un fagotto. L'uomo arrivò davanti al grande cancello dell'orfanotrofio Oraxel. L'edificio era una vecchia villa in stile gotica appena qualche minuto dal centro di Londra. L'uomo passò in mezzo alle sbarre un pò arruginite del cancello chiuso, come se fossero solo un velo di tende. Attraversò la stradina di sassolini che portava alle scale per l'entrata dell'orfanotrofio. Attorno si estendeva un grande cortile, pieno di aiuole e piante di rose rosse, che continuava anche dietro l'edificio. L'uomo salì i tre gradini e bussò alla grande porta di legno massiccio. All'interno la segretaria sobbalzò: non si aspettava di ricevere qualcuno alle 3 del mattino. Si alzò dalla sedia, si mise a posto i capelli e la divisa e andò ad aprire la porta. L'uomo incappucciato disse -Scusatemi per l'ora me è urgente. Dovrei lasciare qui questa bambina- La segretaria lo fece entrare e accomodare nel salotto riservato alle adozioni. Intanto che la donna andava a chiamare la direttrice, l'uomo scostò la coperta che avvolgeva la piccola quel tanto che bastava per vederla bene in faccia per (forse) l'ultima volta. La bambina aveva due grosse guancette rosse ma il resto del visino era molto pallido. Si intravedeva il ciuffo di capelli di un colore bianco-argento. Gurdandola l'uomo le sussurò -Non temere piccola mia: quì sarai al sicuro-. Dopo dieci minuti arrivò una donna seguita dalla segretaria: era molto alta e magra, con una carnagione che andava sul grigio. I capelli scuri erano raccolti in un disordinato chignon. Portava una gonna blu attillata che arrivava fin sopra le ginocchia e una giacchetta dello stesso colore, sotto la quale si poteva vedere che indossava ancora la camicia del pigiama da notte.
-Buonasera, io sono Mrs. Corney la direttrice di questo orfanotrofio. Per lasciare qui il bambino dovrà compilare delle carte-
-Ceramente- disse l'uomo. Aveva una voce bassa ma fredda. -Ah e comunque è una bambina-
-Si si- la Corney era davvero seccata dall'arrivo dell'uomo. La segretaria porse i moduli da compilare e una penna all'uomo. Quest'ultimo li prese, si tolse il cappuccio e iniziò a compilarli. L'uomo era sulla cinquantina. Aveva la carnagione molto chiara e le guancie erano leggermente scavate. Aveva dei baffetti bianchi e i capelli erano stati rasati di lato e lasciati abbastanza lunghi sul sopra, come per fare una cresta col ciuffo, anchessi bianchi. L'occhio sinistro era di un marrone scuro mentre il destro sembrava quello di un robot: l'iride era di un azzurro-bianco inteso e la pupilla era leggermente più grande del normale. Appena finì di compilare le carte si alzò e le diede alla direttrice  che disse -Bene direi che è tutto, ha qualcosa da lasciare?-
-No, non ho nulla-
-Bene allora può darmi la bambina così la porterò nella sua camera- l'uomo le porse la bambina e la direttrice se ne andò lasciando la segretaria e l'uomo da soli. L'uomo guardò attentamente la segretaria negli occhi -In realtà avrei qualcosa da lasciare ma non mi fido di quella lì- la donna rimase zitta: guardava l'occhio azzurro dell'uomo come se ne fosse ipnotizzata. L'uomo prese dalla tasca interna del lungo giubotto blu notte una lettera nera e un libro, anchesso nero, con la copertina in pelle, mentre gli angoli avevano delle rilegature dorate
-Mi serve che lei tenga questo libro e questa lettera per la bambina e che le dia il libro solo quando avrà imparato bene a leggere e a scrivere mentre la lettera glie la dovrà dare esattamente il giorno del suo undicesimo conpleanno. Miraccomando nessuno, a parte lei, deve sapere di questi oggetti. Intesi?- La donna era sbiancata completamente. Prese, con le mani tremanti, il libro e la lettera guardandoli con molta curiosità. -Si signore, intesi-
L'uomo azzardò un sorrisetto che, assieme allo sguardo gelido, risultò "malefico" agli occhi della segretaria. Si rimise il cappuccio, uscì dalla stanza, aprì la porta dell'ingresso, se la richiuse alle spalle e si avviò verso il cancello. La segretaria, non appena sentì la porta d'ingresso richiudersi andò alla finestra. L'uomo non era neanche a metà della stradina quando un tuono creò una luce abbagliante, tale da costringere la donna a coprirsi gli occhi con la mano libera. Quando, però, la tolse l'uomo era scomparso. La segretaria si avvicinò ancora di più alla finestra, scrutando bene ogni metro quadrato del giardino, ma di lui nessuna traccia. Tornò quindi alla sua postazione e mise la lettera e il libro "segreti" in un cassetto nascosto della scrivania.
 -Che strano soggetto- pensò la donna.
Intanto Mrs. Corney aveva portato la bambina in una piccola stanzetta con dentro una culla e un armadio. Mentre appoggiava la bambina nella culla vide che aveva uno strano simbolo tatuato sulla parte esterna della caviglia destra: era un triangolo, diviso a metà da una linea, con all'interno un cerchio.  Poi andò nel suo ufficio, accese la lampada, si sedette sulla sedia e iniziò a leggere il modulo che l'uomo aveva compilato poco prima. La bambina era nata il primo di Novembre dell'anno prima (1979). L'uomo non aveva scritto il nome della madre ma il nome del padre era lo stesso del nome di chi l'aveva portata: Gellert Grindelwald. E la bambina si chiamava Altair Grindelwald.

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora