Kotori era arrivata al palazzo riservato ad Arinori con il fiato corto e il cuore che le rimbombava nelle orecchie

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Kotori era arrivata al palazzo riservato ad Arinori con il fiato corto e il cuore che le rimbombava nelle orecchie. Aveva caldo, nonostante il vento gelido, e non riusciva a mettere da parte la preoccupazione nei confronti di Ryo.

Prese la gonna fra le mani e cominciò a percorrere gli scalini a falcate, fino a raggiungere il pianerottolo di marmo sopra cui la vera e propria residenza si ergeva. Due dame stavano inginocchiate innanzi le porte, con gli occhi bassi e i corpi che tremavano, quasi avessero paura.

"Fatemi entrare..." chiese loro Kotori, ansimando. "Senza annunciarmi."

Le due donne non si mossero, né sollevarono il viso, erano ferme come statue e si scambiavano sguardi colmi di inquietudine. La ragazza fece per sollevarne una, ma qualcuno dietro di sé la bloccò dall'avanzare.

"Aspetta." era una voce femminile, subdola e lasciva, come quella di sua nonna. "Tu sei Kotori, non è così?"

La ragazza si voltò e vide una dama di Corte. Lo spillone di bronzo riluceva fra i capelli neri e il suo volto delicato la invitava ad avanzare. Reggeva fra le mani un sacchetto di seta rosso e blu, i colori dei Daiki.

"Chi siete?"

"Mi chiamo Hiromi." le sorrise lei, porgendole il contenitore. "E questo ve lo manda Moe-sama."

Kotori desistette dal prenderlo, non voleva alcun regalo da parte di quella donna che avrebbe voluto evitare e dimenticare, però, se poteva esserle d'aiuto, perché non afferrare quell'opportunità?

"Che cos'è?"

"Polvere Nera." sorrise la dama, mettendole fra le mani l'involucro. "Quando avrai fatto ciò che devi, versala per la dimora e, dopo, dalle fuoco con una lanterna. Vedrai questo palazzo esplodere come se fosse vittima di una punizione divina."

Kotori strinse la seta fra le dita e allargò i cordini dorati, osservando la sabbia scura contenuta al suo interno. Non aveva mai visto nulla di simile e dubitava seriamente che della polvere potesse davvero distruggere un palazzo di quelle dimensioni.

"Mia nonna, come fa ad aver..." Kotori non riuscì a chiederle di più, Hiromi si era già dileguata sotto i suoi occhi sconcertati. Allorché, la giovane non poté fare altro che voltarsi e nascondere quell'arma sotto la fascia che le cingeva i fianchi. Sorpassò le due dame e socchiuse le porte, venendo subito invasa da un odore nauseabondo che si confondeva all'aroma dell'osmanto.

La giovane cominciò ad avanzare, dirigendosi verso le colonne portanti. Quel luogo era differente dalle Buke-zukuri e, senza dubbio, offriva molti più spazi per celarsi alla vista di Arinori che, immobile, al centro di due brande, lasciava che l'energia interna scorresse dal corpo di Ryo a quello di...

"Shiba?" Kotori si portò una mano alle labbra e spalancò gli occhi, incredula al solo notare la presenza dell'Imperatore che non aveva Governato assorbire il Ki di Ryo, il quale aveva le braccia coperte di scaglie e gli arti percorsi da spasmi violenti. Il suo viso era contratto in una maschera di dolore e le sue labbra macchiate di sangue.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora