Kotori aveva perso il conto delle volte in cui lei e Ryo si erano uniti quella notte, sospinti da una passione che non ricordava di aver mai provato

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Kotori aveva perso il conto delle volte in cui lei e Ryo si erano uniti quella notte, sospinti da una passione che non ricordava di aver mai provato.

Lui l'aveva tenuta sveglia fino all'alba del giorno dopo. L'aveva presa, l'aveva resa calda, ardente, bruciante. Kotori si era unita a lui con ogni fibra del suo corpo, si era lasciata tentare dai suoi baci, dai suoi morsi, dalle sue carezze e dalle sue parole. Aveva sospirato insieme a lui, riempiendo il silenzio di una notte priva di pioggia e piena di gemiti, che diventavano troppo alti nello stesso istante in cui, entrambi, raggiungevano il culmine.

Ryo le aveva riversato dentro il proprio piacere, ma lei non se ne era mai lamentata. Avrebbero provveduto il giorno avvenire a chiedere un miscuglio di erbe che impedisse il concepimento. Anche se, in quell'istante, dove potevano sfiorare la morte con un dito, pensare a certi accorgimenti era l'ultimo dei loro problemi.

Quando la mattina giunse, il sole non invase il cielo di Isao. Questo era ancora grigio a causa delle nuvole nere che il Tatarigami aveva portato con sé, eppure l'aria fresca trapelò dalle persiane e sfiorò le guance arrossate di Kotori, ancora preda delle spinte dolci di Ryo. Era stanco anche lui, ma sembrava non essere mai sazio del suo corpo.

Kotori irruppe un silenzio fatto di ansimi con un gemito più lungo, più forte, che si irradiò dalle sue labbra nel momento in cui Ryo assunse un ritmo più veloce, preda del culmine anche lui. Poi il consueto calore si disperse dentro di lei e Kotori sussurrò il suo nome, prima di rilassare le gambe sulle lenzuola stropicciate.

Ansimava, il suo petto si sollevava e si abbassava, il suo corpo fremeva a ogni movimento di Ryo, che non la abbandonò subito. Aggrovigliati fra le coperte, il giovane prese posto sul suo seno, pieno di morsi e segni violacei. Glielo accarezzò e lei fece lo stesso con i suoi capelli, con il rosario al polso che scivolava sulla schiena di Ryo, infastidendolo.

"Kotori..." la chiamò, muovendo appena il bacino per lasciare le sue carni umide. "Chi ti ha dato quel rosario?"

La ragazza sospirò ancora, in preda ai fremiti, prima di rispondere. Ryo le cadde accanto, appoggiò la testa sul cuscino e le mise una mano sulla guancia, facendole voltare il viso verso di sé.

"È stato un regalo di Shin..." sussurrò lei, prendendogli la mano. "Prima che tu mi trovassi, io e lui avevamo discusso sotto la veranda."

"In che senso discusso?"

Kotori sentì i sensi di colpa ritornare a galla. Aveva già taciuto su quanto era accaduto con Sora, non poteva mentirgli anche su Shin. "Lui mi ha chiesto di sposarlo..."

"Cosa?" la voce di Ryo si fece più veemente, più gelosa. "Perché?"

"Perché credeva di salvarmi la vita. Se lo avessi sposato, non avremmo partecipato al Torneo Annuale. Voleva salvarmi ma io ho rifiutato. Non avrei mai potuto sposarlo..." Kotori lasciò andare la mano del ragazzo e osservò il soffitto, quasi disperata. "Non mi perdonerà mai."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora