Kotori aveva mangiato fino a stare male. Forse per il dispiacere, forse per cercare di soppiantare quel dolore che l'aveva attanagliata.

Ichiro non c'era più, e niente sarebbe riuscito a renderle più piacevole quella vita che le aveva tolto la sua famiglia, privandola prima del calore di suo padre, poi dell'affetto di sua madre e, infine, della presenza di suo fratello.

La ragazza restava sdraiata dietro il paravento della sua stanza, con le guance piene e le labbra sporche di marmellata azuchi. Il sole che filtrava dalle persiane la infastidiva, i rumori che Ryo e Nobu provocavano la turbavano, e la voce di Kyoden risultava quasi odiosa.

Non voleva né vedere né sentire nessuno, ma questo non era possibile.

"Kotori, è arrivato il medico" le annunciò Ryo, una volta aperte le ante scorrevoli. "esci fuori da quel paravento."

"Vattene." asserì lei, cercando di sotterrare il viso fra i cuscini. Avrebbe preferito ingollare tutta l'acqua purificata delle fontane, piuttosto che farsi toccare da un uomo che non aveva mai visto.

"Kotori..." la voce di Ryo si fece più dolce. Il ragazzo chiuse le porte e si diresse lentamente verso di lei. Scostò la carta di riso del paravento e, quando la vide, provò l'istintivo bisogno di stringerla forte, fino a farle mancare il fiato.

Kotori giaceva al suolo, spezzata. Il kimono che aveva infilato era di un arancione pallido, l'obi che le stringeva i fianchi di un rosa tenue, i corti capelli ricadevano all'altezza del seno, scomposti, mentre gli occhi erano pieni di lacrime.

Quando i loro sguardi si incrociarono, la ragazza si voltò di fianco, portandosi le gambe fasciate dalla gonna stretta al petto. "Vattene." ripeté.

"No." replicò lui, inginocchiandosi dietro la sua schiena. Provò ad abbracciarla, ma lei si irrigidì ancora di più. "Il medico curerà le tue ferite, farà scomparire quei graffi che ti deturpano la pelle. Lo sai che una cicatrice potrebbe intaccare la tua..."

"Bellezza?" Kotori rise amaramente, sentendosi soffocare dalla presa di Ryo. Lui le aveva avvolto un braccio sulla vita, dolcemente. "Quella se n'è andata quando tuo padre mi ha tagliato i capelli."

"Non intendevo la bellezza. Non mi importa se mio padre ti ha tagliato i capelli, sei bellissima ugualmente. Io parlavo della tua prestazione. Se dobbiamo reggerci in piedi, dobbiamo curare il nostro corpo."

Alla ragazza venne da ridere, e non se lo spiegò. La verità era che avrebbe voluto piangere e singhiozzare, fino a sentire il suo cuore calmarsi, fino a che la sua mente non avrebbe smesso di pensare a come Ichiro era morto davanti i suoi occhi inermi. "Ryo-kun... lasciami stare"

"Perché? Perché tuo fratello è..."

"Non parlare di mio fratello." Kotori si alzò in piedi, fissò lo sguardo nel vuoto e strinse i pugni sopra la gonna, mordendosi le labbra ancora appiccicose. Umide delle lacrime che aveva versato, lacrime salate. "Se hai anche solo un minimo di rispetto per me, non parlare di Ichiro."

Ryo si sollevò a sua volta, il profumo del keikogi bianco che aveva indosso pizzicò le narici della giovane, ma l'abbraccio che lui le riservò servì solamente a farla innervosire. Dopo ciò che era successo con Arinori era diventata ancora più riluttante, timorosa e inorridita dal contatto fisico. "Kotori-chan... dimmi cosa ti succede."

"Niente..."

"Non ti credo." Ryo avvolse le braccia intorno alle sue clavicole e le appoggiò il mento sulla spalla, facendo sì che la schiena di Kotori aderisse perfettamente al proprio petto. "C'è qualcosa che non va... è come se avessi paura di me."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora