10. SPIAGGIA, SOLE, MOHITO E...

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Mi sentivo emozionata.

Ero ufficialmente in Venezuela.

Di preciso ero atterrata a Caracas.

E mi tremavano le gambe. In realtà sapere che quì il tasso di omicidi era spaventoso, non mi faceva affatto sentire sicura. E passeggiare da sola in questa grande città non avrebbe di certo favorito la mia incolumità. E se mi fosse accaduto qualcosa, Valente si sarebbe sentito in colpa per il resto della sua vita. Una buona punizione per avermi lasciata per cercare questa stupida Claudia.

Una volta uscita dall'aeroporto, dopo pochi controlli visto che quì sembra tutto più facile, presi un taxi per portarmi in centro. Un taxi che andava alla velocità della luce. Fortunatamente il tizio non capiva nulla di italiano, altrimenti le mie maledizioni mi sarebbero costate la vita. In base alle mie ricerche sul Venezuela, qualunque persona poteva essere pericolosa.

Finalmente mi liberai dal tassista matto e mi avviai alla ricerca di un alloggio. Quì i prezzi erano ben più bassi di Montecarlo e quindi potei anche permettermi un alloggio fronte mare. Ah una vacanza mi ci voleva proprio! Quasi quasi vado in spiaggia...

Ed è quello che feci. Telo mare sottobraccio, mi avviai alla spiaggia di fronte al mio alloggio. Pagai per il mio ombrellone e la mia sdraio e come una diva mi misi a prendere il sole. La mia pelle sarebbe dovuta diventare abbronzata per eguagliare quella delle belle venezuelane in giro.

Estrassi il mio cellulare dalla borsa e pensai di chiamare un vecchio amico che sarebbe stato più che felice di sentirmi.

Dopo cinque squilli, qualcuno a.k.a. il mio vecchio amico, rispose.

'Chi. Diavolo. È.' Ah quella freddezza! Anche se stavo in spiaggia, un brivido di gelo mi percorse.

'Ehilà amico! Come va la vita da quelle parti?' Fu la mia calorosa risposta.

Silenzio. Sì!!!

'Sai, mi era mancata la tua socialità e il tuo essere estremamente estroverso...'

Silenzio.

'E smettila con le chiacchiere! Mi stai stonando un timpano!'

Silenzio.

'Vabbè quando la smetterai di parlare ti richiamerò.' Feci finta di staccare il telefono.

'Chi. Ti. Ha. Dato. Il. Mio. Nuovo. Numero.' Ah, le minacce! Non sono meravigliose?

'Cosa. Ne. Pensi? Dovresti. Immaginartelo.' Risposi a tono. Ehi, se lui mi parlava così dovevo pur rispondergli per le rime. Letteralmente.

'Quel bastardo di mio fratello...'

'Non è poi così bastardo, sai? È diventato un orsacchiotto dopo avergli privato dei suoi gioielli di famiglia e minacciato con la tua adorata pistola...bravo ragazzo d'altronde...'

Silenzio.

'Ah, e credo che l'azienda sia di nuovo nelle tue mani. La mia consulenza da buona psicologa ha fatto in modo che capisse quanto un buono a nulla sia stato per tutti questi anni e quanto dovesse mettersi in azione per rimediare...'

Silenzio.

'Non riempirmi di tutti questi complimenti, amico, un semplice grazie sarebbe bastato...'

Silenzio.

'Non c'è di che. Ah, e un'ultima cosa,' era il momento di giocare un po', 'mi piaceva un sacco quando mi chiamava "bambolina", mi sentivo sexy...'

Un ruggito partì dalla sua bocca. Almeno non aveva detto di nuovo "quel bastardo".

'Quel bastardo me la pagherà.' Avevo parlato troppo in fretta. 'Ora dove diavolo ti trovi?'

Missing My Boss - Il Mio Capo 2 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora