34(Parte I/II)

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Kotori era rimasta immobile quando la battaglia aveva cominciato ad impazzare

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Kotori era rimasta immobile quando la battaglia aveva cominciato ad impazzare. Non c'erano più yokai, non c'erano più ombre crudeli pronte a trascinarla con sé nello Yomi. C'erano soltanto uomini e donne che combattevano fra loro, agitavano le spade e le conficcavano nei petti dei loro avversari, a causa di rancori e idee discordanti che avevano scosso la capitale per l'ennesima volta.

Nessuno era esonerato da quella crudeltà e, per quanto la giovane avvertisse il desiderio di fuggire scorrere in ogni sede del tanden, si ritrovò costretta a seguire Nobu e Ryo verso i drappi di seta che erano stati calati per loro da alcuni Shinigami Usui.

Nobu, con più difficoltà degli altri, riuscì ad aggrapparsi a quella corda morbida pur di farsi sollevare. Il sangue colava ancora dalle gambe e dalle spalle, bruciava sulla pelle e macchiava le vesti, ma non era il suo problema maggiore.

Ryo era rimasto indietro, provato dall'esorcismo che Hotaru gli aveva inflitto. Ora, quest'ultima correva tra le fila di Shinigami cercando di schivare ogni attacco che le si avventava contro. Sembrava fremere, le sue mani vibravano e i suoi occhi blu erano fissi sulla figura di Ryo, affaticata.

Kotori non riuscì a seguire il fratellastro, né a correre verso Ichiro. Scese dal drappo e corse verso il suo compagno. Gli prese un braccio e se lo avvolse intorno al collo, permettendogli di appoggiarsi a lei. "Resisti..."

"Devi andare con Nobu..." gli sussurrò lui, con una voce diversa da quella che Kotori era abituata a sentire. Era roca, scura, assomigliava al ruggito di un animale. La sua pelle, invece, era diventata più dura, quasi scagliosa. "Devi..."

"Ryo!" la voce di Hotaru fece voltare di scatto Kotori. La Nakamura era riuscita a calarsi da uno dei drappi e ora correva verso di loro, con il mantello nero che si sollevava dietro di lei, facendola assomigliare a un corvo. Quando li raggiunse, afferrò la casacca che avvolgeva il corpo del giovane, e lo strattonò verso sé. "Lascialo a me."

"Ma..." Kotori non poté dire nulla, le bastò notare il modo in cui Nobu correva verso il parasole di Hideaki, con la katana sguainata e la rabbia viva negli occhi, per prendere una decisione.

"Non puoi lasciarlo da solo!" la sgridò Hotaru, giungendo le mani in quelli che sembravano degli inzo. "Non posso aiutare Nobu, o per Ryo sarà la fine, come tu non puoi lasciare che tuo fratello muoia."

Kotori non voleva abbandonare Ryo, non in quell'istante. Aveva un respiro talmente flebile che pareva essere sul punto di morire, ma non voleva neanche rischiare di perdere Nobu. Così, con il cuore in gola e il vento che le frustava il braccio nudo, annuì. "Va bene, tornerò subito, prenditi cura di lui!"

Hotaru non sapeva se sarebbe davvero riuscita a tenere fede alla parola, solo lo sperava, per il bene della città e dei suoi abitanti. Il Ki che avvertiva fuoriuscire dal corpo di Ryo era nocivo, letale, sovrastava di gran lunga quello del Nogitsune fuggito dall'Arena.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora