Dante

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Altair era in una stanza buia. Non vedeva niente, avanzava con le braccia in avanti e non sentiva nulla. A un tratto sentí un rumore. Dietro di lei era comparsa una porta. Ma non una porta qualsiasi: era quella della sua camera blindata alla Gringott. L'aprì ed entrò.

Si girò per tornare indietro ma la porta era scomparsa. Si trovava nella sala degli specchi del suo incubo. E questo stava riprendendo forma.

-Dai Altair, adesso sei tra amici. Lasciami uscire. Loro ci aiuteranno se noi li liberiamo-
-Io con te non devo fare proprio niente-
-Invece si. So che lo vuoi-
-Ti sbagli...-
-Appena saremo fuori di qui ucciderai gli americani-
Avrebbe voluto replicare ma la lei bambina le si avvicinò così velocemente che non se ne rese conto. Erano faccia a faccia, la lei bambina stava fluttuando per vederla bene negli occhi. I suoi occhi erano completamente neri, non c'era neanche l'ombra delle pupille. Aprì la bocca e iniziò a risucchiare qualcosa di simile all'aria che iniziava a fuoriuscire dalla bocca di Altair. Lo fece una, due, tre volte finché la ragazza non rimase distesa a terra senza poter muovere un muscolo.

Dopodiché iniziò a ricanticchiare le stesse cose di sempre.
-Hai ucciso il coniglietto, hai ucciso il bambino...-
-Basta!- gridava Altair con le lacrime agli occhi ma l'altra continuava
-Hai ucciso il ragazzo, hai catturato e torturato maghi e streghe...-
-Finiscila! Basta!!!-

Intanto la lei bambina le saltellava attorno e a volte le sfiorava i capelli.
-Ucciderai ancora Altair-
-No! Basta, ti prego!-
-Ucciderai ancora e ci troverai gusto-
-Smettila!-
-Ci troverai sempre più gusto-
-Vattene! Lasciami stare!-
-E io ti aiuterò, Altair. Sarò sempre al tuo fianco-
-Vattene!!-
-E nessuno lo saprà-
-Non è vero! Vattene!-

La lei bambina si fermò davanti a lei, si inginocchió e si protese in avanti.
-Uccideremo ancora, Altair. Come le altre volte, insieme-

Altair sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance. Si sentì come cullare. Si fece coraggio e aprì gli occhi.
Era in braccio a un uomo dalla pelle abbronzata. Non riusciva a vederlo bene ma riusciva a scorgere i suoi capelli bianchi e il sorriso smagliante dai denti perfetti. Era seduto su una sedia a dondolo e aveva addosso una giacca blu. La stanza in cui erano aveva pareti color porpora riccamente decorate con disegni di fiori e piante dorate. Le finestre, formate ognuna da una coppia di archi a sesto acuto, erano semicoperte da tende della stessa fantasia delle pareti. Il soffitto era costituito da una cupola con raffigurato un cielo stellato e i mobili erano riccamente decorati.
Altair si accorse che l'uomo stava cantando una filastrocca ma non riusciva a comprendere bene le parole che diceva. Non era inglese.

-Con noi, verrai
Alla selva oscura
Una lama vedrai
Scender veloce assai
Con noi, vedrai
Ma nulla sentirai
Dante lo sapeva
Che cosa succedeva
Con noi, come noi
Tu diventerai
Al morto giocherem
Per sempre assieme starem
Per noi, lo sai
Là sopra ti stenderai
A testa china starai
La lama non vedrai
Con noi, qui con noi
Il tuo destino seguirai
Il cuore fermo avrai
Ma tanto ancor vivrai
Con noi, aspetterai
La lama si rialzerà
Sporca di rosso lei sarà
E il liquido ti bagnerà
Con noi, verrai
Alla selva oscura
Dove il corpo abbandonerai
E per sempre all'inferno vivrai-

In quel momento, si sentì la voce di una donna appena entrata nella stanza. Parlava quella che sembrava la stessa lingua dell'uomo.
-Rob, ti prego, smettila di cantare quella canzone. È orribile e decisamente poco adatta a un neonato- disse prendendo Altair in braccio
-Oh, e finiscila Val. Tanto, mica la può capire. E poi, come hai detto tu, è solo una neonata-
-Fai come vuoi ma quando ci sono io nei paraggi non voglio sentirla-
-Come sua altezza desidera- disse infine lasciando la stanza.
La donna aveva preso a cullare Altair e mentre quest'ultima chiudeva gli occhi, la donna le accarezzava dolcemente la testa.

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora