Momento di pazzia

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Quando tornò all'orfanotrofio, Altair trovò due notizie ad espettarla.
-C'è una buona e una cattiva... orribile oserei dire- aveva detto la segretaria.
-Sarebbero?- chiese Altair
-Quale vuoi sapere per prima?-
Uff sempre quella domanda. Che senso aveva farla? Tanto alla fine le scopriva tutte e due.
-La cattiva-
-La professoressa di matematica...- le si stavano riempiendo gli occhi di lacrime -Lei è...-
-È??- chiese Altair impaziente.
-M-morta-. Ed eccola lì, la lacrima che scende. Altair non lo sopportava. Non le erano mai piaciute le persone frignone.
-Quando è successo?-
-Qualche mese fa-
-E come è morta?-
-Ecco io... non lo so-
Non mentiva. Altair lo sapeva.
-La buona notizia?-
-Il professore di arte ha un aiutante. Si chiama Jim Teight e ha 23 anni. È un tipo simpatico, sono sicura che ti piacerà-
Ne dubito, pensò Altair.
-Be' non vedo l'ora di vederlo. Ora, se vuole scusarmi, tornerei nella mia stanza-
-Ok. Io vado ad avvisare la Corney. Ehm... il gatto è tuo?-
-Si. Non darà fastidio, stia tranquilla, è ben addestrato-
Altair entrò in camera sua. Aprì il baule e prese il diario nero. Lo aprì e iniziò a scrivere tutto quello che era accaduto, dalla Foresta Proibita allo scontro con Voldemort. Avrebbe dovuto scriverle prima quelle cose ma visti gli imprevisti. Scrisse anche degli incubi che aveva avuto. Mentre li descriveva sentì una sensazione strana, come se la lei dello specchio si stesse preparando a cantare di nuovo. Si sfiorò la caviglia e tutto passò.
Arrivò l'ora di cena e la ragazza si avviò alla mensa. Quando entrò, calò un silenzio di tomba.
-Signorina Grindelwald, ben tornata- nella voce della direttrice c'era una nota di amarezza. Simpatica come al solito, eh figlia di Satana, pensò Altair.
-Si, Mrs.Corney, sono tornata circa un'ora fa-
-La Colling mi ha avvisata si. Siediti, dai-
Altair prese un vassoio, si fece dare un po'di riso con il pomodoro dalla cuoca e si sedette al tavolo dei ragazzi con cui usciva le sere.
-Allora Altair, com'è quel posto?-
-Ti sei divertita?-
-Toby ha preso una nuova TV, ci ha invitati tutti per una pizza-
I ragazzi continuavano a farle domande e lei, ovviamente, mentiva spudoratamente.
Dopo cena, tornò in camera sua e si mise a giocare con Astral: ormai il gatto era lungo un metro. I due si arrampicarono sull'albero e fecero delle corse fra i rami, saltando anche sull'albero attaccato al muretto.

Erano passati due giorni dal ritorno all'Oraxel e Altair si era già stufata di stare chiusa li dentro. La sera del terzo giorno, decise di uscire e andare a fare un giro per la città. Uscì dalla finestra, andò dal ramo del "suo" albero a un ramo di quello sul muretto e poi si calò dall'altra parte di esso. Andò in fumetteria e si comprò i numeri di Batman e Joker che erano usciti intanto che lei era a scuola, visto che qelli che le avevano mandato a Natale li aveva già finiti. Poi andò in libreria e comprò "Cose preziose" e "Christine: la macchina infernale", tutti e due di Stephen King.
Tornando verso l'orfanotrofio, decise di prendere una scorciatoia che consisteva in un vicolo che passava per tre interi isolati (in pratica ci passava in mezzo). Mentre andava ripensò al suo problema: doveva cercare di mantenere il controllo. Quando era piccola non aveva questo problema. Forse perchè utilizzava molto la magia. Ma cosa centrava? Anche ad Hogwarts utilizzava la magia. Solo che era diversa: la sua era magia nera, per di più utilizzata senza bacchetta. Non l'aveva presa su. Sentì di nuovo la sensazione di qualche giorno prima. Decise di provare. Davanti a lei c'era un barbone. Ci si mise davanti. Non era il solito vecchio, ma un ragazzo di circa trent'anni. La guardava pensieroso, anzi ubriaco visto la bottiglia di whisky vuota in mano.
-Ehi, bambolina, non dovresti andare in giro di notte da sola. Vieni dai ti riaccompagno a casa- disse cercando di rialzarsi, inutilmente.
-Non mi serve il tuo aiuto. Devo solo provare una cosa-
-Se ti serve un preservativo ce l'ho-
-Sta zitto- Altair sollevò il braccio e aprì la mano sopra la sua testa -Imperio- ora il tipo la guardava con le pupille più grandi del normale. Era come se stesse guardando un vuoto.
-Dimmi la tua storia-
-Mi chiamo Alex Tray, sono stato abusato fin da piccolo da mia madre. All'età di sedici anni sono scappato di casa e sono venuto qui alla ricerca di un lavoro. Prima abitavo in Scozia. Trovai un tipo, che mi fece lavorare con lui in libreria. Vide che sapevo molto di letteratura e decise di farmi fare gli studi. Solo che quando dovetti fare l'ultimo anno di università verso il diploma lui morì e io non potei più pagarmi gli studi. È stato tre anni fa. Da allora vagabondo in cerca di qualcosa. Una parte di me mi dice di tornare da mia madre ma questo è fuori discussione. Dovrei denunciarla per quello che ha fatto ma non ricordo come si chiama o dove abita- disse tutto guardando il vuoto.
-Che storia triste. Be' capita. Alzati- a comandare quel tipo a bacchetta (anzi a mano visto che non l'aveva) si sentiva già meglio, ma non bastava.
-Prendi la bottiglia e rompitela in testa-
Il ragazzo lo fece e crollò a terra.
-Non ti ho detto di cadere. Rialzati!- Altair si sentiva davvero bene, come se fare del male agli altri fosse stato da sempre il suo hobby preferito.
-Lanciati contro il muro- il ragazzo lo fece.
-Ancora. Più forte. Con più forza, femminuccia- ormai gli colava il sangue dalla spalla, che probabilmente si era anche rotta. Altair lo fece stendere a terra. Stava passando un topo, imperiò anche lui.
-Alex, apri la bocca- il ragazzo lo fece e Altair ci fece andare dentro il topo.
-Alzati- Alex feve anche quello ma stava per soffocare.
-Ok, sputalo- Il topo cadde a terra e corse via. La ragazza alzò di nuovo il braccio e aprì la mano, sta volta davanti alla faccia del ragazzo.
-Crucio- un fulmine rosso andò dritto sul corpo del ragazzo, avvolgendolo tutto (tipo Goku quando sicarica).
Alex si contorse dal dolore e cadde a terra. Altair smise.
-Cosa mi hai fatto!?- sbraitò lui.
-Questo. CRUCIO!- Altair ora usava solo lo sguardo. Alex si contorceva dal dolore. Ormai era disteso a terra.
-Lo senti il dolore? Sono sicura che è diverso da quello che provavi da bambino- Alex urlava e si contorceva a terra.
-Stai zitto- il ragazzo ora aveva la bocca come sigillata.
-Ricordi? Apri la mente Alex. Tua madre, gli abusi, l'essere cacciato. Lo ricordi?- ora il ragazzo sentiva, oltre al dolore fisico, anche un dolore emotivo.
Altair cessò la tortura e si chinò su di lui.
-T-ti prego. Basta-
-Basta? Peccato io mi stavo davvero divertendo. Sai, grazie a te ora mi sento molto meglio, ma non mi basta-
-No! Basta! Piuttosto uccidimi ora-
-Mmh, ok come vuoi-
-Aspetta, cosa?-
-L'hai detto tu che ti devo uccidere. Tranquillo sarà veloce e indolore. Suppongo-
-No! Ferma!- Altair alzò di nuovo il braccio e aprì la mano.
-Troppo tardi. AVADA KEDAVRA!- E un fulmine verde andò dalla sua mano al corpo del ragazzo, che ormai era a terra senza vita. Ora Altair si che si sentiva bene. La sensazione non c'era più. Riusciva a controllarsi benissimo.
Tornò all'orfanotrofio e scrisse anche quello nel diario. Finalmente arrivò una risposta:
Brava piccola mia. Speravo che ci arrivassi.

Niente di più purtroppo. Altair andò a dormire, ripensando allo sguardo terrorizzato del ragazzo. Gli occhi spalancati di lui erano come uno specchio, Altair ci si era vista dentro: aveva uno sguardo troppo tranquillo e rilassato per la situazione. In più gli occhi andavano sul grigio. E anche i capelli le si stavano scurendo.


Note:
Scusate ma in questi giorni sto avendo dei problemi con l'app quindi aggiornerò un po' più tardi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!

Altair: l'aquila volanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora