5(Parte I/II)

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Il giorno dopo arrivò troppo presto, almeno per Ichiro, che aveva trascorso tutta la notte a casa di Yori. Avevano parlato, cenato insieme, per poi addormentarsi l'uno accanto all'altra in sala da pranzo, con il tavolo posto a fargli da cuscino e l'aroma del tè matcha nelle narici.

Il samurai si risvegliò per primo, a causa di un raggio di sole che lo colpì sul viso, facendolo sentire incredibilmente male. Le pupille gli dolevano, così come la testa. C'era qualcosa che lo stava richiamando verso i suoi reali doveri, qualcuno che lo stava rimproverando.

Doveva servire Asano, riferirgli ogni cosa, ma da un lato la sua forza di volontà glielo stava impedendo. La contrapposizione di quelle sensazioni lo portò a gemere di dolore e a far svegliare la giovane, dormiente, al suo fianco.

"Ichiro-kun..." le mani di Yori si strinsero sulle sue e lo ristorarono in quella mattina fredda. "Ti sei svegliato male? Parlami, dimmi cos'hai..."

Ichiro si voltò a fissarla, spalancò gli occhi, sperando che capisse, e così fu. A Yori bastò notare il colore grigiastro delle sue iridi per portarsi una mano alla bocca. Sapeva di dover fare qualcosa, al più presto.

"È lo Yokai?" mormorò, alzandosi dai tatami e aiutando Ichiro a fare lo stesso. "Ti porto a casa, ci siamo trattenuti anche troppo. Impiegherò questa mattina a studiare un metodo per liberarti, te lo prometto."

Ichiro non riuscì a metabolizzare le sue parole, si limitò ad avvolgerle un braccio intorno al collo e a osservarla. "Sì... sì, portami a casa..." mormorò, cominciando ad avanzare fuori dalla Buke-Zukuri.

Sebbene si sentisse in colpa nel lasciare la Shiori da sola, Yori, sapeva che ci sarebbe stato Momo a prendersi cura di lei. Nemmeno il giovane se ne era andato quella notte, vegliando su quella che ormai era diventata a tutti gli effetti la sua Sensei. Era un bene che Momotarō ci fosse, aveva il potere di riuscire a sciogliere il cuore gelido della sua sorellastra in ogni situazione.

Così come lei era in grado di fare con Ichiro.

Lo aveva visto sorridere, essere più sereno, lasciarsi andare e raccontarle ogni cosa. Fra di loro si stava davvero creando un legame solido, che sperava si sarebbe potuto rinforzare con il tempo.

Mentre attraversavano il Giardino Seiren, situato a pochi passi dall'ala dei Kawaakari, Yori decise di distrarre il giovane sofferente a causa degli effetti nocivi del parassita. "Ichiro-kun, sai... ieri mi hai parlato delle meraviglie di Heian Kyō, e mi chiedevo se ti piacerebbe trascorrere il capodanno con me, laggiù."

Il samurai si fermò, il vento passò attraverso le ciocche castane dei suoi capelli e gli donò sollievo. Abbastanza da potersi voltare a guardarla, con un sorriso forzato, ma pregno di felicità. "Vorresti davvero andare a Heian Kyō per festeggiare il nuovo anno? Non dovresti passarlo con tua sorella, e io con la mia?"

"Cos'è questo, un modo carino per rifiutare la mia offerta?" rise la giovane, stringendogli la mano che lui aveva avvolto intorno al suo collo. "Comunque sì, in teoria il capodanno si dovrebbe passare in famiglia ma... l'ultima cosa che voglio è vedere mio padre. E poi, fino ad ora, non mi ha mai mandato a chiamare per festeggiare insieme. Non me ne sorprendo, è Shiori che ha sempre trattato degnamente. Se vorrà trascorrere l'Anno Nuovo con una delle sue figlie, sta' sicuro che non mi verrà a cercare."

Ichiro avanzò autonomamente, senza avvertire più il dolore atroce che il parassita gli donava ogni volta che veniva meno ai suoi doveri di spia. "Mi dispiace che tuo padre pensi questo di te, sei la sua primogenita non dovrebbe trattarti in modo tanto indegno."

"Ci si fa l'abitudine." sorrise Yori, attraversando il ponte ad arco che divideva l'ala dei Kawaakari da quella degli Shinigami Reali. Si riuscivano già a scorgere le Buke-Zukuri di questi ultimi in lontananza. "Allora, declini l'offerta o la accogli? Non preoccuparti, non mi offenderò se non vorrai. So bene di essere noiosa alle volte."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora