Il Dono

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-Io vado a cercarla- disse Draco avvicinandosi all'uscita della sala comune
-Non puoi andare, tra non molto saranno le otto e sai che non possiamo uscire dopo quell'ora- disse Pansy
-Non mi interessa, voglio sapere dove si trova e perché!-
-Draco- intervenne Theo -So che tieni molto ad Altair e anche io ci tengo tanto ma non puoi uscire proprio quando i professori fanno la ronda. Domani magari verrà a lezione, chi lo sa-
-Ma l'hai vista in faccia? É più bianca di prima, più magra di prima ed era sicuramente stanchissima, per di più non ha mangiato quasi nulla. Si vedeva benissimo che non sta bene, credi davvero che in quelle condizioni la lascerebbero venire a lezione? Tanto valeva lasciare che venisse a mangiare con noi-
-Sei ostinato... Vengo con te, almeno capiranno che non sei il solo a essere preoccupato-
-Allora vengo anche io- disse Daphne
-Benissimo, andiamo allora-

E mentre i due uscivano e si facevano beccare da Piton, a qualche piano più sopra, nella torre di Grifondoro, tre alunni del terzo anno parlavano dello stesso argomento, cercando risposte plausibili, tenendo anche conto di quello che Draco Malfoy aveva detto il giorno dopo che Altair sparisse nel nulla.
Non erano gli unici a farsi quelle domande. Molti altri studenti, di tutte e quattro le casate, confabulavano per ipotizzare una qualche verità.

Ore dopo, nella sua camera da letto, Silente si sveglió di colpo, scosso dai tremiti. Aveva appena sognato una cosa orribile... solo che non ricordava cosa fosse. Gli venne un dubbio e uscì. Entrò negli alloggi di Altair e quello che vide gli fece strabuzzare gli occhi.
Rabastan era seduto sul divano e Altair era inginocchiata sopra di lui. I due si stavano baciando. Era un bacio intenso ma dolce, le loro labbra si agguantavano e si staccavano senza fretta, con movimenti sinuosi. Le loro lingue facevano lo stesso gioco, ancora più lentamente.
Silente urló ma nessuno dei due parve sentirlo. Provò ad avvicinarsi ma attorno a loro c'era una barriera invisibile. Giró attorno al divano e lì li vide meglio.
La camicia di Altair era a fianco al Mangiamorte, insanguinata. Ma la ragazza non presentava lesioni o altro, era puramente bianca. Lui, invece, aveva la camicia sbottonata e la cintura allentata. Teneva Altair per i fianchi mentre lei stringeva con una mano i suoi capelli mentre l'altra scorreva sul suo petto.
Rabastan fece scivolare delicatamente una mano sul sedere di lei, stringendolo. Poi la spostó sotto la sua gonna. Inizió a baciarle i seni ancora coperti. Altair alzó lievemente la testa, aprí la bocca e...

Silente si sveglió di colpo.
Sudava freddo, ovunque.
Una luce fioca e malata entrava dalle finestre. Il cielo era parzialmente coperto da nuvole.
Doveva accorgersi che quello che stava facendo era un sogno, d'altronde non si ricordava di aver fatto le scale. Ma quello che aveva visto non sarebbe stato facile da dimenticare. O meglio, sarebbe stato semplice utilizzare un incantesimo ma non voleva farlo. Doveva usare quel sogno come un indizio, un'allerta di pericolo che il suo cervello usava per avvertirlo di stare attento.
Per essere più sicuro, decise di andare a controllare di persona.
Arrivò negli alloggi di Altair. Nel salotto non c'era nessuno. Salí le scale usando un incantesimo di disillusione sia per non farsi sentire sia, nel caso fosse uscito qualcuno, per non farsi vedere.
La porta era socchiusa. Sbirció dentro e vide che Altair era sveglia, seduta sul davanzale con una gamba a penzoloni e l'altra piegata. Una mano era serrata sulla caviglia destra mentre con l'altra accarezzava il gatto. Sembrava molto stanca e provata, tenendo però la schiena dritta e non ingobbita come farebbe una persona assonnata, ma almeno era del tutto vestita, per quanto quel pigiama fosse composto da dei pantaloncini tremendamente corti e stretti.
Spostò lo sguardo verso il letto. Lui era lì, disteso a pancia in su, con addosso pantaloni corti e una maglietta maniche corte di seta leggera e scollata, oltretutto.
Dopo poco, Rabastan inizió a muoversi, rigirandosi nel letto e sussultando. Altair si girò e lo chiamó senza ottenere risposta.
-Perdonami... Perdonami... Bella... Ti prego-
Altair salí sul letto e cercó di tenerlo fermo, chiamandolo ancora. Rabastan sudava freddo e singhiozzava ma non si svegliava. Altair premette forte le dita sul Marchio Nero e l'uomo aprí gli occhi di colpo, irrigidendosi.
-Altair?-
-Hai avuto un incubo-
-É l'alba?-
-Si-
-Dovresti dormire. Tra poco inizieranno le lezioni- disse tirandosi su a sedere
-Stai bene?-
-Si-
-Non é vero-
-Vado in bagno-
Scese dal letto e salì le scale. Altair tenne lo sguardo fisso su di esse finché non tornó mentre Silente guardava lei. Con tutta quell'oscuritá a circondarla sembrava più grande. Quando Rabastan tornó si distese sul letto, aspettando che Altair facesse lo stesso prima di chiudere gli occhi.
Silente li vide addormentarsi così, Rabastan disteso a pancia in su con Altair mezza distesa su di lui, con la testa e un praccio appoggiati sul suo petto e una gamba fra quelle di lui, mentre l'uomo la cingeva con un braccio, con la mano appoggiata sulle costole di lei. Astral saltó sul letto, senza farlo né muovere né cigolare, e si sistemó a qualche centimetro dalla schiena della padrona.
A Silente quella vista non piacque affatto. Avrebbe volentieri preso quel Mangiamorte e buttato fuori, fra i Dissennatori, e mentre loro avrebbero succhiato la sua anima perversa avrebbe rinchiuso Altair in una torre a cui solo lui avrebbe potuto accedervi. Ma così facendo lei l'avrebbe solo odiato e allontanato dalla sua vita ancora di più, cosa che non voleva affatto. Doveva riavvicinarsi a lei, non allontanarla. Ma a quanto pareva il prezzo era quello.

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora