Arrivare alla Sala del Giudizio non era stato facile.
Il luogo del processo si ergeva alla fine di una scalinata bianca, percorsa da foglie secche e fiori rovinati. Se non ci fosse stato Ryo ad accompagnarla, tenendole un braccio intorno ai fianchi, Kotori non ce l'avrebbe fatta a salire fino in cima.
"Siamo quasi arrivati..." le sussurrò lui, con la voce pregna di dolcezza.
La ragazza annuì, e lo guardò avanzare sugli scalini avvolto da un kimono bianco che sembrava possedere la stessa tonalità della sua pelle. Anche lei ne indossava uno, così come Kyoden e Nobu che, già in cima, li aspettavano.
Sembrava che si stessero dirigendo verso le fiamme dello Yomi, dove le loro anime non avrebbero potuto fare altro che bruciare fino a consumarsi.
Il dolore era inesorabile, lento e sordo.
Una volta giunti innanzi l'entrata della pagoda, due Shinigami aprirono loro le shoji e gli fecero cenno di dirigersi verso l'interno, pervaso dall'oscurità e dall'aroma del legno di sandalo.
Kotori fissò lo sguardo sul pavimento di marmo, percorso da dipinti eleganti, poi sollevò gli occhi verso le colonne rosse che si innalzavano ai due lati della sala, accanto cui Aoi, Moe, Sora e Shiori li osservavano, in ginocchio su dei cuscini color porpora.
L'Imperatore, invece, sedeva innanzi a lei. Il trono era stato poggiato su un piedistallo di marmo, sopra cui cuscini dorati e stoffe brillanti rilucevano al bagliore delle lanterne.
Shin era rimasto accanto a suo padre, così come Momo e Itami, in piedi ai lati del trono. Mancava solo Mei all'appello, ma Kyoden fu contento della sua assenza. L'ultima cosa che avrebbe voluto era proprio farsi vedere in quello stato.
"Fermatevi." sibilò Hideaki, non appena i quattro colpevoli si trovarono a pochi passi dal grande braciere dorato, adagiato al suolo. Dalla ciotola si innalzavano fumi droganti, mascherati con l'ausilio di profumi aromatici.
I Consiglieri li guardavano dall'alto, al piano superiore della struttura, su di un balcone al chiuso da cui potevano osservare interamente la sala, come esseri superiori pronti a giudicarli.
"Sapete perché vi trovate qui?" domandò il sovrano, senza alcuna gentilezza.
Nobu fu il primo a parlare, sebbene non fosse stato direttamente interpellato e la sua voce fosse spezzata a causa del dolore, non risparmiò l'Imperatore dal suo veleno. "Illuminateci."
Kyoden afferrò il suo polso e lo strinse debolmente, come a fargli capire di non dover osare, né scherzare con un uomo del genere. "Kōtei, siamo qui perché abbiamo tentato di lasciare la Città Celeste."
"Sbagliato." sospirò lui, assottigliando lo sguardo. "Siete qui perché, tutti voi, non siete altro che un branco di traditori."
Ryo sollevò lo sguardo verso il suo sovrano, e scosse prontamente il viso. "Non è così, non abbiamo fatto niente per contrastarvi."
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜
FantasyTERZO CAPITOLO DELLA SAGA Con l'avvento del Nuovo Anno il cielo di Isao sembra essersi fatto più scuro, le nebbie del monte Fuji ammantano silenziose i corridoi della Città Celeste e la neve cerca di nascondere il sangue vermiglio che ha macchiato i...