Era l'alba del capodanno quando Ryo aprì gli occhi. Aveva sognato lo Yokai scivolare lungo la sua spina dorsale e mangiare le vesciche comparse all'altezza delle caviglie, per poi risalire fino alla sua mente e liberarlo dalla cecità imposta dal veleno.
Quando il ragazzo provò a muoversi, tutti i dolori parevano essere scomparsi. La sua mano era ancora unita a quella di Kotori, ma le sue unghie si erano trasformate in artigli e il suo braccio destro era di nuovo ricoperto di scaglie.
Durò solo un attimo, poi ritornò normale e un malessere sordo si propagò dalle ossa alle articolazioni, rendendogli difficile persino parlare.
Il giovane lasciò la mano della ragazza e tentò di mettersi in ginocchio, notando il viso di Kotori pallido, come la neve che era entrata nella cella. Il suo respiro era flebile, i suoi capelli più corti di quanto ricordasse, e la veste imbrattata di sangue. Avrebbe voluto sfiorarla, ma persino respirare sembrava farle male.
Più in là, Ichiro e Shiori riposavano senza farlo davvero. Lei aveva gli occhi socchiusi, la veste strappata in più punti e marchi infuocati sulla pelle di ghiaccio. Ichiro non riusciva a muoversi. Era gettato contro il muro, con le braccia abbandonate sul basso ventre e le gambe molli.
"Nobu?" domandò Ryo, non vedendo il suo amico da nessuna parte. "Dov'è Nobu?"
"Lo hanno portato via." rispose Shiori, atona. "Credo lo stiano torturando adesso..."
Il ragazzo si mise in piedi a fatica, sotto lo sguardo sconcertato di Shiori, e avanzò verso le sbarre. Non avrebbe dovuto toccarle, altrimenti i serpenti sarebbero sgusciati fuori dalla paglia, ciononostante voleva ascoltare.
Chiuse gli occhi e si rese conto che il suo udito si era affinato, riusciva ad avvertire suoni distinti in lontananza: una porta che si apriva, la voce di un bambino e di una ragazza, i loro passi leggeri percorrere il corridoio.
"Come hai fatto a guarire?" domandò Ichiro, che si era appena ridestato. "Non riuscivi neanche a camminare."
Ryo scosse la testa, poi si concentrò di nuovo pur di riuscire a capire quali torture stessero infliggendo al suo amico, ma le figure incappucciate di Kosaki e Shin gli si pararono davanti. Erano vestiti entrambi di bianco, come da lutto, e addosso portavano delle mantelle nere che si auguravano avrebbero protetto i loro visi.
La ragazza aveva fra le mani un cesto, il principe un contenitore di Acqua Purificata.
"Ryo?" domandò Kosaki, togliendosi il cappuccio. Il ragazzo la riconobbe per merito degli occhi grandi.
"Sì, sono io..." mormorò, sorridendo. "Voi cosa ci fate qui? Vi manda l'Imperatore?"
"No." rispose Shin, stringendo una mano sulla veste di Kosaki. "Siamo qui in incognito, eravamo preoccupati e il Nobile Aoi mi aveva chiesto notizie su sua figlia."
"Ah, davvero?" domandò Shiori, sollevandosi a stento dal suo giaciglio e camminando ancora più lentamente verso i due visitatori. "Di' a mio padre che non voglio più vederlo, e non voglio avere niente a che fare con lui. Non voglio che si senta responsabile di ciò che mi accade."
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜
FantasyTERZO CAPITOLO DELLA SAGA Con l'avvento del Nuovo Anno il cielo di Isao sembra essersi fatto più scuro, le nebbie del monte Fuji ammantano silenziose i corridoi della Città Celeste e la neve cerca di nascondere il sangue vermiglio che ha macchiato i...