TERZO CAPITOLO DELLA SAGA
Con l'avvento del Nuovo Anno il cielo di Isao sembra essersi fatto più scuro, le nebbie del monte Fuji ammantano silenziose i corridoi della Città Celeste e la neve cerca di nascondere il sangue vermiglio che ha macchiato i...
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Kyoden si era gettato sulla moglie prima che la sua testa toccasse il pavimento, l'aveva afferrata e l'aveva stretta con forza, quasi volesse infonderle forza attraverso il semplice tocco.
"Mei!" urlò il Ronin, cercando di incontrare quegli occhi scuri che, per troppi anni, erano riusciti a farlo sentire amato. "Mei, guardami. Non lasciarmi, resisti."
Lei gli posò una mano sul petto e socchiuse le labbra. Due rivoli di sangue le scivolarono sul collo e le macchiarono l'abito.
Ryo e Kosaki li raggiunsero in quell'istante. Il primo era caduto in ginocchio, accanto alla donna che l'aveva cresciuto, e si era abbandonato alle lacrime. Non era riuscito a fermarle. "Okaasan..."
Kosaki, invece, si era alzata sotto lo sguardo inorridito di Kanna. Aveva ignorato i suoi richiami, i suoi rimproveri, e si era inginocchiata accanto a quelle membra ormai morenti, che erano riuscite a farla sentire protetta quando non aveva avuto più nessuno a cui appoggiarsi.
Solo Kotori e Nobu non erano riusciti a muoversi. Quest'ultimo era caduto in ginocchio, si era lasciato andare a singhiozzi più forti, più sofferenti, che stava cercando invano di sopprimere contro la spalla della sorella. Lei gli sorreggeva la nuca, e piangeva a sua volta.
I due fratellastri non erano abbastanza forti per poter guardare quella donna morire, non erano abbastanza integri per poter restare rigidi, forti nelle loro sensazioni e fermi nei loro sentimenti.
Eppure, Mei cercava Nobu. Riusciva a stento a parlare, i battiti del suo cuore si facevano sempre più flebili e nemmeno il calore di quelle tre importanti persone riusciva ad acquietare il dolore. La donna guardo appena Kyoden, sentì le lacrime di Kosaki bagnarle le guance e le dita di Ryo stringere la sua gonna, come a volerla trattenere.
"Mei..." mormorò il marito, appoggiando le labbra sulla sua fronte e stringendola a sé. "Mi dispiace..."
Lei scosse la testa. "Di... dispiace a me, di non avervi potuto..."
"Sh..." la zittì lui, cullandola sotto lo sguardo freddo e soddisfatto di Hideaki che, dall'alto del suo trono, li osservava con un sorriso. "Ora è tutto finito..."
Mei annuì e si abbandonò sul suo petto, proprio nel momento in cui Nobu e Kotori si avvicinarono. A passi lenti, i due ragazzi si bagnarono i piedi di sangue e osservarono il viso pallido della donna che, solo quando li vide, riuscì a sorridere.
"Perché?" gli sussurrò Nobu, inginocchiandosi. "Perché questo?"
Mei chiuse gli occhi e lasciò che una lacrima le rigasse la guancia. Una lacrima di gioia, che lui le asciugò con dolcezza. "Perché sei mio figlio..." mormorò, prima di spirare flebilmente e ricadere, morta, sul corpo del marito.
Fu allora che i pianti ricominciarono, e Hideaki non riuscì più sopportare. Si alzò con un gesto veloce dal trono e scese le scale. "Mei è morta, ma non angustiatevi, specialmente tu, Kyoden. Presto la raggiungere."