Nobu osservava nervosamente le porte di legno che lo separavano dalla luce del sole.
Quella mattina, lui, Ryo e Kotori erano stati trascinati su di un risciò immacolato fino all'Arena del Ricino. Non avevano avuto tempo di vedere nessuno, che si erano ritrovati intrappolati in una delle sale interne delle mura, al buio e con degli abiti rossi da indossare.
"Mi chiedo se non ci stiano prendendo in giro..." mormorò Kotori, infilandosi dietro una colonna dei pantaloni bianchi, stretti, insieme a delle scarpe dello stesso colore. "Farci vestire come degli sposi per un evento del genere."
"È colpa dell'Imperatore." sibilò Nobu, velenoso, tirando su gli stessi calzari della sorella e aggiustandosi sul petto una casacca rossa che ricadeva dolcemente fin sulle ginocchia. "Vuole schernirci di fronte a tutta la popolazione."
Anche Ryo finì di aggiustarsi la propria casacca e si annodò una fascia dorata in vita, rinchiuso nel silenzio e nel nervosismo. "Voi pensate che quegli eserciti attaccheranno davvero? Pensate che sopravviveremo?"
Nobu sbuffò a quelle parole, prima di sedersi davanti un tavolino che puzzava di muffa. "Non mi importa ciò che faranno, oggi vendicherò ugualmente i miei genitori, costi quel che costi."
"Hai mai pensato che potresti fallire?" Kotori fuoriuscì dalla colonna in quell'istante. La veste rossa le sfiorava le caviglie, le maniche non erano così larghe da infastidirla, e, nell'insieme, quella divisa era abbastanza elegante e comoda da lasciarla combattere senza alcun impedimento. Sarebbe stata veloce e scattante, altrimenti sarebbe morta.
Nobu scosse la testa. "No, sono certo di quello che farò."
"E cosa farai, sentiamo?" gli domandò Ryo, osservandolo infastidito. "L'Imperatore sarà sicuramente protetto dai Kawaakari e dai suoi Shinigami, tu e Hotaru siete da soli contro l'uomo più potente di Nihon."
"Ora stiamo esagerando." provò a dire Nobu, ma Ryo continuò, imperterrito e scontento dal comportamento del suo amico. Poteva avere tutte le ragioni del mondo, covare rabbia a dismisura, ma non doveva gettarsi contro la morte privo di difese.
"Se solo volesse potrebbe richiamare un Gashadokuro capace di radere al suolo la nostra terra, perché non lo capisci?"
"A te importava che Arinori fosse difeso dai Kawaakari?!" Nobu si alzò dal cuscino in quell'istante e fronteggiò l'amico a viso aperto. Non aveva paura di lui. "Mi pare che tu lo abbia ucciso ugualmente, quindi non venire a farmi la predica. Ti sei mosso per vendicare la morte della tua famiglia, perché io non ho il diritto di farlo?!"
"Perché Asano e mio padre sono due persone completamente diverse!"
Quella situazione sarebbe potuta finire in tragedia. Kotori sapeva che quei due non avrebbero abbassato i toni, non senza il suo intervento. "Smettetela adesso, non rendiamo questa giornata più terribile di quanto già non sia."
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜
FantasiaTERZO CAPITOLO DELLA SAGA Con l'avvento del Nuovo Anno il cielo di Isao sembra essersi fatto più scuro, le nebbie del monte Fuji ammantano silenziose i corridoi della Città Celeste e la neve cerca di nascondere il sangue vermiglio che ha macchiato i...