Macusa

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I quattro si smaterializzarono in un vicolo. C'era ancora il tramonto. Il cielo era di un rosa giallo che dava una strana sensazione di calore.
Ora che erano alla luce, Altair potè vedere bene i tre americani. Madama Picquery aveva una divisa con una lunga mantella blu con dei ricami dorati. Gli altri due avevano delle divise dello stesso colore ma la giacca aveva dei bottoni bianchi che la chiudeva e sulla sinistra avevano il simbolo del Macusa.
Roche aveva la pelle abbastanza abbronzata,sembrava quasi dorata, e gli occhi e i capelli marroni. Portava un taglio militare. Pareva essere uno sulla cinquantina.
Lopez, invece, aveva la pelle chiara e i capelli di un rosso scuro ramato, lunghi e disordinati. Un occhio, quello destro, era verde mentre l'altro era bianco. Era per metà cieco. La punta dell'orecchio destro sembrava essere stata mangiata. Sul collo si poteva vedere una serie di cuciture a X che andava verso la spalla. Sulle mani aveva altre cicatrici ma meno gravi.
I loro vestiti erano ancora impolverati e con delle macchie di bruciato causate dagli incantesimi.

-Siamo in America, più precisamente a Broadway, New York, dietro al Woolworth Building. Li dentro si trova il Macusa, il Magico Congresso degli Stati Uniti d'America- disse la Picquery
-Riesci ad alzarti?- chiese Roche ad Altair che si era riaccovacciata a terra.
-No-
-La prendo in braccio?- chiese rivolto alla Picquery
-Nu, nu, nu, Roche, lascia che la prenda io, esta niña- fece Lopez. La prese in braccio con la facilità di chi prende un neonato. I tre si accertarono che non ci fosse nessuno a fissarli mentre salivano le scale davanti all'entrata del Woolworth. Seraphina prese la bacchetta e la puntò sul gufo di pietra che c'era sopra la porta. Questo si staccò dal resto dell'arcata e volò sulla porta d'entrata, che da argentata divenne dorata.
I tre entrarono: l'atrio era enorme e il soffitto quasi non si vedeva. Al suo posto c'era un enorme spazio aperto incorniciato da centinaia di finestre. Sospeso nell'atrio c'era una specie di grande orologio da stazione con una splendida struttura in ottone. All'interno si vedevano tutti gli ingranaggi in movimento e, sul fondo, una piccola elica. Il quadrante però, non segnava il tempo.
-A che serve?- chiese Altair
-Indica il livello di rischio di smascheramento della magia, cioè il livello di rischio che salti la copertura della comunità magica- spiegò Seraphina
Sempre nell'atrio, sotto a un baldacchino dorato, si trovava una statua raffigurante cinque donne.
-Quelle chi rappresentano?-
-Le cinque streghe di Salem-

I tre presero l'ascensore e salirono di piano. Andarono su fino all'ultimo. Le porte dell'ascensore si aprirono e davanti a loro si stagliava un'unico enorme portone in quercia con ricami dorati e al centro il simbolo del Macusa. Seraphina aprì le porte ed entrarono. La stanza era enorme, molto più grande dell'ufficio di Silente, e i muri erano semplici vetri da cui si poteva vedere tutta New York. Al centro della stanza si trovava un enorme mappamondo blu scuro che girava lentamente poco sotto al soffitto. Davanti alla vetrata opposta alla porta si trovava una scrivania con un sacco di pile di fogli ben ordinate e dietro a essa uno scranno nero e alto. Al lato destro si trovava una scala a chiocciola che portava a un piano superiore, evidentemente la punta della torre, mentre dall'altro lato c'erano dei divanetti e delle poltrone.
Seraphina condusse gli altri al piano di sopra. Li c'erano due divanetti separati da un tavolino e una grande libreria. Al centro della stanza c'era un'altra scala a chiocciola che dava ai piani superiori e dietro a essa una porta chiusa.
-Quello è il bagno, se ti serve- disse Seraphina ad Altair indicando la porta chiusa, mentre Lopez adagiava la ragazza su uno dei due divani.
-Si, grazie- disse la ragazza avviandosi
Poco dopo tornò e ri risedette dul divano.

-Allora Altair- iniziò Seraphina
-abbiamo deciso che per oggi ci possiamo ritenere soddisfatti. Adesso Roche ti accompagnerà nella tua "stanza", mentre io e Lopez decideremo sul da farsi dei prossimi giorni-
-Tutto qui? Intendo, nessuna condanna, nessun giudizio da un qualche tribunale... niente?- chiese la ragazza perplessa
-Niente. Abbiamo già ottenuto quello che ci serviva, almeno una parte-
-Volevate vedere i miei poteri-
-Intanto. Anche se sono curiosa di saperne di più-
-Ho capito, diventerò una cavia da laboratorio-
-Non esattamente. Ora andate, devi mangiare e riposare, sono sicura che sarai stanca-

Roche accompagnò Altair all'ascensore che li portò verso il basso, ancora più in basso del piano dal quale erano entrati. Le porte dell'ascensore si aprirono su un corridoio interamente bianco, fatta eccezzione per il soffitto che aveva le travi fatte di ghisa.
Roche l'accompagnò fino a una porta, anchessa bianca, che se l'uomo non gliel'avesse aperta Altair non l'avrebbe neanche notata. L'interno era minuscolo. Ci stava giusto il letto e lo spazio per passare. In pratica lungo tre metri e largo due. La cosa positiva era che il soffitto era alto almeno quattro metri e che sui muri c'erano un sacco di scaffali e mensole. La valigia di Altair era sul letto.
-La cena arriverà verso le 19.30, sempre che tu abbia fame. Se hai bisogno di qualcosa schiaccia questo interruttore qui a lato della porta. Direi che è tutto,le tue robe sono li, tranne il gatto che hai detto al tuo fidanzato di accudirlo e alla Nimbus che abbiamo lasciato a scuola. Non tentare di uscire, tanto non ce la faresti. Ti saluto-
-Ehi no, aspetta. Guarda che Draco non è il mio ragazzo!-
-Ah no? A me pareva di si...-
-No, be', cioè... non lo so- disse poi abbassando lo sguardo sul pavimento
-Tranquilla. Qui avrai un sacco di tempo per pensarci- detto questo uscì e chiuse la porta.

Altair aprì il baule. Tutte le sue cose pareva che fossero state messe dentro da un tornado. Roche aveva detto bene: mancavano solo Astral e la scopa. Non aveva fame. Controllò se il diario era ancora al suo posto nello "sgabuzzino" della valigia. Avrebbe anche potuto dirmire lì, di certo sarebbe stata più comoda. Il diario c'era e pareva che non fosse stato toccato. Tutto li dentro pareva non essere stato toccato. Magari non l'avevano neanche scoperto. Tornò sul letto e si mise a leggere il libro di Pozioni. Tanto non aveva altro da fare.

Non si sentiva neanche stanca dopo aver ricevuto i cruciatus... i cruciatus! Come aveva fatto a dimenticarsi dello scontro?!

Prese il diario e iniziò a scriverci quello che era successo appena mezz'ora prima.

Nessuna risposta inerente al discorso. Solo una domanda apparve:
Chi è Draco?

Se ci si metteva anche lui con questa storia... possibile che non gli importasse del discorso del Macusa? Forse non era una cosa grave. D'altronde volevano solo capire come funzionavano i suoi poteri. Non avrebbero potuto cambiarli neanche volendo, quindi che bisogno c'era di preoccuparsi? Nessuno, ecco la risposta. Nessuno poteva fare niente. Nessuno all'infuori di suo padre. Se non si preoccupava lui allora non si sarebbe preoccupata neanche lei.

Prese il violino e lesse la scritta Azzurri. Rimase a lungo a fissare quella scritta. Che fosse il nome del violino? Il nome di quello che l'aveva costruito?

Prese lo spartito di "Alice" e iniziò a suonare. Che la sentissero o no non le importava. Quando suonava doveva stare nel silenzio più assoluto, senza il ben chè minimo disturbo.

Intanto Roche era tornato nello studio di Madama Picquery.
-I nostri dubbi sono fondati- stava dicendo la donna -Ora dobbiamo solo capire se è realmente pericolosa-
-Io non credo che lo sia- disse Lopez
-Hai visto anche tu con quale potenza ha ucciso quelle Acromantule e anche come ci ha respinti-
-Come la cosa ci ha respinti. In qualche modo la protegge-
-Non era mai successo. Di solito si limita a prendere il controllo- intervenne Roche
-Forse lei ha abbastanza forza da mantenerla- suppose Seraphina
-O forse...- Lopez parlava più con sé stesso che con gli altri
-Forse?- chiese Roche
-Forse è stato proprio l'uccidere le acromantule a lasciarle il controllo-
-Che sia possibile?- chiese la Picquery
-Non dovrebbe riuscire a controllare i suoi poteri- disse Roche
-Eppure ci riusciva- disse Lopez
Spazientito -Hai visto tu stesso come contemporaneamente teneva fermo il ragazzo-
-Che riesca a controllare l'elemento terra?-
-È probabile, anche se è molto giovane-
-Non importa l'età ma quanto uno è potente- disse Seraphina -Voglio ricordarvi che Tu-Sai-Chi riusciva a controllare l'aria a nove anni-
-Si ma lei è la figlia di Grindelwald, non di Riddle. È ben diverso- sbraitò Lopez
-Calmati Jon. Intanto sappiamo con certezza che i nostri dubbi sono esatti- disse Picquery
-Ora dobbiamo solo capire se riesce veramente a controllarsi e se ha qualche comando sull'elemento terra- disse Roche
Madama Picquery annuì e fra i tre calò il silenzio.
-Facciamo le cose con calma- disse Lopez
-Non sappiamo quanto è pericolosa- disse la donna
-Finchè sarà tranquilla andremo con calma. E non le faremo più male del necessario. Non voglio che quello che è successo oggi si ripeta. È ancora una ragazzina-
-Lopez ha ragione- intervenne Roche
-Come volete. Resta ancora una cosa da capire-
-Sarebbe?-
-Chi è veramente-
-È la figlia di Grindelwald-
-Si, di questo non ci sono dubbi. Ma lui è il padre. Uno solo non basta-
-E poi è improbabile che sia nata nel '79- disse Lopez
-Appunto- confermò la donna
-Forse Silente sa qualcosa- disse Roche
-Improbabile-
-Allora potremmo chiedere direttamente a lui-
-No, non servirebbe a nulla...-
-C'è solo un modo- disse Lopez sottovoce
-Bisogna scoprire chi è la madre- finì Seraphina

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora