Momo aveva seguito Ichiro fuori dalla città in fretta e furia, sospinto da un'euforia che non aveva mai provato prima. Itami era rimasto all'arena per controllare la situazione, mentre i due uomini avevano cavalcato in fretta e furia fuori dalle porte da Isao.
"Sono qui intorno?" domandò Momo, lanciando occhiate a destra e sinistra. La campagna che attorniava le immense mura della capitale erano pervase dalla nebbia del monte Fuji e, a causa del Tatarigami scatenatosi qualche giorno prima, il sole aveva smesso di illuminare il cielo.
Ichiro scese da cavallo e si avviò verso un accampamento. "Sono più vicini di quanto tu creda. Quando sarai al cospetto della Nobile Chi, incoraggiala ad attaccare. Dobbiamo farlo prima che mia sorel... prima che sia troppo tardi." si corresse Ichiro, legando le redini a un ramo e trascinando con sé l'alleato verso la tenda dentro cui Chi e il Nobile Kimimura si erano rifiugiati per discorrere delle tattiche che avrebbero usato.
Momotaro fece come stabilito, scese da cavallo e camminò verso la tende. "Sei timoroso per tua sorella?"
"Sì." ammise Ichiro, entrando senza farsi annunciare. Alla vista dei due capostipiti si inchinò rispettosamente. "Nobile Chi, vi ho portato vostro fratello, Usui Momotaro."
Momo incrociò subito gli occhi neri della donna, in piedi dietro un tavolino colmo di pedine. Aveva un viso conosciuto, stanco e, allo stesso tempo, agguerrito. Somigliava alla sua sorellina, alla sua Chi.
"Un uomo dai capelli di sangue?" domandò Kimimura, con una smorfia sul volto. "Non ho intenzione di tollerare la presenza di un simile essere in questo luogo."
"No, Kimimura." Chi sollevò un braccio verso di lui e sorrise dolcemente. "Sono proprio quei capelli, la conferma che stavo cercando. È lui, è Momotaro. Mio fratello."
"Chi-chan?" la chiamò affettuosamente lui, avanzandole incontro. Le posò le mani sulle spalle e la donna annuì, come a volerlo rassicurare.
"Bene..." mormorò la Nobile Chi, voltandosi verso il suo alleato. "Portiamo le truppe dentro la città e attacchiamo l'Arena del Ricino, immediatamente. Non ho bisogno di inutili parole e conferme. Possiamo cominciare."
Quando Kosaki era giunta sotto il parasole dell'Imperatore aveva sentito un brivido percorrerle la schiena.
A sguardo basso si era inginocchiata davanti il suo sovrano e i Nobili, porgendo loro i dovuti rispetti. Solo Shin le rivolse uno sguardo gentile, che lei non riuscì a ricambiare.
"Dunque, Songen, cosa avete intenzione di fare riguardo la minaccia del Tatarigami?" domandò Moe, mentre Kosaki si premurava di versare il tè diluito con le foglie di stramonio nella tazzina riservata a Hideaki.
"Nulla, una minaccia del genere non si può scacciare, bisogna attendere che passi." rispose il sovrano, con gli occhi puntati verso l'arena. Nakamura Ryo sembrava aver perso il controllo, si muoveva fin troppo velocemente e azzannava il Nogitsune come se fosse la sua preda. Dall'altro lato, invece, i due fratellastri cercavano di tenere a freno la Kuchisake-Onna, e sembravano persino riuscirci.
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜
FantasyTERZO CAPITOLO DELLA SAGA Con l'avvento del Nuovo Anno il cielo di Isao sembra essersi fatto più scuro, le nebbie del monte Fuji ammantano silenziose i corridoi della Città Celeste e la neve cerca di nascondere il sangue vermiglio che ha macchiato i...