4(Parte II/II)

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"È strano." mormorò Shiori, osservando il suo allievo da sotto la veranda. Lui aveva una mano sugli occhi e i denti stretti, come se volesse soffocare il dolore che lo Yugen gli stava provocando. "Anche se fai un passo avanti, qualcosa ti spinge indietro."

"Credo sia colpa mia..." Momo si allontanò la mano dall'occhio in cui l'abilità vorticava, fissandola stancamente. Era ormai calata la sera e non si erano fermati neanche un'istante quella giornata. "Non ho ereditato lo Yugen alla nascita, quindi..."

"Forse non lo hai sviluppato correttamente e non riesci a farlo tutt'ora." Shiori scese i gradini della Buke-Zukuri con le braccia strette al petto. "Lo Yugen si nutre delle tue emozioni negative, Momo. Più odi, più ti arrabbi, più ti intristisci e più lui si rafforza. Ma tu sei buono, perché non ricordi nulla della malvagità che hai subito. Nessuno ti ha mai offeso in modo irreparabile, non è così? Non ti sei mai sentito così male da voler morire, vero?"

Il giovane dai capelli rossi non poté fare altro che annuire davanti quelle parole, che mando giù allo stesso modo di un boccone amaro. "Non ricordo niente di me stesso, so solo ciò che mi hanno detto e non sono neanche sicuro che sia la verità."

"Possiamo provare con le informazioni di cui disponiamo." asserì Shiori, posando una mano sull'ombelico del suo allievo, coperto dalla casacca. Era lì che lo Yokai riposava, ma non voleva risvegliarlo, voleva provare a far adirare Momo in modo che lo Yugen potesse nutrirsi di qualcosa che non fosse gioia, felicità o gentilezza. "Hai detto di avere avuto una sorella e che tuo padre vi ha venduto come schiavi in passato, non è così?"

"Sì, ma questo cos'ha a che vedere con l'allenamento?" l'uomo la guardò senza comprendere, afferrando il suo polso ma trovandosi subito privo della dolce frescura che impregnava ogni centimetro della pelle di Shiori. Lei si era ritirata troppo in fretta.

"Voglio farti arrabbiare, Momotarō." gli spiegò lei, allontanandosi. "Voglio scatenare dei sentimenti negativi, cosicché lo Yugen possa sbloccarsi."

Lo Shinigami scosse velocemente la testa. "No, non voglio rischiare di perdere il controllo, finirei per farti del male. Se Denryoku prendesse il possesso del mio corpo, allora..."

"Ci toccherà rischiare. Non possiamo fare progressi se restiamo fermi, lo capisci vero?" Shiori si allontano da lui, la sottoveste frusciò al vento in contrasto coi suoi capelli bianchi, ormai lunghi sino ai fianchi. "Fa' finta che io sia tuo padre, e che stia per venderti come se la tua vita non contasse niente per me."

"Shiori, no, è una pessima idea. E poi come faresti a..."

"Oh, taci." lo bloccò lei, con una voce pregna di rabbia. "Non sei neanche degno di parlare davanti a me, Yokai."

Momo la guardò con un labbro insanguinato a causa della presa che i suoi denti stavano esercitando su di esso. Shiori era seria, i suoi occhi si erano tinti di rosso e la sua voce era fredda come il ghiaccio che le scorreva nelle vene. "No, smettila..."

"Ti ho detto di tacere!" urlò, come non l'aveva mai sentita fare. "Non voglio parlare con qualcuno che mi vergogno d'aver concepito. Ora resta in silenzio finché questo carro non ti avrà trascinato lontano da me, da questa famiglia e da questa regione. Ci hai portato solo disgrazie, fin dalla nascita. Hai portato la vergogna sulla mia terra e sulle nove province di Kyūshū, contaminandole con il tuo sangue sporco e la tua voce infima. Allontanati!" gridò ancora, avanzando verso di lui e facendolo indietreggiare. "Sei riuscito ad abbindolare anche tua sorella, persino mia figlia!"

Momo cercò di evitare il suo sguardo, cercò di indietreggiare ogni volta che lei avanzava e cercò di ignorare la voce di Denryoku che gli rimbombava nelle orecchie. Una voce simile al miele, che gli imponeva di attaccarla e strapparle la gola a morsi. "Basta, Shiori..."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑅𝑖𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora