La lettera nera

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1/11/1990
Altair era molto cresciuta in quegli anni: era leggermente più alta dei bambini della sua età, magra e con la carnagione molto chiara. I suoi occhi erano a volte azzurri chiari, a volte quasi bianchi e altre volte prendevano la tonalità di un grigio-azzurro. I capelli erano lunghi fino a metà schiena, lisci e bianchi come la neve.
Quella mattina doveva essere un giorno speciale, visto che era il suo compleanno, ma Altair lo vedeva come un giorno qualunque. All'orfanotrofio i compleanni ce li si doveva meritare, studiando sodo e rispettando le regole. Sul punto dello studio Altair non aveva problemi, era la ragazza più intelligente dell'Oraxel. Il problema era che lei non amava per niente rispettare le regole. Le vedeva come una cosa insulsa, inutile. Per lei erano uno ostacolo al divertimento. Non si poteva stare svegli di notte o andare in giro nel coprifuoco. Non si poteva uscire se prima non si chiedeva il permesso, e anche se lei lo chiedeva non glie lo davano. Non ci si poteva arrampicare sugli alberi. Non si doveva litigare con gli altri bambini. Insomma, non si potevano fare un sacco di  cose che, bèh... Altair faceva comunque.
Quel giorno, dopo la fine delle lezioni, la segretaria, la Signorina Colling, andò nella camera di Altair.
-È permesso? Altair sei lì?- chiese la Colling
-Sì sono quì, entri pure la porta è aperta- anche chiudere la porta a chiave era vietato ma Altair aveva comunque trovato un rimedio anche a quello.
La signorina Colling chiuse la porta (le mani erano sudate e stava tremando leggermente), si mise davanti alla ragazza, la quale era seduta sul letto che la guardava con sguardo indifferente. La Colling sentì un brivido percollerle la spina dorsale: le succedeva ogni volta che incrociava lo sguardo della ragazza. Quello sguardo... i suoi occhi chiari (freddi e profondi allo stesso tempo) le ricordavano tanto quello destro del padre. Ad Altair la Signorina Colling non faceva ne caldo nè freddo. Era sempre trattata molto bene da lei, certo, ma ogni volta che incrociava il suo sguardo la donna tremava un po' e questo, alla ragazza, non dispiaceva affatto. Le stava bene il fatto che l'adulta si sentisse turbata al suo passaggio. Ma non era solo lei, anche altri professori provavano la stessa sensazione e Altair, questo, lo sentiva bene. La ragazza si chiese che cosa ci faceva lì la Colling: l'ultima volta che si era presentata in quel modo (tremando) le aveva consegnato un libro, in pelle, nero con le rilegature degli angoli dorate che le aveva lasciato suo padre. Da quel giorno tutto fu più chiaro.

-Ti ricordi che ti avevo detto che il libro me lo aveva lasciato in custodia tuo padre il giorno in cui ti ha lasciata qui, vero?- chiese la Colling
-Si certo- Altair capì che il padre le aveva lasciato anche qualcos'altro e infatti la donna le porse una lettera nera -Mi aveva detto che avresti dovuto riceverla esattamente il giorno del tuo undicesimo compleanno- spiegò la segretaria.
La ragazza prese in mano la lettera e iniziò a guardarla. Sul retro comparve una scritta in oro che diceva "per Altair". La Signorina  Colling fece per uscire dalla stanza ma prima di chiudere la porta disse
-Buon compleanno Altair-
-Grazie- disse la ragazza, continuando a guardare quella strana lettera che aveva fra le mani.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti, spero che la storia vi stia piacendo. È la prima che faccio quindi boh non so...
Questo capitolo è più corto del primo, scusate ma non sapevo cosa scrivere. Comunque i prossimi li ho già fatti e saranno decisamente più lunghi. Se la storia vi piace votate e se avete qualcosa da dire commentate pure.
Ok direi che ho finito. Ciauuuu.

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora