22(Parte II/II)

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I cento otto colpi erano stati suonati quando l'ultimo giorno di dicembre si era dissolto come polvere al vento. Gli spettacoli, la musica e i colori sembravano non volersi placare per le strade della capitale, ma Mei era fin troppo stanca per resistere ancora al richiamo del sonno.

Insieme a Shin, Moe e Aoi, si era recata a palazzo. Le immense porte erano stranamente aperte e, fra i corridoi erbosi dei giardini, aleggiava un fetore stantio, rivoltante, che fece storcere più di una volta il naso dell'Imperatrice.

"Cos'è quest'odore?" domandò Shin, scendendo per primo dalla portantina.

"Sangue." rispose Mei, una volta posati i piedini di loto sul pavimento bianco. "E la cosa non mi piace."

Moe aprì il suo ventaglio con uno scatto e puntò gli occhi sul Torii predominato da Siu-Riu. "Mi chiedo che fine abbia fatto l'Imperatore..." c'era nervosismo nella sua voce, una sorta di malcelata agitazione che non riusciva a controllare. "Forse è stato lui l'artefice di ciò che è accaduto."

"Non sappiamo cosa sia successo, mia diletta." la riprese Aoi, con un sorriso mellifluo.

Prima che la Nobile potesse rispondere, Sora emerse dal Torii predominato dall'Airone. Aveva uno sguardo scuro, che fece stringere le labbra di Moe. "Sora-kun, cos'è successo?"

Lui scosse semplicemente la testa, cosa che le fece gettare al suolo il ventaglio. "Maledizione... qualcuno ci ha visto?"

"Di cosa state parlando?" domandò Shin, senza riuscire a capire. "Voi... cosa avete fatto? Cosa ci state nascondendo?"

Mei prese il ragazzo sotto braccio e cercò di allontanarlo. "Shin, noi non abbiamo nulla a che fare con loro, sarà meglio tenerci lontano da questioni che non ci riguardano."

"Non se in quelle questioni centra mio padre!" il principe avanzò verso i due Nobili e li guardò quasi supplichevole. Era così diverso da Hideaki, che ad Aoi venne da sorridere. "Avete fatto qualcosa per nuocergli?"

Moe scosse la testa. "No, volevo solo portare mia nipote in salvo prima del Torneo. So che tenete molto a lei, Principe Ereditario, ma vostro padre non sembra capire. Se rimarrà nel Giaciglio della Dolenza, la sua condanna a morte in quell'arena sarà certa."

Sora si fece avanti in quell'istante e fissò lo sguardo sulla figura dell'Imperatrice. "Kyoden-sama ha cercato di aiutare i vostri figli nella fuga, ma sono stati catturati e rinchiusi nella loro vecchia dimora. Immagino che... ci sarà un processo."

Mei e Shin sentirono il sangue gelarsi nelle vene, l'angoscia contorse i loro stomaci e la confusione intaccò le loro menti. Entrambi si scambiarono uno sguardo, senza accorgersi di come Aoi si fosse dileguato dopo aver accennato un inchino.

"Un processo..." mormorò Mei, posandosi una mano sul petto.

Shin le si avvicinò e le prese la mano libera, stringendola come a volerla confortare. "Mei-sama, parlerò con mio padre e cercherò di farlo..."

"Ragionare?" Moe scosse la testa, in preda al nervosismo. "Hideaki non ascolta più nessuno ormai, nemmeno voi, denka-sama. A questo punto dovremmo agire per vie traverse, in modo da salvare la vita a quante più persone possibile. Conto che non ci tradirete."

Shin annuì, per poi accompagnare Mei verso il suo palazzo. "State tranquilla, andrà tutto bene."

"No, Shin, non andrà tutto bene..." mormorò lei. "Tutto sta andando in malora, questo regno sta crollando e tuo padre si farà ancora più nemici."

"Cosa state dicendo?"

"Davvero non capisci?" Mei lo avvicinò a sé, guardandolo negli occhi con tutta la serietà che sapeva di possedere. "I Daiki hanno agito contro l'Imperatore e, non vorrei sbagliarmi, ma Uchigawatana Aoi mi sembra molto più vicino a Moe che a Hideaki."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora