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ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅᴇʟ ᴅᴏᴛᴛᴏʀ ꜱᴇᴡᴀʀᴅ

20 settembre - Soltanto la volontà e l'abitudine mi fanno registrare questa sera queste righe. Sono tanto triste, tanto infelice, tanto disgustato del mondo e di ogni cosa in esso, compresa la vita stessa, che non mi scuoterei minimamente se, in questo stesso istante, sentissi il battito delle ali dell'angelo della morte. Il quale di recente le ha mosse, quelle sue tetre ali, e non invano: la madre di Lucy, il padre di Arthur e adesso... Ma procediamo con ordine. 

Ho dato debitamente il cambio a Van Helsing nella veglia accanto a Lucy. Volevamo che anche Arthur andasse a riposare, ma dapprima si è rifiutato, ed è stato solo quando gli abbiamo detto che avremmo avuto bisogno di lui durante il giorno, e che non dobbiamo tutti crollare per mancanza di riposo, altrimenti a soffrirne sarebbe stata Lucy, che ha accondisceso ad andarsene. 

Van Helsing è stato molto gentile con lui. "Venite, ragazzo mio" gli ha detto "venite con me. Voi stanco e debole, e avete avuto molto dolore e molto tormento di testa, senza contare quella perdita di vostre energie che ben sappiamo. Non dovete restare solo, perché essere solo significa essere pieno di paure e allarmi. Venite in salotto, dove è grande fuoco e dove sono due divani. Voi riposerete su uno, io su altro, e nostra simpatia sarà di conforto l'uno per l'altro, anche se non parliamo e anche se dormiamo." 

Arthur se n'è andato con lui, lanciando da sopra la spalla uno sguardo amoroso al volto di Lucy, quasi più bianco del cuscino su cui giaceva. Se ne stava assolutamente immobile, e io volgevo gli occhi per la stanza per costatare se tutto era in ordine. Era evidente che il professore aveva imposto, in questa come nell'altra, il suo metodo dell'aglio: gli infissi ne puzzavano, e attorno al collo di Lucy, sopra il fazzoletto di seta che Van Helsing le aveva messo, faceva bella mostra di sé un rozzo rosario degli stessi aromatici fiori. 

Il respiro di Lucy era alquanto stertoroso, e il volto non era bello a vedersi, perché la bocca aperta esibiva le gengive pallide. Nella semioscurità, i denti sembravano più lunghi e aguzzi di quanto non fossero stati al mattino, e per uno strano gioco di luci, erano in particolare i canini a spiccare sugli altri. 

Mi sono seduto al suo capezzale, e ben presto Lucy si è mossa come a disagio. In quello stesso istante, alla finestra s'è udito una sorta di sordo battito d'ali o tonfo. Mi sono avvicinato in punta di piedi, guardando fuori da dietro il margine della tendina. Era plenilunio, e mi sono avveduto che a produrre il rumore era un grosso pipistrello, che roteava là in giro - senza dubbio attratto dalla luce, per quanto fioca -, e di tanto in tanto sbatteva contro la finestra. Tornato al capezzale, ho notato che Lucy si era leggermente mossa, strappandosi dal collo i fiori d'aglio. Glieli ho rimessi alla bell'e meglio e ho ripreso a vegliarla. 

Finalmente s'è svegliata, e le ho somministrato del cibo, secondo le prescrizioni di Van Helsing. Ne ha inghiottito pochissimo e di malavoglia. Sembrava che non ci fosse più in lei quell'inconscia, energica volontà di vivere che finora ne aveva caratterizzato la malattia. Mi è parso strano che, nel preciso istante in cui ha ripreso conoscenza, si sia premuta addosso i fiori d'aglio, né meno strano era che, ogniqualvolta ricadeva nel sonno letargico, contrassegnato dall'ansito, allontanasse da sé i fiori. Non c'era possibilità di equivoci in merito: nelle lunghe ore che hanno fatto seguito, è passata attraverso molte fasi di sonno e di risveglio, ripetendo più e più volte i due gesti. 

Verso le sei, Van Helsing è venuto a darmi il cambio. Arthur si era assopito, e pietosamente l'abbiamo lasciato dormire. Quando il professore ha visto Lucy, ha emesso quel suo solito sibilo inspirante, e quindi m'ha detto, in un imperioso sussurro: "Tirate la tenda; ho bisogno di luce!". Quindi si è chinato e, sfiorando quasi con il suo il volto di Lucy, l'ha esaminata attentamente. Le ha tolto i fiori e ha sollevato il fazzoletto di seta che le copriva la gola, e subito ha dato un balzo indietro, con un'esclamazione soffocata: "Mein Gott!". Anch'io mi sono chinato a guardare, e ho avvertito uno strano brivido corrermi per la schiena.
Le ferite alla gola erano totalmente scomparse. 

Dracula - Bram Stoker (Completo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora