24. TIPI DA...FAST FOOD

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Ovviamente l'imboscata che mi aveva teso non gliel'avevo lasciata passare facilmente. Dopo essermi goduta il suo abbraccio (mica ero stupida da rinunciarci!), iniziai ad urlare come una matta e rinfacciargli quanto fosse stato un perfetto idiota nel risvegliare in me quei sentimenti negativi. Era pure volato qualche spintone e pugno sul suo torace, perché cavolo, ero incavolata nera. E la cosa più sorprendente era la sua immobilità nella situazione. Non reagì. Non parlò. Non si difese. No. Avevo solo il suo sguardo addosso impassibile. E quindi dopo essermi sfogata e aver pianto tutte le lacrime che avevo in corpo, finalmente mi sentii meglio, molto meglio.

Che sia chiaro, avevo totalmente capito il punto che mi voleva mostrare. Avevo capito che contro un uomo non avevo nessuna chance. Ed effettivamente non avevo neanche bisogno di quella dimostrazione, l'avevo già provata sulla mia pelle diversi anni prima. Ma a dirla tutta credevo di essere diventata più forte da quando avevo solo diciotto anni e avevo peccato di modestia. Perciò da una parte una scrollatina mi ci voleva, ma non mi sarei mai aspettata un assalto da parte sua come "dimostrazione" della mia "non-forza". Grazie mille Marco. Sono una smidollata e ora lo so ancora meglio. La mia vita è fantastica.

E vogliamo parlare della questione "marcatura"? O la cosiddetta "gelosia"? Non sapevo perché, ma dopo la notte che avevamo passato insieme, la sua possessività era peggiorata di colpo. Capivo che non voleva che mi avvicinassi a suo fratello, ma il fatto che non potevo chiamarlo anche per nome era un'esagerazione. E poi denotava mancanza di fiducia nei miei confronti. Ma a quello avrei pensato a tempo debito, anche perché non era il momento di suscitare in lui altri sentimenti negativi.

Perciò dopo essermi rivestita, visto che una "certa persona" mi aveva denudata per l'ennesima volta, ritornammo ad affrontarci.

'Quindi?' Disse lui sprigionando tutto l'amore che provava per me. Come no.

'Cosa vuoi sapere?' Risposi io ancora risentita.

'Pablo. Spiegami come è fatto.'

'È una sorta di fotomodello uscito da una copertina-'

'Risparmiami il tuo parere personale, Chloe.' Mi interruppe.

'Non dimentico di come hai fatto sparire i membri belli dello staff di questo hotel. E non cercare di negarlo.' Gli puntai un dito.

'Non sono spariti. Sono stati trasferiti.'

'È uguale. Equivale a farli sparire dalla mia vista.'

'Quando ci sono dei pericoli, me ne occupo. Punto. Ora continua la descrizione in maniera "oggettiva".' Sbuffai.

'Ha i tratti tipicamente venezuelani e parla molto bene l'italiano. E poi ti conosce-'

'Mi conosce?' Era sorpreso.

'Sì. Teo-uhm...tuo fratello non te l'ha detto quando ha spifferato tutto?' Mi guadagnai uno dei suoi sguardi.

'Quel bastardo merita una lezione. Ritornando a noi...come fai a sapere che mi conosce?'

E gli spiegai l'accaduto. Di come aveva creduto che Teo fosse lui e di come conosceva molto bene il mio nome pure se non glielo avevo detto.

'Stai dicendo che ti ha chiamata per nome?' Disse lui entrando in uno stato di rabbia.

'Sì. Sono sicura che conoscesse più di quando volesse far credere. Ecco perché sono fuggita in quel bagno.'

'Hai detto si chiama Pablo...'

'Sì. Non mi ha rivelato altro. È molto giovane. Non conosci nessuno con quel nome?' Chiesi.

'Stranamente no. Ma ho intenzione di indagare. Poteva essere sotto falso nome.'

Missing My Boss - Il Mio Capo 2 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora