La Botola (cap. 19)

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Altair arrivò al terzo piano.
-E lei che cosa ci fa qui a quest'ora, Miledy?-
Era il Barone Sanguinario.
-Niente di che. Inseguo Raptor per impedirgli di uccidere Potter, tutto qui-
-Lei è davvero una ragazza cocciuta lo sa? Per un intero anno ho sperato che questo giorno non arrivasse-
-Si, ma era inevitabile. Sono determinata e ambiziosa, io. E non mi fa paura un professore balbuzziente-
-Be' una vera serpe. Faccia attenzione, Miledy-
-Senz'altro-
Altair aprì la porta. Fuffi era sveglio. Le tre teste la guardavano. Altair non poteva permettere di farsi sentire. Il cane aveva tra le zampe un'arpa ma questa non suonava più e Raptor era appena entrato: se avesse sentito lo strumento suonare...
No, non poteva permetterlo. Decise di usare la telepatia. Guardò il cane dritto negli occhi e entrò nella sua mente, cantandogli la sinfonia di Beethoven. Fuffi si accasciò a terra e si addormentò. Altair, mentre continuava a cantare, si avvicinò alla botola e l'aprì. Dentro era buio, non si vedeva nulla. Decise di saltare. Atterrò su qualcosa di morbido ma il suo sollievo sparì in un istante. Era atterrata sul tranello del Diavolo e ora la pianta minacciava di strangolarla. Altair tirò fuori la bacchetta e sussurrò -Incendio- e una gigantesca fiammata uscì dalla punta della bacchetta. La pianta si ritrasse e Altair andò verso la porta davanti a lei.
La seconda stanza era molto alta e aveva un soffitto a volta. Davanti a lei c'erano tre scope e dall'altra parte della stanza una porta. Altair si avvicinò a questa ma era chiusa a chiave. Sopra la sua testa c'era uno sciame di uccellini scintillanti... scintillanti? Guardò meglio. Non erano uccellini, bensì chiavi...chiavi alate con le piume. E una di esse apriva la porta. Prese un manico di scopa e si alzò in volo. Andò sopra lo sciame di chiavi per poterle osservare tutte attentamente. Una in particolare attirò la sua attenzione. Era argentata e aveva un'ala spezzata. Scese in picchiata verso di essa ma non riuscì a prenderla. La inseguì per qualche secondo. A una certa, la chiave si fermò al centro. Altair decise di scendere in picchiata, non verso di lei, ma a fianco, puntando a un'altra. Quando fu vicina a quella argentata saltò dalla scopa e la prese al volo. Poi scese dolcemente a terra, come se la forza di gravità si fosse abbassata di colpo. Mise la chiave nella serratura della porta e quando questa si aprì, la chiave volò via. Altair entrò nella terza stanza. Era una scacchiera. C'erano le pedine degli scacchi magici più alti di lei. Dall'altro lato, dietro ai bianchi, vide una porta. Si avvicinò alla regina dei neri e la toccò. Questa si animò e la guardò, senza volto.
-Per proseguire devo vincere la partita, giusto?-
La regina annuì e si mise al lato della scacchiera, lasciando a lei il posto di regina. Dopo quindici minuti che giocava, Altair fece scacco matto al re dei bianchi.
Non appena aprì la porta, sentì che qualcuno stava cercando di aprire quell'altra, ma senza successo. Harry, Ron e Hermione dovevano essere arrivati.
Entrò nella quarta stanza. Dentro c'era steso a terra un mostro ancor più grande di Fuffi, con un grande bernoccolo insanguinato sulla testa. Fece un salto e, fluttuando, lo scavalcò. Quella che l'aspettava doveva essere l'ultimo ostacolo: la Sprite aveva messo il tranello del Diavolo, Vitious aveva incantato le chiavi, la McGranitt aveva trasfigurato la scacchiera e quel mostro l'aveva messo lì Raptor. Ora mancava solamente la prova di Piton.
E, difatti, nell'ultima stanza c'era un tavolo con delle boccette con dei liquidi. Non appena entrò si accesero due fuochi: uno nero, davanti a lei, che copriva l'entrata per l'altra stanza, e uno viola dietro di lei che copriva la porta da cui era entrata. Sul tavolo c'era un foglietto.
Diceva:
Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza
Due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza
Una sola, di sette, vi lascerà avanzare
Se un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare
Due son piene soltanto di nettare d'ortica
Tre, assassine, s'apprestano alla loro fatica.
Segliete o resterete per sempre tra i supplizi.
Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:
Primo, seppur subdolamente il velen non si svela,
Il vino delle ortiche alla sinistra cela;
Secondo, differenti sono quelle agli estremi
Ma per andare avanti rimangono problemi;
Terzo, come vedete, non ve n'è una uguale,
Sol di nana e gigante il vin non è letale;
Quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra
Sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.

Un indovinello. Perfetto. Qualcuno che lavora di logica finalmente, pensò Altair. Tre col veleno, due col vino, una per il fuoco viola e uno per quello nero. Il veleno è a sinistra. Quelle agli estremi sono diverse. Una piccola e una grande non hanno il vino. La seconda davanti e la seconda a sinistra hanno o il nettare o il vino. C'era da scegliere tra quella più piccola e quella più grande. La più piccola aveva il liquido soltanto fino a metà. Prese quelle agli estremi e le annusò. Una aveva il veleno, l'altra no, ma di certo non era il nettare. Decise di bere da quella già a metà, lasciandone un sorso. Il liquido era gelato. Oltrepassò il fuoco nero ed entrò nella quinta stanza. Come si aspettava c'era Raptor. Stava guardando uno specchio.
-Oh, signorina Grindelwald, è un piacere vederla qui-
-Salve professore. L'ho vista prima nel corridoio del terzo piano. Mi sono sempre chiesta che cosa nascondesse-
-Non dovresti essere qui, lo sai vero?-
-Ohohoh certo che lo so ma, vede, sono una gran... monella- disse con un sorrisetto beffardo
-Tipico di una Serpeverde. Ora, da brava, vieni qui e aiutami-
-Perchè? Non è capace di trovare la Pietra da solo, professore?-
-Io so dove si trova. Ma, non so come prenderla. Dai, fa la brava, vieni qui. Se mi aiuterai darò alla casata di Serpeverde 1000 punti-
-1000 punti? Un po' pochini per averla aiutata a far rinascere Voldemort, non crede?-
-Tu... come fai a...-
-Devo ammetterlo, non è stato semplice capire chi c'era dietro. Certo, avevo capito fin da subito che voleva rubare la Pietra, ma il fatto che lo facesse per lui mi ha davvero stupita, devo ammetterlo. A proposito, lui dov'è? Non mi dica che lo ha lasciato solo?-
-No, non l'ha fatto. Lui è sempre con me-
-Si è rimpicciolito e si è messo dentro al turbante o cosa?-
-Dopo lo vedrai. Sai Altair, tu sei una ragazza molto intelligente e devo dire anche molto portata per la magia. Eccelli magnificamente nella mia materia. Sembra quasi che tu... conosca già tutti gli argomenti-
-Questo perchè li ho già letti-
-Solo questo?-
-Si. Non penserà mica che li abbia già sperimentati?-
-Sai, non so più cosa aspettarmi da te, a questo punto. Non lo sapevo neanche dopo quella sera nella foresta. Ti avevo tolto la bacchetta. Ora la domanda mi sorge spontanea: come hai fatto?-
-Intende quando l'ho scaraventata a terra dietro l'unicorno come se fosse un sacco di patate?- disse la ragazza con un tono ancora più sfottente di prima.
-Si. Come-hai-fatto?-
-Non lo so-
Si sentì una voce, come un sussurro.
-Sta mentendo-
-Tu menti Altair. A me puoi dirlo, sta tranquilla-
-Io sono tranquillissima, professore. Sa cosa mi chiedo io?-
-No-
-Quanto diavolo sia stupido-
-Brutta ragazzina, come ti permetti?!-
-Io mi permetto eccome. Davvero non ha ancora capito?-
-Capito cosa?-
-Io sto prendendo tempo-
-Pren-prendendo, tempo?-
-Si esatto. Sa... quella porta sarà, tra non molto, varcata da Harry Potter. E intanto lei non ha ancora preso la Pietra- Altair stava ridendo mentre diceva queste cose. Il professore si mise a guardarla negli occhi. Le brillava una luce strana. Aveva uno sguardo crudele, quasi... sadico.

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora